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Dal II sec. a. C. fu città federata dei romani; acquistò la massima importanza come Repubblica marinara nel sec. XIII dopo aver sconfitto Pisa nel 1284. Raggiunse il predominio nel tirreno e intensificò i rapporti commerciali con importanti località dell'Oriente e del Nord Africa. Le lotte interne e la rivalità con Venezia portarono in seguito il governo a stringere un'alleanza politica con la Francia dalla quale venne conquistata nel 1499 e nel 1502. Nel 1528 ottenne di nuovo l'indipendenza che mantenne fino al periodo napoleonico. Con il congressi di Vienna del 1815 passò al Regno Sabaudo.

I ITINERARIO
Chiesa di S. Ambrogio: detta anche Chiesa del Gesù risale al 1500 con l'interno rivestito di marmi policromi, custodisce un'Assunzione ad opera di Guido Reni e due tele di P.P. Rubens. Nella cupola e nella navata centrale sono presenti affreschi dei pittori Giovanni Carlone e Giovanni Battista Carlone.
Anche le navate custodiscono affreschi, decorazioni e statue di artisti come Giuseppe Galeotti, Giovanni Andrea De Ferrari, Giovanni Domenico, Simon Vouet, Tommaso Orsolino, Lorenzo De Ferrari, Teramo Piaggio, Antonio Semino.
Palazzo Ducale: di origine medievale si presenta con una ricca facciata neoclassica e due cortili porticati intorno, un tempo sede dei Dogi e senatori oggi luogo di eventi culturali. Nel 2001 vi si riunirono a congresso i capi di stato e di governo convenuti a Genova per il “G8“.
Esternamente il palazzo copre un'area di circa 35000 mq; la torre Grimaldina risale al 1298, è composta da sette piani con al primo piano è presente il bugnato; il secondo piano mostra una decorazione a strisce bianche e nere e il medesimo motivo, viene ripreso al piano superiore. A questi due livelli si apre una quadrifora, mentre al quarto piano in mattoni a vista come i successivi presenta una trifora.
L'ingresso principale è rappresentato da un grande portone e conduce all'atrio porticato che fu realizzato dal Vannone, dove lo scalone in marmo conduce al piano superiore. I livelli inferiori del palazzo prendono il nome dalla cisterna maggiore e si tratta di un'ampia sala sormontata da volte a crociera che poggiano su otto pilastri in pietra. Essa era la maggiore delle delle tre cisterne d'acqua del palazzo, disposte in modo da raccogliere acqua del soprastante cortine maggiore, garantendo l'approvvigionamento idrico in casi di assedio.
Cattedrale di S. Lorenzo: risale al sec. X in stile gotico venne consacrata da papa Gelasio II nel 1118 quando ancora non era ultimata poiché i lavori andarono avanti per tre secoli. Il campanile sulla destra risale al 1552 con la statua di un Santo detto “l'arrotino“. La facciata della Chiesa è decorata con bande marmoree bianche e nere e dotata di tre portali del 1200, che vennero realizzati da maestranze francesi insieme al pannello scolpito della lunetta centrale e raffigurante “Cristo in gloria e martirio di S. Lorenzo”. I due leoni che fiancheggiano la scalinata risalgono all'ottocento e sono opera dello scultore Carlo Rubatto.
L'interno è a tre navate divise da colonne che reggono archi e fasce bicolori, movimentate da falsi matronei. Pregevoli sono: il coro ligneo del sec. XVI; una Crocifissione scolpita nel 1443 sita nella navata destra e due sculture in marmo di A. Sansovino raffiguranti la Madonna e il Battista posizionate nella cappella di S. Giovanni Battista. Essa venne realizzata nel 1400 da Domenico ed Elia Gagini; da notare anche le sei statue poste nelle nicchie ad opera di M. Civitali.
Sopra la porta mediana ci sono due affreschi realizzati nel sec. XIII raffiguranti il Giudizio universale e la glorificazione della Vergine, i quali sono in stile bizantino e si richiamano agli stili di Costantinopoli di quel periodo; per il primo affresco lo si attribuisce a Marco il Greco.
Le coperture a volta a botte vennero aggiunte nel sec. XVI in sostituzione del tetto a capriate lignee ad opera dell'architetto perugino Galeazzo Alessi. Lungo la navata di sinistra si apre la cappella di S. Giovanni Battista del 1450, mentre la navata destra presenta l'affresco dell'ultima cena la quale venne realizzata nel 1626 da Lazzaro Tavarone. Più avanti vediamo una granata navale inglese da 381 mm la quale il 9 febbraio 1941 colpì la Chieda durante la seconda guerra mondiale.
Nella Chiesa ammiriamo anche il tesoro di S. Lorenzo sito in fondo alla navata destra ed è un capolavoro di Franco Albini con oggetti d'arte e oreficeria di diverse epoche, tra cui il cosiddetto “Sacro Catino” (manufatto di arte vetraria di fattura islamica risalente al sec. IX.
Palazzo Imperiale: risale al sec. XVI su progetto di G. B. Castello detto “il Bergamasco“; con quattro arcate si apre l'atrio verso il cortile, l'elegante facciata è decorata da bugne al pianterreno e da bellissimi stucchi. Gli interni del piano terra conservano affreschi realizzati da Giovanni Battista Castello e Luca Cambiaso, avente come tema: “le nozze di Psiche”, anche la scala originale è affrescata con fini grotteschi e adrona di bei portali con busti marmorei. L'edificio fu inserito nella lista dei palazzi iscritti ai “Rolli di Genova“ e inserito dall'UNESCO nella lista “Patrimoni dell'Umanità“.
Chiesa di S. Matteo: risalente al 1125 in stile romanico-gotico, la facciata è decorata con bande bianche e nere tripartita da due lesene incorniciate ad archetti, ornata da un ampio rosone e due larghe monofore ai lati. Nel prospetto vi è inserito un sarcofago tardo-romano con allegoria dell'autunno che fu sepoltura di Lamba Doria, il quale lo aveva portato da “Curzola” (Dalmazia). Le liste di marmo bianco si presentano ricche di iscrizioni che esaltano le gesta di alcuni componenti della famiglia Doria. Nella lunetta sopra il portale d'ingresso vi è inserito un antico mosaico medievale il quale raffigura S. Matteo.
L'interno venne ristrutturato nel 1500 e si presenta a tre navate e del carattere gotico originale, restano solo i quattro archi ogivali posti alla base della cupola, sostenuti da pilastri verso il presbiterio e due colonne verso le navate. Colonne separano la navata centrale da quelle laterali. La cantoria, l'altare con trofei, i due pulpiti e le urne del presbiterio sono attribuiti a Silvio Cosini e Giovanni Angelo Montorsoli.
Nella volta della navata centrale vi sono affreschi di Luca Cambiaso e di Giovanni Battista Castello, sull'altare vi è un dipinto di Bernardo Castello del sec. XVI e di Andrea Semino. Alle pareti del presbiterio si trovano le arche in marmo dei Santi Pelagio e Massimo le cui reliquie sarebbero state trasportate a Genova da Gaspare Spinola nel 1381. Una spada appartenuta al “Padre della Patria Andrea Doria“ è conservata sotto l'altare maggiore, che secondo la tradizione venne donata dal pontefice “Paolo III“.
