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Cerveteri

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Gli etruschi la chiamavano Chaire o Chysra, i greci Agylla, i latini Caere e da Caere Vetus deriva il nome attuale. Alcune testimonianze della sua esistenza risalgono al VIII sec. a. C., divenne in breve una città etrusca importantissima a danno di Tarquinia quando s'impadronì delle vicine colline minerarie della tolfa. I greci stabilirono con la città rapporti di scambio promuovendo l'evoluzione delle tecniche artigianali locali.
Il progresso portò a un'organizzazione imprenditoriale e commerciale favorita dai porti di Alsium (Palo), Pyrgi (S. Severa), Punicum (S. Marinella): si creava così una società gentilizia molto progredita che esercitava una grande influenza su Roma; il periodo di maggior floridezza di Caere è testimoniato dalle necropoli il cui scavo ebbe inizio circa 200 anni fa.
Nel 350 a. C., la città era definitivamente sottomessa a Roma. Nell' XI sec., fu compresa nello Stato della Chiesa, divenne in seguito comune e vi si avvicendarono le signorie dei Venturini, degli Orsini, dei Farnese, dei Ruspoli ora proprietari di vasti appezzamenti.

Monumenti
Granone: edificio posto in uno dei punti più elevati del paese, venne fatto costruire dalla famiglia Ruspoli nel XVII sec. Costituito da un corpo di fabbrica compatto a tre piani, con una zona più elevata a guisa di torre, il piano terra ha una copertura a volta e dotato di una via di accesso che consentiva ai carri carichi di granaglie di arrivare fino all'ultimo piano; era utilizzato come deposito di cereali ricevuti in pagamento dagli affittuari del latifondo. Oggi è la nuova sede del Consiglio Comunale di Cerveteri e di alcuni Uffici Comunali.
Chiesa S. Maria Maggiore: la Chiesa più antica fu costruita nell'anno 1000 e restaurata nel 1492. Nel 1500 venne impreziosita con l'affresco su tela della Madonna del Rosario di Antoniazzo Romano e dell'affresco staccato della Pietà opera di Perin del Vaga. Nel 1700 con il restauro la Chiesa romanica divenne barocca, fu affrescata l'abside, restaurate le cinque cappelle e nel restauro del 1959 fu riportata nuovamente allo stile romanico primitivo.
Nel 2008 sotto l'altare Maggiore furono ritrovati i resti mortali di S. Felicita Martire insieme ad altre reliquie, che dopo averle ripulite e sistemate in una cassettina di zinco, sono state poste sotto l'altare maggiore in un reliquiario. Il campanile precedente alla Chiesa presenta una struttura quadrata diviso per mezzo di cornici in piani, con una bifora per lato, l'ultimo piano ospita le campane.
Chiesa Madonna dei canneti: edificata nel 1600 e nel 1682 venne aggiunto il campanile. Oggi si presenta a navata unica con copertura a capriate, sul fondo l'abside barocca ospita la cappella che custodisce il dipinto della Madonna, mentre altre due cappelle sono dedicata a S. Francesco e alla Madonna di Lourdes. Nella navata si apre un ambiente che ospita la penitenzieria e dove è collocata una raccolta di ex voto.
Chiesa S. Antonio Abate: eretta nell'anno 1000; la facciata è preceduta da una scalinata che porta alla terrazza con unico ingresso al di sopra del quale aprono tre finestre. L'interno a tre navate separate da tre pilastri quadrati; quella centrale è coperta da un tetto a capriate, quelle laterali da volta a botte. La Chiesa possiede una piccola sagrestia e un piccolo campanile a vela.
Nella contro facciata, abside e sul primo pilastro sinistro, vi sono tracce di affreschi attribuiti a Lorenzo da Viterbo. L'interno ospita anche una statua lignea di S. Antonio Abate del 1700, con del legno di ciliegio secondo i canoni delle statue barocche.
Chiesa S. Michele Arcangelo: Chiesa e monastero sono del quattrocento. La Chiesa a navata unica, volta a botte con tre altari; sull'altare maggiore una tela raffigurante S. Michele nell'atto di uccidere il demonio tra i Santi Agostino e Monica. Le tele sopra i due altari rappresentano: l'Immacolata con i Santi Giovanni da Facondo, Nicola da Tolentino, e Chiara da Monte Falco a destra, mentre a sinistra: la messa di S. Nicola da Tolentino per le anime del Purgatorio. La prima pala è databile XV sec., la seconda pala è del XVIII sec.
Sopra l'altare di sinistra vi è un cartiglio con su scritto: “ ALTARE PRIVILEGIATO PER I SOLI RELIGIOSI AGOSTINIANI”. La Chiesa ha copertura a volta a botte, cinque finestre di cui una in facciata, tre sul lato destro e una da sul convento del lato sinistro; l'altare maggiore sorge all'interno di una grande cappella voltata a botte e sopra l'arco della cappella la scritta: “SANCTE MICHAEL ARCHANGELE ESTO MEMOR NOSTRI”.
Nella sagrestia vi è il quadro della Madonna di Genazzano. Il campanile si presenta come una piccola torretta in laterizio intonacata come la facciata; all'interno due campane, una delle quali vuole la tradizione, sia del monastero di S. Angelo alla valle della Mola.
Santuario della Vergine Immacolata: è antecedente al 300 e nel 370 fu dedicata al Santo martire Felice II. La navata centrale è ricca di affreschi di epoca romana e un pavimento cosmatesco molto ben conservato con movimenti rosonati. La cappella di S. Antonio presenta due dipinti raffiguranti i miracoli del Santo databili 1600.
La cappella Madonna dei ceri con l'omonimo dipinto sull'altare maggiore; cappella del Sacro Cuore con organo elettrico e la statua del Sacro Cuore; cappella S. Felice II con le spoglie del Santo e il quadro di Giovanni Calabria.
