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Arpino

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Antica città Volsca Arpinum fu conquistata dai Sanniti e quindi dai romani nel 305 a. C. Nel medioevo subì vari saccheggi da parte dei Longobardi, dei saraceni, dagli ungari finché entrò a far parte dei domini della S. Sede.
Tradizioni locali e una serie di iscrizioni ancora visibili fanno risalire la fondazione della città al dio Saturno o ai Pelasgi, sulla Porta Napoli è scolpita una lapide che recita:” O viandante, stai entrando in Arpino, fondata da Saturno, città dei Volsci,municipio dei Romani, patria di Marco Tullio Cicerone principe dell'eloquenza e di Caio Mario sette volte Console. L'Aquila trionfale, preso il volo da qui all'impero, sottomise a Roma tutto il mondo. Riconosci il suo prestigio e vivi in salute”. Ovviamente la scritta è in latino.

Monumenti
Chiesa S. Maria Civita: sorge dove un tempo si ergeva un Tempio pagano dedicato a Mercurio Lanario (protettore della lana). La base dell'odierno campanile è un'autentica torre follonica e una lapide rinvenuta nel pavimento attestano la continuità, la lapide murata nella facciata della Chiesa recita:” R.UM – SACRUM – TRI – MERCURIO – LAN - CILIX – TULLI – L.S.- TEPA – PRAECIAE – S – PHILOTIMUS – PERFIC”. Le persone indicate: (Cilix, Tepa, Filotimo) probabilmente fecero erigere questo Tempio, erano storicamente legate alla famiglia di Cicerone.
La prima notizia dell'esistenza della Chiesa risale al 1038. La Chiesa patì un incendio e si salvò un martirologio in pergamena manoscritto con caratteri Longobardi, che oltre a questo prezioso documento, la Chiesa custodisce anche gli “Antifonari membranacei” del XIV sec.
L'interno a tre navate a croce latina, un'ariosa cupola da luminosità e ampiezza alla navata centrale. Desta ammirazione la cappella della Vergine Incoronata con le pareti rivestite di marmi e in essa è custodita la statua lignea dell'Assunta, scolpita a tutto fondo in un tronco di cedro del Libano. La Chiesa conserva due tavole del Cavalier d'Arpino S. Giovanni e S. Giuseppe in sacrestia oltre la maestosa figura del Padre Eterno nella cupola.
Ad un seguace del Caravaggio è attribuita una tela a olio di S. Girolamo; il S. Giacomo, l'Annunciazione, il sogno di S. Giuseppe, le statue di S. Pietro e Paolo sono opera dell'artista arpinate Mariano Pisani, che per queste opere nel 1919 conseguì la medaglia d'oro all'esposizione di arte sacra. Sulle finestre della navata centrale sono installate 10 artistiche vetrate con figure decorate a simboli, legate a piombo; altre vetrate sono nel Battistero. Una lapide ricorda la visita che fece in questa Chiesa Carlo III di Borbone nel 1749.
Chiesa e monastero Benedettino: di S. Andrea Apostolo, si ha notizia della Chiesa da un documento del 1084. Distrutta e ricostruita nel XIII sec., restaurata nel 1533 e nel 1780. Il portale proviene dalla distrutta Chiesa di Montenero . L'interno a tre navate, la pala d'altare del Cavalier d'Arpino, si ammirano opere del XV sec. e una pergamena con l'Annunciazione ad acquarello.
Dietro le grate si affacciano le suore di clausura dell'attiguo convento per prendere parte ai riti religiosi e dietro le sbarre è custodita una statua del settecento in cartapesta della Madonna di Loreto e la macchina di legno dello Stoltz, raffigurante la casa di Nazaret trasportata dagli Angeli. Nella parte anteriore si legge: “Facta est. Dome Pesci 1756, Michele Stolz”.
Attiguo alla Chiesa il monastero di clausura delle Benedettine del 1249, che la tradizione vuole sia stato fondato nel VI sec. da S. Scolastica; oggi parte del monastero è divenuto centro di incontri di studio nell'organizzazione dell'Oasi Benedettina Maria Santissima. La struttura più antica è quella dei magazzini, cucina, refettorio, il chiostro con porticato, ma non visitabile per motivi di clausura. Entro i capicroce sono raffigurati episodi della passione.
Chiesa S. Michele: costruita su edifici romani, in stile gotico e riedificata nel XVIII sec. Presenta una facciata stile barocco e l'interno a tre navate si conservano opere del Cavalier d'Arpino: S. Michele, il Padre Eterno, Martirio di S. Pietro da Verona (allo stesso artista sono attribuite anche le stazioni della via Crucis). Da notare ancora il grande Crocifisso su tavola del 1500 e il dipinto seicentesco raffigurante il battesimo di Gesù, in cui si ravvisano tratti della scuola del Caravaggio.
Castello: del XIII sec. prende il nome dal re di Napoli Ladislao (1376 – 1414) della dinastia Duraddo d'Angiò, che qui trasferì per un certo periodo la sua corte. Abbandonato, distrutto e ricostruito nel XVIII sec. divenne uno dei più grandi lanifici di Arpino, con la crisi dell'industria nel novecento, diventa sede di un Istituto per gli orfani dei lavoratori, poi ospedale militare e infine Istituto tecnico Industriale per chimici fino al 1985, anno in cui l'Amministrazione Provinciale di Frosinone lo acquista e avvia i lavori di recupero per destinarlo a sede espositiva della donazione e a centro congressuale con scopi di valorizzazione culturale e turistica.

Siti Archeologici
Nella sua cinta di mura poligonali dette “ciclopiche” e datate XIII sec. a. C. si apre una singolare porta nota come: “ arco a sesto acuto” propriamente un arco a mensola, (è un arco che sfrutta la tecnica architettonica dello sbalzo per riempire uno spazio vuoto in una struttura, come il passaggio in una parete o l'arco di un ponte.
Acropoli: è collocabile all'età del ferro VIII sec. a. C. e la cinta muraria meglio conservata, costruita in opera poligonale in epoca preromana e che in alcuni punti si ergono fino a sei metri; all'interno dell'acropoli vi è la torre di Cicerone, residuo di un castello medievale merlato di cui sul retro si conserva una piccola piazza d'armi, con cisterna e ruderi delle fondazioni delle torri, nonché la Chiesa di S. Vito con facciata e campanile del XVII sec. in puddinga (rocce sedimentarie clastiche) con interno rimaneggiato in epoca moderna e una pala d'altare di Cavalier d'Arpino raffigurante i Santi: Vito, Modesto e Crescenzia 1625/27 e in aderenza all'arco a sesto acuto la piccola Chiesa della SS. Trinità o del simulacro del Crocifisso; unica Chiesa con pianta a croce greca in Arpino, eretta nel 1720 con facciata in stile barocco e suggestioni neoclassiche, costituita da un corpo aggettante delimitato da due paraste in puddinga e interno in parte affrescato e ornato con motivi religiosi tardo barocchi.
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