Una scultura lignea policroma ad opera di Anton Maria Maragliano è in una nicchia della navata sinistra, mentre nelle nicchie dell'abside vi è la pietà di ispirazione Michelangiolesca e sono opera del Montorsoli al quale si deve anche la cripta sotto il coro. Essa si presenta con la volta in stucchi dorati alla quale si accede con una scala in marmo ed ospita la tomba di Andrea Doria opera del Montorsoli.
Nella Chiesa si trovano le tombe di altri esponenti della famiglia Doria tra cui: Lamba Doria vincitore di Curzola, Oberto vincitore della Meloria, Luciano artefice della vittoria nella battaglia di Pola in cui egli stesso perse la vita, Filippino Giannettino e Pagano. L'organo a canne barocco è custodito nella Chiesa, risale al 1773 costruito dall'organista romano Antonio Alari, è collocato sulla cantoria, è a trasmissione meccanica e unica tastiera di 45 note.
Attraverso un arco sul lato della Chiesa si accede al chiostro racchiuso tra le facciate delle case adiacenti, di forma quadrangolare ed eleganti archi a sesto acuto in mattoni su colonnine binate; fu eretto tra il 1308 ed il 1310 ad opera di “Magister Marcus Venetus“ e fu voluto dal Priore “Andrea di Goano“ come ricorda l'iscrizione sul capitello presso l'ingresso. Lapidi sepolcrali della famiglia Doria si trovano lungo le pareti ed un'arca marmorea fatta costruire nel 1356 da Raffaello Doria, per custodirvi i corpi dei Santi Mauro ed Eleuterio. I quali vennero trafugati nel 1354 dalla cittadina Istriana (Parenzo) alla quale vennero restituite nel 1934.
Case dei Doria: del sec. XIII e XV con decorazioni a fasce, caratterizzate da fregi di archetti e paramento a bande bianche e nere, circondano interamente la piazza creando un suggestivo ambiente medievale. I palazzi Doriani ospitano al loro interno collezioni di opere d'arte e affrescate dai maggiori artisti del periodo come: Bernardo Strozzi.
Palazzo dell'Accademia linguistica di belle arti: artisti e insegnanti illustri sono passati dall'Accademia come: Lazzro De Maestri; Agostino Fossati; Giuseppe Gaggini; Giuseppe Isola; Tammar Luxoro; Augusto Rivalta; Edoardo Alfieri; Teresa Gazzo; Gilberto Govi (attore); Giannetto Fieschi (pittore e incisore); Renzo Restani (fumettista e pittore); Mario Chianese (pittore e incisore). Nel 1778 vennero accolti tra gli Accademici: Simone Cantoni e Andrea Emanuele Tagliafichi.
A tenere la cattedra di scultura furono inizialmente: Francesco Schiaffino – Pasquale Bocciardo – Bernardo Mantero – Nicolò Traverso – Francesco Ravaschio – Carlo Giuseppe Ratti. Al suo interno vi è allestita la pinacoteca con opere di scuola genovese del XVI e XVII sec. e solo le opere più importanti sono visibili al pubblico, che oltre ai quadri fanno parte del patrimonio dell'Accademia anche sculture, calchi, disegni, stampe e ceramiche.
Teatro comunale dell'opera: del 1828 con facciata neoclassica.
Palazzo della Prefettura: del sec. XVI il 13 luglio 2006 è stato inserito nella lista del 42 palazzi iscritti ai “Rolli di Genova“ e divenuti in tale data “Patrimonio dell'Umanità“ dall'UNESCO. Oggi essendo sede della Prefettura è visitabile negli spazi di rappresentanza. Gli affreschi della loggia superiore sono opera di Aurelio e Felice Calvi; il portale esterno in marmo con colonne binate e figure di armigeri sull'attico, sono opera di Taddeo Carlone e aggiunto alla fine del sec. XVI, mentre nel sec. XVII Bartolomeo Bianco costruì una galleria che fu affrescata da Andrea Ansaldo, aggiungendo balaustre marmoree sul prospetto principale e tra il 1791/97 venne sopraelevato di un piano.
Galleria Mazzini: del 1880 è un camminamento coperto ed è uno degli esempi della cosiddetta “architettura del ferro“. In occasione del “G8“ del 2001 la pavimentazione è stata arricchita di cupole vetrate, mosaici ottagonali in marmo e ottone lucidati realizzati dal maestri Lino Reduzzi. La galleria ospita diversi locali storici che nei secoli hanno avuto l'onore di ospitare personaggi, artisti e intellettuali illustri.
Chiesa di S. Stefano: o Abbazia di S. Stefano risalente al 972 e fino al 1431 fu di proprietà dell'Abbazia di S. Colombano di Bobbio, sorgendo sui resti di una precedente Chiesa del sec. V; il documento più antico che ne fa menzione, risale al 1 aprile 965. Qui venne battezzato “Cristoforo Colombo“ e si ritiene che anche il giovane “Giovan Battista Perasso (detto Balilla e storica figura del settecento)“ vi fosse stato battezzato.
Un portale strombato ci introduce nell'edificio romanico a pianta rettangolare e navata unica, con presbiterio sopraelevato sotto cui si trova la cripta. La cupola del 1306 ricostruita in laterizio con forma ottagonale e coeva è la cella campanaria, mentre la parte inferiore del campanile si ritiene che sia antecedente alla Chiesa e che fungesse da torre di guardia. La Chiesa nel 1054 venne elevata a parrocchia e come tale con bolla papale del 1134 di papa Innocenzo II venne menzionata.
Nel 1217 fu ricostruita a modello della Chiesa abbaziale di Bobbio e venne riconsacrata dai Cardinali “Ugolino Conti – futuro papa Gregorio IX“ e “Sinibaldo Fieschi – futuro papa Innocenzo IV” ad essa venne donata la reliquia del braccio di S. Stefano, contenuta in un cofano bizantino d'argento, la quale era in possesso dell'Abate di Bobbio “San Bertulfo dal 628“. I lavori del secondo conflitto mondiale comportarono la realizzazione di tredici altari, l'applicazione di vetri istoriati alle cinque grandi finestre del coro e al rosone di facciata, nonché l'erezione di un pulpito; interessante è l'abside con arcate cieche e profonde feritoie.
Al suo interno custodisce notevoli dipinti di epoca manieristica e barocca fra cui il martirio di S. Stefano ad opera di Giulio Romano; martirio di S. Bartolomeo di Giulio Cesare Procaccini; resurrezione di Giovanni Battista Baiardo. Dal 2004 nei giorni festivi viene officiata anche la liturgia per i fedeli della S. Chiesa cattolica di rito bizantino-ucraino.
Ponte monumentale: eretto nel 1800 ed attualmente è sacrario della resistenza.
Chiesa di S. Maria del Prato: del sec. XII con facciata gotica e rimaneggiata nel sec. XVIII. Oggi si presenta nell'originale struttura romanica con influssi gotici; l'edificio è in conci squadrati di pietra calcarea e tetto a capanna. La facciata è tripartita da due lesene, il portale strombato ha l'architrave in pietra ornato da una cornice di foglie e ai lati fasce di colonnine marmoree, sormontate da capitelli corinzi ornati da elementi fitomorfi che riprendono il disegno dell'architrave.