Chiesa di S. Felice: fu edificata sul luogo della decapitazione dell'antipapa Felice II nel 365, adornata di affreschi sulla sua vita e dotata di una statuina della Madonna; secondo la leggenda i buoi si sarebbero rifiutati di portare a Roma i resti mortali e furono sepolti nella tomba etrusca che sono nei sotterranei della stessa Chiesa., traslate poi nella vicina Chiesa della Madonna dei ceri. A causa della sua posizione nascosta dal centro abitato, è abbandonata e vittima di atti vandalici.
Chiesa di S. Croce: sita nel borgo del Sasso, appartiene al complesso del Palazzo Patrizi, essendo in origine concepita come cappella di palazzo. Eretta nel XVI sec., nel 1642 venne aggiunta la cappella della Madonna e gli altari laterali. Sull'altare maggiore si trova un affresco con i Santi Francesco e Elena e i Beati Patrizio e Antonio Patrizi in venerazione, al cui centro sorge una nicchia con il reliquiario della S. Croce; a sinistra dell'altare centrale si trova una nicchia contenente alcune reliquie di S. Antonio Abate. Nella Chiesa sono conservati dipinti di autore ignoto, i più preziosi raffigurano S. Severa e S. Anzino.
Castello: è il centro della Cerveteri medievale e comprende parte delle mura etrusche del IV sec. a. C. E' stato donato allo Stato dalla famiglia Ruspoli per ospitarvi il Museo Nazionale Cerite dove sono conservati i corredi funerari delle tombe: sarcofagi, suppellettili, sculture, ex voto ecc.
Da Cerveteri si accede alla necropoli estrusca del Sorpopolobo e alla necropoli della banditaccia, una delle metropoli più monumentali del mar Mediterraneo dichiarata nel 2004 dall'UNESCO insieme a quella di Tarquinia: “ PATRIMONIO DELL'UMANITA'”.
Necropoli etrusca della banditaccia: vi è testimoniata tutta l'evoluzione degli usi funerari ceriti attraverso i secoli (VII – I a. C.), dall'incinerazione all'inumazione della salma, in tombe a pozzetto, a fossa, poi a camera. Si credeva che l'anima continuasse a vivere nell'aldilà e per questo il defunto era circondato da oggetti d'uso quotidiano e dai segni del comando. Tipica di Caere è la tomba a tumulo che andò sparendo a partire dal IV sec. a. C., per dar luogo a sepolcri a forma di casa che seguirono i mutamenti dell'edilizia dei vivi:
Fuori dal recinto di visita si trovano: il tumulo delle sedie e degli scudi con troni e scudi scolpiti, la tomba dell'alcova con loculo matrimoniale scavato nella parete; la tomba dei Tarquini con un cippo che ne ricorda il nome; la tomba del triclinio; la tomba dei sarcofagi dove furono rinvenuti sette sarcofagi (alcuni sono in Vaticano); la tomba dei leoni dipinti; la tomba G. Moretti; la tomba della nave.
Entro il recinto si trovano le custodie dei vasi cinerari, prima interrate nei pozzetti, con il coperchio diverso a seconda del sesso: a ciotola per le donne e a forma di elmo per gli uomini. Segue la prima tomba a camera dotata di un tetto a blocchi che si chiudevano alla sommità. Seguono i primi tumuli che si ottenevano dando allo scavo una forma circolare e accumulando il materiale di scavo alla sommità, dove la vegetazione tratteneva la terra e su cui scorrevano le acque piovane.
La prima tomba a tumulo che si incontra lungo la via sepolcrale è la tomba dei capitelli, che si apre con un grande atrio in cui si trovano due pilastri sormontati da capitelli eolici, con due volute aperte ai lati e al centro quattro petali; questi petali permettono di datare la tomba: VI sec. a. C., documentano i rapporti tra il mondo etrusco e quello Fenicio – Cartaginese.
Il più antico tumulo della necropoli (datato al VII sec., è detto tumulo II), ha al suo interno quattro tombe assiali, tra cui la tomba della capanna e la tomba dei vasi greci. La prima deve il nome alla sua forma: una vera e propria capanna, soffitto e le pareti ogivali senza interruzione, con un trave in tufo a sostegno del tetto; il primo piano accoglieva il corredo funebre, il secondo era la camera funeraria con il letto in pietra, su cui poggiava un letto ligneo e vi veniva adagiato il defunto.
La seconda tomba quella dei vasi greci (VI sec. a. C.), così detta per il materiale vascolare qui rinvenuto, ha pianta simile a quella delle abitazioni: un corridoio porta a una camera rettangolare a quattro letti, su cui si aprono tre celle funerarie, ciascuna a due letti; all'ingresso sono ricavate due stanzette per i servi, anch'esse a due letti. Sponde a triangoli, assenti in quelle maschili, contraddistinguono i giacigli femminili.
Proseguendo ancora lungo la via sepolcrale si incontra la tomba dei rilievi o tomba bella (IV sec. a. C.): come attesta un'iscrizione apparteneva alla famiglia dei Matunas. Si tratta di unica camera con oltre 30 deposizioni e mostra degli splendidi rilievi stuccati e dipinti intorno alle pareti e ai pilastri di sostegno, che rendono un'idea delle suppellettili etrusche: coltelli, mestoli, bisacce, spade, elmi, animali e oggetti domestici.
Degno di nota è ancora la tomba della cornice (VI sec. a. C.): una cornice corre lungo le pareti del vestibolo che precede la camera dei servi e le stanze; è munita di finestre e ai lati dll'ingresso sono due troni con poggia piedi simbolo dell'alto rango dei defunti. Un intero quartiere di tombe a Dado del V sec. a. C., mostra una struttura standard a blocchi con facciata rettangolare, corridoio, un atrio, due camere: la forma rettangolare si prestava meglio del tumulo a essere allineata lungo le strade e rispecchiava in campo sociale, il primo affacciarsi di una forma democratica.
In altre necropoli sono visibili (il Sorbo, Monte Abatone) continuano ancora gli scavi. Nella necropoli del Sorbo si trova il grande tumulo Regolini – Galassi che prende il nome dai suoi scopritori.

