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Veroli

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Fu una potente città degli ernici, l'antica Verulae una fedele alleata di Roma. Dal 743 fu sede vescovile, una grave crisi politica sconvolse la cittadina quando le sede pontificia si trasferì ad Avignone. Le lotte tra il comune, i conti di Ceccano e i rettori di campagna divamparono ed ebbero fine solo con il ritorno dei papi a Roma. Da allora la cittadina visse un lungo periodo di pace all'ombra della S. Sede.
Veroli conserva ancora tratti di mura della città preromana e in parte il caratteristico borgo medievale.

Monumenti
Chiesa S. Erasmo: stilr romanico, sorta su un precedente monastero e ricostruita nel XVII sec., del primitivo edificio ne conserva la facciata con portico a tre archi, le absidi e il campanile.
Palazzo Aliprandi: fiancheggiato da altre antiche costruzioni, è in stile rinascimentale ospitò nel quattrocento papa Alessandro VI e papa Carlo III. La biblioteca Giovardiana del XVIII sec. è ricca di volumi, manoscritti, incunaboli e pergamene miniate.
Casa Reali: in cui sono murati i Fasti Verulani, marmoreo calendario romano dei tempi di Augusto. Uno dei più prestigiosi reperti archeologici di epoca romana che si conservano a Veroli: una lastra marmorea in cui sono incisi tre mesi: gennaio, febbraio e marzo del calendario romano e risalente al I sec. d. C., sulla lastra che copriva una tomba si può leggere: (organizzate su tre colonne) le date delle feste civili e religiose, delle fiere, dei mercati e delle ricorrenze dei mesi: Ian(uarius, Feb(raius, M(artius in basso è il numero dei giorni.
Ogni mese è caratterizzato da tre date fisse: Calende, None e le Idi.
Le Calende coincidevano con il primo giorno del mese; le None cadevano il sette e le Idi il 15.
Le lettere: F, C, N, NP, EN poste accanto alla tipica numerazione del calendario costituiscono la nota dierum cioè: la natura del giorno: F cioè fasti indica il giorno in cui ognuno poteva attendere alle proprie occupazioni in cui si potevano adire i tribunali ma non tenere comizi; C comizionali si potevano convocare comizi; N nefasti i giorni a carattere espiatorio e dedicati esclusivamente al culto; NP giorni festivi; EN intercisi quelli in cui erano sacre la prima e l'ultima parte, mentre a metà giornata si potevano svolgere gli affari.
Le feriae erano le feste consacrate alle divinità in genere, ma anche ai morti e agli spiriti d'oltretomba. Nel calendario Veruliano il 14 è di cattivo auspicio perché ricorda la nascita di Antonio. Il 17 gennaio ricorda il giorno delle nozze di Augusto con Livia. Augusto è detto: “divus” perché annoverato tra le divinità, quindi si desume che il calendario di Veroli fu redatto dopo il 14 d. C. anno della sua morte.
Cattedrale S. Andrea: del duecento ricostruita nel XVIII sec., dopo un crollo causato da un terremoto. Dell'antico edificio sono ancora visibili il portico a tre arcate, il rosone, il campanile e le absidi. Al suo interno, a tre navate sono custoditi due pregevoli lavori del Polacco: Taddeo Knutz. Contiguo è il museo del Duomo ricco di pezzi d'arte bizantina, arabo, sicula e abruzzese XI – XV sec. e oggetti sacri, centinaia di pergamene antiche si trovano infine nell'Archivio capitolare.
Chiesa S. Maria Salome: duecentesca, ricostruita dopo il terremoto del 1350 e ancora riedificata nel XVIII sec. conserva il rosone antico. Al suo interno a tre navate si ammira: una Madonna di Giuseppe Cesari e un Cristo di Francesco Trevisani, il seicentesco monumento di Antonia Leni, un affresco del XV sec. di Antonio da Alatri e un trittico del XVI sec. riccamente incorniciato.
Sulla piazza dei Franconi si trovano i resti della Chiesa romanica S. Maria dei Franconi, nella quale sono ancora visibili affreschi del XVI – XVII sec.

Escursioni
Abbazia di Casamari: (9 km)
Secondo alcuni storici sorge sul luogo della romana Cereatae che assunse poi il nome di Cereatae Marianae, in onore di Gaio Mario che qui nacque e abitò. Il convento fu fondato nel XI sec. da monaci Benedettini che costruirono anche la prima Chiesa romanica. Nel 1140 papa Innocenzo II la affidò ai cistercensi che riedificarono il monastero consacrato da Onorio III nel 1217.
Casamari divenne un centro di grande influenza culturale fino al 1400, poi la sua importanza decrebbe anche a causa di eventi bellici subendo saccheggi e distruzioni; i Cardinali ai quali fu data in amministrazione nel XV sec. commisero una serie di abusi sperperandone il patrimonio. Nel 1717 fu assegnata ai Trappisti e nel 1799 subì ancora danni ad opera dei Francesi. In seguito l'Abbazia divenne congregazione autonoma; oggi ospita religiosi che oltre all'impiego pastorale sono occupati nell'insegnamento, dirigono una tipografia, un osservatorio meteorologico-sismico, amministrano un'azienda agricola e distillano liquori a base di erbe, preparati con antiche ricette.
Casa Abbaziale: situata all'ingresso del vasto complesso edilizio e adibita a foresteria, presenta in alto un elegante loggia a quattro bifore e in basso un grande arco, sotto il quale se ne aprono altri due di stile gotico, un cortile tenuto in parte a giardino.
Chiesa: sobria e austera che si erge sull'alto di una gradinata; singolare è la facciata sostenuta da contrafforti laterali, aperta da un rosone fiancheggiato da due monofore e sovrastata da un timpano con tre finestre: è preceduta da un robusto portico a tre archi, di cui il centrale a tutto sesto e i laterali a ogiva, presentando un bellissimo portale mediano con largo strombo; i battenti rivestiti di rame, sono di Pietro canonica.
L'interno diviso in tre navate da pilastri compositi, il transetto anch'esso a tre navate e il coro rettangolare, è fiancheggiato da due cappelle per lato; l'altare maggiore è sormontato da un ciborio settecentesco in marmo e stucchi policromi.
Chiostro: circondato da un elegante portico a bifore su colonnine binate, con capitelli finemente intagliati.
Sala capitolare: divisa in tre navate da quattro pilastri polistili. Superato un androne si passa al refettorio, un lungo salone a due navate scandite da possenti colonne. Un interessante Museo-pinacoteca è allestito in alcune sale: vi sono raccolti reperti preistorici, materiali archeologici di epoca romana, opere di Carracci, Maratta, Guercino, Sassoferrato.
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