L'arco del portale fa da cornice alla lunetta affrescata riportante un dipinto di influsso bizantino. In alto nella facciata si apre un finestrone con arco ogivale, delineato da conci di pietra bicolori e ai lati due monofore. Le tre absidi semi-circolari hanno forma semi-circolare decorate nella parte superiore da un coronamento di archetti pensili. Il campanile è a base quadrata con conci di pietra irregolarmente squadrati nella parte inferiore, mentre nella parte superiore vi è la cella campanaria con otto finestroni ad archi a tutto sesto.
L'interno a tre navate ciascuna con proprio abside e separate da due file di pilastri cruciformi in stile romanico-lombardo. I capitelli sono sferocubici di piccole dimensioni rispetto all'altezza dei pilastri. La copertura è a capriate e il pavimento in piastrelle di marmi bicolori; la grata nel muro permetteva alle clarisse di assistere alle funzioni religiose. Non vi sono opere d'arte nella Chiesa e nel chiostro vi è un medaglione con ritratto e la lapide di un monumento funebre di Costanza De Fornari Raimondi realizzato nel 1816 da Bartolomeo Carrea.
Il presbiterio è preceduto da un transetto suddiviso in due livelli: quello superiore tripartito da due arcate e quello inferiore denominato cripta anch'essa tripartita ad un livello inferiore a quello delle navate; vi si accede attraverso quattro gradini ha volte a crociera in mattoni intonacati. Qui vi è custodita la tomba di S. Agostino Roscelli.

II ITINERARIO
Chiesa di S. Francesco d'Albaro: del medioevo 1323 e l'annesso convento ristrutturata internamente più volte, l'aspetto attuale è frutto delle ristrutturazioni e a testimonianza dell'originaria struttura resta il portale esterno. L'interno è a tre navate a croce latina e decorata da affreschi di cui alcuni del sec. XV.
Custodisce opere come: un gruppo ligneo del Maragliano; un gruppo scultoreo di Antonio Brilla; un dipinto di Domenico Fiasella. Nel refettorio del convento si trova un capolavoro della maturità di Alessandro Magnasco, mentre nei locali addetti al riposo vi è una raffigurazione “fuga in Egitto“ di Francesco Campora e un bozzetto per “l'ultima cena” di Luca Cambiaso.
Chiesa di S. Giuliano s'Albaro: eretta in forme gotiche nel sec. XIII e ingrandita nel sec. XV. Si presenta nel suo aspetto del quattrocento in stile romanico-gotico con adiacente il convento e il chiostro. Il campanile reca le bande in bianco e nere terminante con una cuspide piramidale e quattro pinnacoli agli angoli. Notevole è il portale in pietra nera del sec. XVI.
L'interno a navata unica e quattro cappelle laterali, custodisce un Crocifisso in legno della scuola del Maragliano, una cancellata in marmo la quale cinge la prima cappella e reca rilievi del XV e XVI sec. e il coro in noce massiccio. Nelle lesene dell'abside è presente un ciclo di affreschi attribuiti ai pittori Lorenzo e Bernardino Fasolo. Interessanti il chiostro e le opere del quattrocento al suo interno.
Casa di Cristoforo Colombo: essa si presenta in una ricostruzione del settecento in quanto colpita e distrutta dal bombardamento della flotta navale di re Luigi XIV di Francia nel 1684; sulla facciata principale vi è una lapide con l'iscrizione: “Nessuna casa è più degna di considerazione di questa in cui Cristoforo Colombo trascorse, tra le mura paterne, la prima gioventù“. Accanto sorge il chiostro della Chiesa e convento di S. Andrea del sec. XII.
Porta Soprana: o Porta di S. Andrea fu una delle porte principali di ingresso alla città di architetture medievali, sita sulla sommità del Piano di S. Andrea; nella parte sinistra della porta vi è l'iscrizione “+ nel nome di Dio Onnipotente, Padre Figlio e Spirito Santo. Amen. Sono sorvegliata da soldati, circondata da splendide mura e con il mio valore respingo lontano i dardi nemici. Se porti pace, accostati pure a queste porte, se guerra cercherai, triste e sconfitto ti ritirerai. Meridione e Ponente, Settentrione e Oriente sanno su quanti fremiti di guerra io Genova abbia prevalso. Nel comune di Guglielmo Porco, Oberto Cancelliere, Giovanni Maluccelli, Guglielmo Lusio e dei placiti (giudici) Boemondo di Odone, Bonvassallo di Castro, Guglielmo Stangone, Guglielmo Cigala, Nicola Roca e Oberto Recalcati“.
Lunga la parte opposta è riportata un'altra iscrizione: “Da guerra del mio popolo fu scossa finora l'Africa poi le regioni dell'Asia e in seguito tutta la Spagna: Conquistai Almeria e soggiogai Tortosa. Era il settimo anno da questa impresa e l'ottavo da quella, quando io Genova iniziai a costruire questo baluardo nel millecentocinquantacinquesimo anno dopo il glorioso parto della S. Vergine. Nel consolato del comune di Guglielmo Lusio, Giovanni Maloccello, Oberto Cancelliere, Guglielmo Porzio; dei placiti Oberto Recalcati, Nicola Roca, Guglielmo Cigala, Guglielmo Stangone, Bonvassallo di Castro e Boemondo di Odone“.
Venuto meno il ruolo difensivo sull'arco tra le due torri venne eretta una casa e poi un'altra nell'ottocento, nelle cui stanze vi abitò il figlio di Sanson (il boia che ghigliottinò Luigi XVI al tempo della rivoluzione francese). Sempre nell'ottocento le due torri vennero adibite a carcere così come avvenne per il vicino convento di S. Andrea, trovandovi posto anche l'abitazione dei carcerieri.
Spianata dell'Acquasola: è il parco pubblico e poco distante sorge un altro parco verde con la storica villetta Dinegro, la quale è sede del Museo d'Arte Orientale Edoardo Chiossone. L'area dove sorge il parco poggia su di una parte delle antiche mura del trecento.
Villa Cambiaso: fu voluta dal nobile patrizio Luca Giustiniani nel 1548 affidando il progetto a Galeazzo Alessi; nel 1787 la villa passò alla famiglia Cambiaso e dal 1921 patrimonio del comune di Genova che scelse la storica dimora come sede della Regia scuola di ingegneria navale dell'ateneo genovese. La villa è divisa in due da un vistoso marcapiano il quale separa il primo piano e le colonne doriche dalla parte superiore la quale è decorata con lesene scanalate. Gli interni sono decorati e affrescati dai pittori Giovan Battista Castello e Luca Cambiaso con altri affreschi della villa ad opera di Andrea Semino.
Villa Brombini: eretta nel 1752 tipico delle dimore aristocratiche, l'interno è considerato tuttora il maggiore esempio di architettura residenziale, caratterizzato da un imponente scalone marmoreo a sbalzo e ospita due tele di Francesco Solimena datate 1717. Periodicamente vi si tengono mostre, feste e concerti.
Chiesa di S. Agostino: risale al 1260 è un ex edificio religioso oggi sconsacrata e adibita a sede di rappresentazioni teatrali del vicino teatro della tosse, mentre nelle sale del convento annesso vi ha sede il Museo di scultura e architettura ligure. La facciata presenta un paramento a fasce bi-crome in marmo bianco e pietra nera di promontorio, il prospetto a salienti tripartito da lesene e portale ad arco acuto su fasci di colonnine; l'affresco nella lunetta è di Giovanni Battista Metano raffigurante S. Agostino. In alto è presente un rosone e sopra un fregio di archetti e due bifore ai lati, che riprendono la stessa struttura del portale. Sul coronamento della facciata si trovano copie di tre statue risalenti al trecento, mentre le originali sono custodite nell'annesso museo.