Aree Naturali
Monumento naturale Palude di Torre Flavia è un'area protetta e occupa una superficie di 43 ettari.
Nella cittadina e territorio di Cerveteri sono stati girati i film: L'etrusco uccide ancora; Il soldato di ventura con Bud Spencer; la terza stella con Ale e Franz.

Escursioni
Ladispoli
Sorse nel 1800 per volere di Ladislao Odescalchi (da cui il nome) ed ebbe un forte sviluppo dagli anni 50 in poi.

Monumenti
Poco distante dall'abitato è Palo (l'antico Alsium uno dei porti di Cerveteri).
Castello Odescalchi ex Orsini sito in uno splendido parco divenuto oasi faunistica e gestito dal WWF, torre d'avvistamento del XII sec. e Castrum del XIV; l'edificio fu trasformato in castello gentilizio fortificato quando divenne proprietà degli Orsini, i quali vi aggiunsero la bastionata al mare laddove si trovava il porto oggi interrato.
Papa Leone X che aveva destinata la zona limitrofa a riserva di caccia, fece restaurare il castello dandogli un aspetto signorile a opera di Giuliano Leno e Gianfrancesco da Sangallo, dotandolo di una scuderia e creando in quel punto una stazione di posta per il cambio dei cavalli in viaggio per Civitavecchia. Altri membri della famiglia Orsini nel XVII sec., ampliarono e rafforzarono l'edificio munendolo di cannoni contro le navi corsare.
La decadenza della potente famiglia causò il trasferimento della proprietà agli Odescalchi che con alcuni intervalli, l'hanno conservata fino ai nostri giorni. Nei pressi sono visibili ruderi di villa romana ornata di mosaici del III sec.
Castellaccio di Monteroni: un raro esempio di casale fortificato del XIV sec. in esso fu girata la scena finale del film: “la grande guerra” in cui i due eroi finirono fucilati dagli Austriaci.
Torre Flavia: del cinquecento ristrutturata dal Cardinale Flavio Orsini, una delle torri di avvistamento che facevano parte di un sistema difensivo contro i saraceni, comprendenti 61 torri volute dal governo pontificio lungo tutta la costa Laziale.

Siti Archeologici
Nel territorio vi sono due necropoli etrusche di Monteroni: riferibili alla città di Alsium databili tra il VII e V sec. a. C. e necropoli Vaccina con circa 60 tombe scavate nella roccia del VII sec. a. C. pertinenti a un insediamento dipendente da Caere o Caeretanus Amni.
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