Il maestoso campanile è in mattoni impostato sul lato destro del transetto, è formato da ordini sovrapposti di bifore e quadrifore terminante con un'alta cuspide e quattro guglie laterali rivestite da piastrelle policrome in maiolica. Questa sua caratteristica in mattoni lo rende unico nell'architettura ligure, conferendo un certo fascino alla Chiesa e al contesto delle piazze prospicienti.
L'interno a tre navate divise da arcate ogivali le quali poggiano su robuste colonne in pietra a fasce bianco-nere e capitelli cubici. Custodisce un affresco attribuito a Barnaba da Modena diviso in due parti: nel riquadro inferiore due angeli sovrastano le tombe dalle quali si levano i corpi dei defunti al suono delle trombe del giudizio, mentre nella lunetta superiore Giovanni Battista e il Redentore. Il chiostro è coevo alla Chiesa ed è unico a Genova nella forma con colonne bianche e nere, i capitelli di tipo cubico ad angoli smussati e dalle facce lisce con rare eccezioni. Il secondo chiostro è inserito nel percorso museale del Museo il quale risale al seicento.
Museo di S. Agostino: realizzato negli anni settanta del novecento e raccoglie sculture, frammenti architettonici di Chiese e palazzi degli ultimi due secoli; tra essi i capitelli del X sec. della Chiesa di S. Tommaso che venne demolita nell'ottocento, copia di leoni stilofori del XII sec., la statua di Simone Boccanegra primo doge di di Genova e resti del monumento funebre di Margherita di Bramante databile 1313 commissionata dall'imperatore Arrigo VII; dipinti di Luca Cambiaso e Domenico Fiasella.
Chiesa di S. Maria di Castello: risale al 1237 ed è uno dei luoghi di culto più antichi di Genova nonché una delle più integre e suggestive architetture romaniche della città. Un primo edificio fu eretto per volere del re longobardo “Ariperto“ nel 658 ma le prime notizie documentate risalgono al sec. XI. Il complesso è costituito da Chiesa, convento e chiostri i quali vanno a svilupparsi lungo la salita che conduce alla sommità del colle, che fu l'antica sede del castello vescovile.
Esternamente si presenta con ampio prospetto romanico tripartito da due grandi lesene e coronato da archetti pensili; il portale principale reca un architrave romano del III sec. decorato con elementi fitomorfi e grifi.
L'interno a tre navate con cinque cappelle laterali riccamente decorate con pregevole corredo di opere d'arte; le navate sono divise da colonne e capitelli romani di reimpiego, i quali sostengono archi romanici e un finto matroneo sopra gli archi. Il soffitto è formato da volte con crociere a costoloni realizzate intorno al 1468. Custodisce opere di: Lorenzo Fasolo, Francesco Boccaccino, Domenico Parodi con un suo gruppo marmoreo; addossato ad un pilastro vi è un Crocifisso ligneo detto “il Cristo moro” di autore ignoto.
La sacrestia è arredata con armadi in noce del settecento e custodisce: un'acquasantiera di Giovanni Gagini, pala d'altare del 1738 di Giuseppe Palmieri, portale maggiore di matrice toscana dovuta a Leonardo Riccomanni e allo stesso Gagini, gruppo in legno policromo del settecento; l'atrio conserva affreschi di Giacomo Serfolio nella volta.
Il campanile della Chiesa è originario romanico con una serie di archetti pensili alla sommità. E' dotato di tre chiostri: il primo risale al 1445 e vi si trovano i locali del refettorio, cucina, infermeria e dormitori. Il secondo chiostro è coevo al primo ed eretto sulle fondamenta di preesistenti case medievali, ospitava la sala capitolare, la biblioteca, la spezieria e i parlatori. Esso è formato da un porticato al piano terra e due loggiati al piano superiore, la ricca decorazione fu patrocinata dalla famiglia Grimaldi-Oliva e rappresenta uno straordinario esempio di pittura genovese del quattrocento ed è il più conosciuto in quanto, conserva il celebre affresco dell'Annunciazione.
Un opera di Giusto d'Alemagna del 1451, sulla volta vi sono crociere con foglie fiammeggianti e tondi con sibille e profeti risalenti al quattrocento, sul fondo il portale d'ardesia riporta nella lunetta S. Domenico che invita al silenzio, mentre nel refettorio vi sono lunette con Santi e Crocifisso ligneo su tavola del sec. XIV. Il terzo è il più piccolo dei precedenti due e costruito tra il 1492 e il 1513 è inglobato in una residenza universitaria per cui non visitabile.
Museo di S. Maria di Castello: raccoglie reperti archeologici che testimoniano la storia più antica della città dal II sec. al medioevo, oltre alle opere d'arte della stessa Chiesa raccolte dai Domenicani nonché una raccolta di icone russe dell'ottocento e novecento, le quali vennero donate al convento da Enrico di Rovasenda (al secolo Carlo Baldovino di Rovasenda è stato presbitero Italiano). Espone marmi di varie epoche, dipinti, reliquari, paramenti e oggetti per uso liturgico, codici miniati, ex voto; la pala di Ognissanti di Ludovico Brea del 1513, il polittico della stessa scuola Brea, la Madonna col Bambino in marmo dipinto di Domenico Gagini e la statua lignea dell'Immacolata del Maragliano.
L'annessa biblioteca contiene codici e incunaboli di notevole interesse oltre all'affresco di Carlo Braccesco del quattrocento e raffigurante S. Domenico che ritrova i suoi frati in Paradiso. Tra le persone legate alla Chiesa di S. Maria al Castello vi è: “Enrico Rovasenda (1906 – 2007)“ è stato sacerdote domenicano cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze e visse a lungo nel convento dove vi morì ultracentenario.
Torre degli Embriaci: risale al sec. XII e sita nella zona più antica della città, essa si lega al crociato Guglielmo Embriaco che tornò vincitore da Cesarea; la torre è l'unica ad essere stata risparmiata dall'editto del 1196, il quale volle il taglio di 80 palmi di tutte le torri cittadine. Costruita in grossi blocchi di pietra bugnata e alta 41 metri, presenta sottili feritoie nelle cortine murarie per l'illuminazione e alla sommità è coronata da una triplice cornice di archetti pensili sempre più aggettanti.
Il Palazzo Giulio Sale ma conosciuto come palazzo Brignole Sale è suddiviso in unità abitative ed era in origine identificato come “domus con torre della famiglia Embriani”. Esso nel 1514 venne ceduto ai Cattaneo e nel 1583 fu acquistato da Giulio Sale per passare nel 1607 a Gio Francesco Brignole.

III ITINERARIO
Chiesa dei S. Cosimo e Damiano: del sec. XVII è raggiungibile attraversando stretti vicoli che si snodano nel centro storico di Genova. Le prime attestazioni documentate sono datate 21 aprile 1049 ma si ritiene che già dal VII sec. vi sorgesse un oratorio. Nel 1296 Enrico Mallone e Nicolò Spinola donarono le reliquie di S. Damiano che avevano loro stessi portate da Costantinopoli; San Damiano e Cosma suo fratello furono martiri in Cilicia (antica regione della Turchia) nel 287.
Esternamente si presenta con facciata a capanna in pietra e tripartita da lesene nella parte superiore, in basso vi è un basamento nel quale sono state ricavate tre tombe ad arcosolio con arcate a tutto sesto del sec. XII ed una con arco a sesto acuto retto da colonnine gotiche e paramento a bande bianche e nere detta “Tomba del Barisone“ realizzata nel XIII sec. Il portale strombato è sopraelevato di sette gradini del sec. XII, è sormontato da architrave di epoca romana e ornato con intarsi policromi medievali e da un arco tondo a bande bianche e nere, il quale viene sostenuto da un fascio di sottili colonne con capitelli decorati.
Il campanile coevo è una piccola torre nolare (è una torre che contiene scale) in quanto incorporata nella struttura dell'edificio, con un ordine di monofore e uno di bifore è impostato sull'incrocio della navata centrale col transetto e termina con cupola ottagonale.
L'interno a tre navate divise da sei colonne a rocchi bianchi e neri con capitelli a foglie d'acanto. Custodisce: dipinti di Bernardo Castello del XVI sec. Dipinti di Gioacchino Assereto del XVII sec. Dipinti di Giovanni Andrea De Ferrari sec: XVII; dipinti di Barnaba da Modena sec. XIV; scultura in marmo di Pierre Puget del sec. XVII; il fonte battesimale medievale in marmo scolpito e l'organo a canne del 1765 costruito da Filippo Piccaluga e figlio.
Chiesa di S. Donato: risale al sec. XII in stile romanico. Attestazioni documentate la portano al sec. XI ma si ritiene che fosse molto più antica forse al sec. VII; la facciata si presenta in pietra calcarea locale, portale strombato a bande bianche e nere. Il campanile ottagonale è impostato su di un tiburio (torre nolare incorporata nella struttura dell'edificio principale) e decorato con fregi a dente di sega e un triplo ordine di bifore e trifore.
L'interno a tre navate divise da dodici colonne di reimpiego monolitiche in granito, esse risalgono alla prima edificazione del sec. XII a rocchi bianchi e neri con capitelli romanici coeve alle bifore del finto matroneo, con colonnine binate e capitelli variamente decorati. Tra le opere che custodisce al suo interno il più rilevante è un trittico a sportelli del fiammingo Joos van Cleve del 1515.
Altre opere sono: una tela di Nicolò da Voltri XIV sec. e tela di Barnaba da Modena sec. XIV. Sull'altare del seicento vi è una pala d'altare di Domenico Piola; un rilievo marmoreo che fu inziato da Ignazio Peschiera e venne poi completato dal suo allievo Carlo Rubatto; di Giovanni Andrea Ansaldo è un Crocifisso del seicento, mentre il dipinto raffigurante la Madonna del Suffragio è opera di Jean Francois de Troy (1710).
Chiesa di S. Maria Assunta di Carignano: risalente al 1552 in stile rinascimentale; essa è impostata su di un alto tamburo a serliane e quattro cupolette agli angoli, in corrispondenza della facciata principale si ergono due campanili. L'interno è decorato da lesene con capitelli fitomorfi, le volte hanno il soffitto a cassettoni. Custodisce opere di: Claude David, Bernardo Schiaffino, Pierre Puget, Filippo parodi. Di Diego Carlone sono le statue dei Dodici Apostoli e Dottori della Chiesa; l'altare maggiore è in marmo e bronzo opera dello scultore Massimiliano Soldani del 1700, mentre il Crocifisso in bronzo è di Pietro Tacca.
I dipinti ai lati del presbiterio sono di Giuseppe Palmieri, dipinto di Domenico Piola del 1694, dipinto di Carlo Maratta del 1680, dipinti di Aurelio Lomi e Ottavio Semino, dipinto di Francesco Vanni, Domenico Fiasella, Luca Cambiaso, Giulio Cesare Procaccini e del Guercino. L'organo monumentale in contro-facciata risale al 1656 e realizzato dal gesuita olandese Willem Hermans.
Mura delle Grazie: il periodo della loro costruzione va dal 848 al 889 e ampliate nel 1155 per comprendere il castrum civitas, il quale era fuori dalle mura romane e alto medievale.
Palazzo dei congressi: sito nel settore congressuale del porto antico negli ultimi sei moduli del magazzino del cotone, essa è dedicata a convegni, esposizioni e attività collaterali e le sale sono contraddistinte dai nomi della rosa dei venti.
Arco trionfale: o della vittoria e realizzato durante il regime fascista; esso è alto 27 metri e occupa 20 metri quadrati, eretto al termine di una rampa semi-circolare e ai due lati si aprono le porte che conducono alla cripta. Nel sacrario vi sono sculture di Giovanni Prini, al centro l'altare in marmo rosso di Levanto e su di esso un Crocifisso bronzeo posto su di una Croce di “Palissandro” (legno pregiato) opera di Edoardo De Albertis.
Il monumento poggia su quattro pilastri angolari e otto pilastri ornati nella parte esterna; al suo interno vi sono allegorie scolpite dal Dazzi e iscrizioni. Nei quattro lati vi sono raffigurazioni con rappresentazioni storiche.
Museo di storia naturale: è un importante museo cittadino e dal 1922 vi ha sede la “Società entomologica Italiana“; all'interno del museo vi è esposto lo scheletro di una balenottera lunga circa 20 metri la quale venne a spiaggiarsi davanti al comune spezzino di Monterosso al mare nel 1878 e ivi morì.
Palazzo Spinola: risale al 1500 e nei piani superiori vi sono ordinate le raccolte della “Galleria nazionale di Palazzo Spinola” con opere di Giovanni Pisano, Antonello da Messina, van Dyck, Guido Reni, Bernardo Strozzi.
Chiesa di S. Luca: venne fondata nel 1188 da Oberto Spinola come loro cappella gentilizia nel 1626 venne trasformata in stile barocco e riconsacrata; la facciata si presenta con struttura a salienti con la parte centrale suddivisa in due fasce sovrapposte da un cornicione riccamente decorato con bassorilievi sorretto da due lesene corinzie lisce. Il timpano marmoreo si apre nella parte inferiore della facciata, mentre in quella superiore vi è una finestra a lunetta e sul retro si erge il campanile a torre.
L'interno a navata unica terminante con abside semi-circolare; il tempio è ricco di ornamenti in marmo ad opera di Daniello Solaro presentando un pregiato ciclo di affreschi di Domenico Piola. Oltre agli affreschi custodisce: un gruppo marmoreo e gruppo ligneo di Filippo Parodi, il Crocifisso ligneo di Francesco Fanelli del 1609 e un reliquario a tabernacolo del quattrocento.
Palazzo S. Giorgio: è una costruzione del XIII sec. ed è l'edificio storico tra i più importanti e conosciuti a Genova; esso si compone in due parti: quella antica con architettura medievale e quella rinascimentale rivolta verso il mare. Dopo essere stato sede del comune, poi delle dogane e del Banco di S. Giorgio, venne ampliato nel cinquecento e restaurato nell'ottocento; dal 1903 ospita gli uffici dell'autorità portuale genovese.
Agli inizi della sua costruzione venne anche adibito a carcere e vi fu recluso anche Marco Polo in occasione della battaglia di Curzola del 1298, il quale durante il periodo della detenzione durato quasi un anno, dettò le sue memorie di viaggio al compagno di prigionia Rustichello da Pisa, le quali in seguito vennero pubblicate sotto il titolo “il Milione“.
La parte medievale risalente al 1260 è in pietra grigia e mattoni a vista ai piani superiori e merlatura ghibellina; alla base vi è un portico formato da cinque arcate a sesto acuto, sostenute da quattro colonne e un pilastro a ciascuna estremità. Sopra il portale vi è un mascherone con figura leonina e altre due teste leonine ai lati del portico. L'ala cinquecentesca è interamente ricoperta dagli affreschi di Raimondo Sirotti; la decorazione sulla facciata riproduce un rivestimento in marmo con bugnato al piano terra e paraste le quali dividono il prospetto in tre sezioni: al centro campeggia la figura policroma di “S. Giorgio a cavallo che uccide il drago“; ai lati sono dipinte sei statue di colore bronzeo e all'interno di finte nicchie.
Agli altri prospetti vi sono disegni del D'andrade con figure ispirate al commercio marittimo e al lavoro portuale, mentre nella parte a ponente si trova una grande edicola del settecento in marmo e stucco con al centro la statua dell'Assunta con due angeli e sormontata da un baldacchino metallico. Un ampio scalone conduce al cinquecentesco salone delle compere sito al primo piano; esso è contornato da nicchie alle pareti con statue, un dipinto di Domenico Piola e lo stemma di Genova con i simboli della Giustizia e della fortezza opera di Francesco De Ferrari.
Nella sala dei Protettori si trova un camino opera di Giovanni Giacomo Della Porta e il dipinto del Paggi risalente al cinquecento. Vi è conservato l'archivio storico del porto di Genova con documentazione dal 1870 e il 1945.
Loggia dei mercanti: le sue origini risalgono al medioevo e così chiamato per la presenza dei banchi di cambiavalute. Esternamente al di sopra degli archi vi è una decorazione con una serie di bassorilievi, i quali raffigurano trofei d'armi realizzati da Taddeo Carlone. L'interno si presenta come unico ambiente con la volta sostenuta da una serie di colonne doriche; un affresco sulla parete di fondo del sec. XVI ad opera di Pietro Sorri.
Chiesa di S. Maria delle Vigne: è una delle Chiese più antiche e risale al sec. X sembra infatti che una cappella intitolata alla Vergine fosse stata eretta in questo luogo nel sec. VI, in seguito all'apparizione della Madonna ad Argenta del casato “Grillo“. Prima dell'anno mille risale la costruzione del campanile ed è l'unica struttura romanica rimasta dopo le trasformazioni nei secoli.
Esso svetta al di sopra dei tetti delle case con una base quadrata e culminante con una cuspide ottagonale e quattro pinnacoli agli angoli; è alto 40 metri dal piano stradale all'ultima cornice e al culmine della cuspide raggiunge i 56 metri. Per consentire il transito stradale, esso poggia su massicci mura in pietra squadrata; alleggerita nella parte alta da eleganti coppie di bifore e pentafore.
Il prospetto principale è in stile neoclassico; il portale del quattrocento è sormontato da statue attribuite a Donato Rodari e Giovanni Gaggini, mentre di Domenico Piola è l'affresco nella lunetta raffigurante la Madonna col Bambino e S. Giovannino che offre un grappolo d'uva risalente al sec. XVII. Una tomba ad arcosolio del 1304 è posta sotto l'arcone che attraversa la base del campanile e si tratta del sepolcro di “Anselmo d'Incisa” – alchimista e medico di papa Bonifacio VIII e del re di Francia “Filippo il bello“; per essa venne reimpiegato un sarcofago del II sec. sul quale vi è raffigurata la storia di Alcesti (o la morte di Fedra), il cui originale è custodito presso il Museo Diocesano.
L'interno si presenta a tre navate con volta a botte, separano le navate quattro colonne binate; gli affreschi nelle volte fatta eccezione della volta del presbitero, sono opera di Lazzaro Tavarone risalenti al 1612. All'altare maggiore campeggia l'ultimo lavoro di Giacomo Antonio Ponsonelli del 1730 e disegnato da Pierre Puget; esso raffigura la Madonna sorretta da figure d'angeli, mentre nel presbiterio si trovano dipinti del settecento degli artisti: Giuseppe Cades 1784 – Giovanni David 1785 – Carlo Giuseppe Ratti 1787.
Nella contro-facciata vi è il dipinto di Simone Balli del sec. XVII, ai lati del portone d'ingresso vi è posto un gruppo scultoreo di Michele Sansebastiano il quale raffigura “Cristo e S. Pietro“; sulla sinistra il fonte battesimale di Anton Domenico Parodi del 1697. Lungo la navata centrale e gli altari laterali vi sono opere di artisti: Francesco da Pavia – Tiburzio de Fiechis – l'organo costruito da Giovanni Tamburini con complessivamente 4000 canne.
Gli altari laterali sono riccamente decorati e custodiscono un pregevole corredo di opere d'arte di artisti: Domenico Parodi – Giovanni Andrea Carlone – Daniello Solaro allievo del Puget – Gregorio De Ferrari – Taddeo di Bartolo – Giovanni Battista – Tommaso Orsolino- Filippo Parodi – G. B. Casoni – Bernardo Castello – Domenico Piola – Carlo Giuseppe Ratti. Fra il primo e il secondo altare si trova la supposta colonna della Chiesa romanica con l'immagine della Madonna della vita la quale risale al XIV sec.
Chiostro e risale al sec. XI ed è articolato attorno ad un cortile di metri 17 x 13; sul cortile si affacciano le abitazioni dei canonici, pur essendo stato modificato ha conservato lo stile romanico ligure arcaico, evidenziato dalle robuste e tozze colonne in pietra nera nonché dai capitelli di forma cubica e al lato della via una serie di archi a tutto sesto incorporati nello spessore dei muri.
Tra le persone legate alla Basilica troviamo: papa Pio VII il quale si rifugiò a Genova durante i cento giorni di Napoleone e il 16 aprile 1815 visitò la Chiesa celebrandovi la Messa.
Nel 1854 nella Chiesa venne battezzato Giacomo della Chiesa futuro papa Benedetto XV.
Nella Chiesa vi è sepolto il musicista Alessandro Stradella che venne pugnalato durante un soggiorno a Genova.

IV ITINERARIO
Palazzo Spinola dei marmi: è inserito il 13 luglio 2006 nella lista dei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova e da tale data fa parte del “Patrimonio dell'Umanità“ dall'Unesco; oggi è sede del Banco di Sardegna. Eretto tra il 1445/59 si presenta con facciata a fasce bicrome e nicchie con statue marmoree tre di esse sono state eseguite da Domenico Gagini da Bissone.
Palazzo Cambiaso: risale al 1558 ed è inserito tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova i quali dal 13 luglio 2006 fanno parte del “Patrimonio dell'Umanità“ dall'Unesco. Si presenta elegante con paramento a bugnato di pietra grigia, il quale fa risaltare il marmo bianco delle zoccolature; il portale reca una decorazione con fregio a bucrani nel quali vi è un'edicola votiva risalente al settecento.
Al suo interno si segnala la scena del “Ratto delle Sabine“ sita nel salotto del piano nobile, mentre nel salone grande vi è il dipinto “la stria di Amore e Psiche“ entrambi di Andrea e Ottavio Semino. Attualmente è di proprietà di un noto Istituto di credito bancario.
Palazzo Parodi: risale al 1571 e anch'esso è inserito nei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova seguendo gli altri. Nel 1845 venne acquistato dalla famiglia Parodi i quali ne sono tutt'ora proprietari. Esso si presenta con la facciata inferiore decorata a bugnato a punta di diamante; il portale è retto da due talamoni con nasi mozzi ad opera di Taddeo Carlone.
Al primo piano nobile entro due nicchie si trovano i busti di Franco Lercari e della moglie Antonia De Marini, la decorazione ad affresco risale al cinquecento con paesaggi in riquadri, mentre nella volta vi sono scene di battaglia. Al secondo piano nobile nella volta del salone troviamo un capolavoro della pittura genovese: un affresco di Luca Cambiaso.
Palazzo Podestà: risale al 1559 e fa parte dei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova e quindi dal 13 luglio 2006 “Patrimonio dell'Umanità“ dall'Unesco. Venne eretto da Giovan Battista Castello detto “il Bergamasco“ e da “Bernardino Cantone“, dopo vari proprietari passò ad Andrea Podestà il quale fu più volte Sindaco dal 1866 e il 1895.
La facciata è movimentata da una ricca decorazione a stucco con erme femminili alate, le quali sorreggono la cornice marcapiano del piano terra; nastri e drappi a reggere al primo piano, trofei d'armi, ghirlande e mascheroni coronano le finestre con figure classiche entro medaglioni ovali al secondo piano.
Gli interni riportano un ciclo di affreschi del pittore genovese Bernardo Strozzi del 1623/24 del primo piano, mentre al secondo piano vi è la decorazione a tema mitologico del sec. XVIII eseguiti da Giacomo Antonio Boni e la decorazione a stucco ed affresco con figure di divinità sulla volta della galleria sono di Lorenzo De Ferrari. Il salone reca le decorazioni eseguite da Tommaso Aldrovandini, mentre custodisce cinque celebri tele opera di Marcantonio Franceschini raffigurante storie di Diana.
Palazzo Doria: noto in precedenza come Palazzo del Principe risalente al 1530 oggi è adibito a museo e alla conclusione del percorso museale si ammira il giardino all'Italiana dotato della fontana del nettuno opera di Taddeo Carlone unitamente al fratello Giuseppe e figlio Battista Carlone negli anni 1599 – 1601. Il palazzo conserva cicli di affreschi e stucchi di argomento mitologico eseguiti da Perin del Vaga; le sale sono arredate con mobili del seicento, la Galleria espone un ciclo di arazzi risalenti al quattrocento di manifattura fiamminga.
Palazzo Rosso: eretto nel 1600 con ampio giardino, al suo interno ospita la “Galleria di Palazzo Rosso“ dislocata su tre piani; le sale conservano il fasto dell'antica dimora signorile con affreschi e ricchi arredi. Fra le opere esposte spiccano le tele di Pisanello, Tintoretto, Tiziano, Veronese, Caravaggio, Durer; inoltre custodisce una collezione di monete antiche, ceramiche e raccolta di pesi e misure genovesi.
Palazzo del municipio: risale al 1565 ed è inserito nei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova e tale è “Patrimonio dell'Umanità“ dall'Unesco; esso è l'unico edificio eretto su tre lotti di terreno con due ampi giardini che incorniciano il corpo centrale ed è sede del municipio di Genova dal 1848.
La facciata è caratterizzata dall'alternarsi di materiali di diverso colore: il rosa della pietra di Finale, il grigio-nero dell'ardesia, il bianco del pregiato marmo di Carrara. Sopra la zoccolatura il piano rialzato alterna le finestre con paraste rustiche aggettanti sostituite, al piano superiore, da paraste doriche. Sormontano le finestre di entrambi i piani mascheroni dalle smorfie animalesche. Lo stemma di Genova corona il portale marmoreo.
L'edificio è collegato all'adiacente Palazzo Bianco. Fa parte del polo museale genovese ed ospita le ultime sale della Galleria con la pittura genovese del XVII – XVIII sec. con la “Maddalena penitente“ di Antonio Canova, la collezione numismatica e quella di ceramiche del comune di Genova, le volte affrescate da Nicolò Barabino e Pietro Fea.
La sala Paganiniana custodisce il violino che fu costruito dal liutaio Italiano “Bartolomeo Giuseppe Antonio Guarnieri“ e appartenuto a Niccolò Paganini e detto “il cannone“; la copia del violino costruita dal liutaio francese “Jean Baptiste Vuillaum“ a Parigi nel 1834 per Paganini e appartenuta a Camillo Sivori e altri cimeli che appartennero al Violinista Italiano più celebre di ogni tempo. Tra le varie collezioni è interessante quella dei pesi e misure dell'antica Repubblica di Genova.
Palazzo Bianco: eretto nel cinquecento e trasformato nel settecento è sede della “Galleria di Palazzo Bianco“ e custodisce opere di Pontormo, Veronese, Rubens, van Dyck e dei principali maestri genovesi del XVI e XVII sec. Inoltre è da visitare il “Museo di arte orientale E. Chiossone“ ubicato ai margini della Villetta Di Negro adibita a parco pubblico.
Nella vicina piazza Portello si trova la stazione di partenza dell'ascensore pubblico il quale porta alla spianata del Castelletto, un belvedere che affaccia sulla città. A breve distanza vi è la “circonvallazione a monte“ la quale è una bella passeggiata panoramica e attraversa la parte alta della città.
Museo degli ospedali civili: ha sede nell'ospedale di S. Martino e conserva opere di artisti Italiani e stranieri che vanno dal sec. XIV al sec. XVIII, nonché ceramiche che vanno dal sec. XVI al sec. XIX.
Chiesa di S. Francesco: del 1931 e sita nei giardini dell'ospedale al suo interno custodisce opere pittoriche di artisti come: Valerio e Bernardo Castello – Alessandro Magnasco – un Crocifisso ligneo di scuola Maragliano.
Villa Boccanegra: sorge nell'area ospedaliera e appartenne a Simone Boccanegra il quale fu il primo doge della Repubblica di Genova e il nucleo più antico risale al sec. XIII, in stile gotico e finestre quadrifore. La villa ospita l'archivio storico dell'ospedale e viene utilizzata come centro congressi.
Chiesa di S. Siro: è una delle Chiese più antiche di Genova eretta secondo la tradizione nel sec. IV e vi fu sepolto il Santo vescovo Siro. La facciata si presenta in stile neoclassico e ai lati del portale d'ingresso vi sono le statue in stucco raffigurante: la Fede opera di Nicolò Traverso e della Speranza opera di Bartolomeo Carrea; dei bassorilievi raffiguranti episodi della vita del Santo si trovano sotto il timpano.
L'interno a tre navate divise da due file di archi sorretti da colonne binate, la decorazione è in stile barocco; è ricco di opere d'arte di artisti come: “Taddeo“ autore di diverse sculture; “Giovanni Battista“ al quale si devono gli affreschi della navata centrale, della cupola e del coro; gli affreschi del “Carlone“ eseguiti tra il 1650 e 1670 nella volta del transetto. Altri artisti del seicento realizzarono affreschi nelle volte delle cappelle e delle navate laterali (Gregorio De Ferrari, Domenico Fiasella e Domenico Piola.
L'altare magiore risale al 1670 in marmo nero e bronzo ad opera di Pierre Puget; di Rocco Pellone è il prospetto nella contro-facciata e ornato da una grande statua di S. Pietro del 1641. Il gruppo della pietà di Giacomo Carlone si trova nell'abside. Lungo le navate laterali vi sono sei cappelle riccamente decorate con opere di artisti: Orazio Gentileschi – Maragliano – Domenico Piola – Fiasella – Orazio De Ferrari – Gregorio De Ferrari – Aurelio Lomi – Carlo Bonone – Giovanni Domenico Cappellino – Ventura Salimbeni – Cristoforo Roncalli – Francesco Campora.
Il chiostro risale al 1575 al centro al posto del pozzo sorge una struttura circolare e sormontato da un tetto a pagoda sostenuto da colonne in ghisa, venne eretta nel 1907 per i bagni pubblici ed è rimasto in funzione fino agli anni trenta del novecento. Nella Chiesa il 23 giugno 1805 venne battezzato Giuseppe Mazzini.
Casa di Mazzini: è sede del museo del risorgimento e di particolare rilievo sono le sezioni dedicate a Giuseppe Mazzini – Giuseppe Garibaldi e Goffredo Mameli.
Stazione della funicolare: conduce al “Righi“ uno dei punti panoramici più suggestivi della città, ad un'altezza di 302 metri da cui si può vedere il cimitero di “Staglieno“ nella valle del bisagno dove si trova la tomba di Mazzini.
Chiesa di S. Nicola da Tolentino: risale al 1597 ed è raggiungibile anche da una fermata intermedia della Funicolare, la cui fermata è anche punto d'incrocio, essa venne radicalmente modificata a seguito dei bombardamenti dell'ultimo conflitto mondiale; la facciata risale al rifacimento del 1977. L'interno a navata unica con volta a botte decorata a stucco di gusto rococò e ampie cappelle laterali ricche di marmi. Custodisce un affresco di Lazzaro Tavarone, gruppo ligneo di Pasquale Navone, statua di Tommaso Orsolino, dipinti di Giovanni Battista Paggi, statua della Madonna di Taddeo Carlone, dipinto di Bartolomeo Guidobono.
Di fianco al presbiterio vi sono portali di marmo intarsiati del 1656 e un martirio di S. Lorenzo su tavola di pittore ignoto del XVI sec. Nella Chiesa trovano sepoltura lo scultore Nicolò Stefano Traverso e Giacomo Mazzino (padre dello storico Giuseppe) oltre a: Nicolò Maria Serafino De Katt e Ferdinando Alessandro De Katt.
Santuario della Madonnetta: o Santuario di Nostra Signora Assunta di Carbonara, uno dei principali Santuari mariani della provincia di Genova e risalente al 1695 anch'esso raggiungibile con la funicolare tratta Zecca – Righi alla fermata “Madonnetta“. Prende il nome da una statua di alabastro della Vergine la quale venne donata da un mercante di Savona certo Giambattista Cantoni nel 1650 e ricoverata dal predicatore “Carlo Giacinto“ nella Chiesa sul poggio dove venne eretto il Santuario in stile barocco.
Il Santuario è caratterizzato da un sagrato ottagonale pavimentato a rissoeu (ciottoli bianchi e neri) e lungo il perimetro del muro di cinta si apre una nicchia la quale contiene un gruppo marmoreo raffigurante la Pietà di Domenico Parodi.
L'interno a navata unica con cappelle laterali, per la presenza della cripta il presbiterio è sopraelevato da due rampe di scale. Essa è impreziosita dagli affreschi realizzati da Bartolomeo Guidobono nel 1697. Del corredo artistico fanno parte la statua “Madonnetta“ opera di Giuseppe Gaggini, il gruppo ligneo della “Pietà“ del 1733 di Anton Maria Maragliano, un dipinto di Giovanni Battista Paggi del 1620, una tavola e una piccola tela del Guidobono.
Il Santuario è sede permanente di un prestigioso presepe genovese visibile tutto l'anno, animato da circa 100 statuine di scultori del passato. Il pregio maggiore del presepe deriva dalla presenza delle figure interamente in legno e attribuite al Gaggini, mentre altre statuine in legno sono attribuite al Maragliano.

V ITINERARIO
Chiesa della SS. Annunziata: risale al 1520 con facciata neoclassica caratterizzata da due campanili e un grandioso pronao con sei colonne in stile ionico; l'interno grande e luminoso restaurato dopo i danni della seconda guerra mondiale, si presenta a tre navate pianta a croce latina con cappelle nelle navate laterali e arricchite da affreschi, dipinti, marmi intarsiati e stucchi in oro zecchino. Il filosofo ed enciclopedista Montesquieu nel settecento la definì “la più bella Chiesa di Genova“.
Vi sono opere di artisti come: Giovanni Andrea Ansaldo; Gioacchino Assereto; Giulio Benso; Luca Cambiaso; Giovanni Battista Paggi; Domenico Piola; Domenico Scorticone e Giacomo Porta per i marmi policromi e intagliati; Giovanni Battista Carlone e il fratello Giovanni; Gregorio De Ferrari; Andrea Semino; Giovanni Andrea De Ferrari; il Guercino; Pietro Paolo Raggi; Luciano Borzone; Aurelio Lomi; Giovan Battista Vicino; Nicolò Carlone; Fiasella; Vittorio Gatto; Octave Pellè; Bernardo Carbone; Sebastiano Galeotti; Giulio Cesare Procaccini; Anton Maria Piola; Bernardo Strozzi; Calvi; Giovanni Andrea Carlone; Tommaso Clerici; Tommaso Orsolino; Leonardo Ferrandino; Simone Barabino.
Porta dei Vacca: risale al 1155 per il sistema difensivo della terza cerchia di mura per far fronte ad eventuali aggressioni di Federico Barbarossa; essa fu chiamata di Santa Fede per la vicinanza della Chiesa omonima e di cui oggi restano i resti all'interno della struttura ad uso di uffici comunali. Prese il nome del Vacca in onore della famiglia Vachero la quale possedeva alcune proprietà nella zona; venne usata come prigione e fu teatro di giudizi ed esecuzioni capitali.
Colonna infame: sorge nel quartiere Prè in piazza Vacchero e venne eretta in memoria del tradimento di Giulio Cesare Vachero, l'avventuriero genovese che nel 1628 partecipò ad una congiura contro la Repubblica di Genova favorendo i Savoia; i congiurati vennero scoperti e giustiziati, mentre del principale esponente della rivolta fu rasa a suolo la casa ed eretta la colonna.
Nel 1644 i discendenti ottennero la possibilità di costruirvi una grande fontana per nasconderla la quale reca la seguente iscrizione: “A memoria dell'infame Giulio Cesare Vachero uomo scelleratissimo che, poiché cospirò contro la Repubblica, (avendo tagliata la testa, avendo prelevati i beni, avendo esiliati i figli e avendo distrutta la casa, pagò le pene dovute. Anno del Signore 1628”.
Museo FabrizioDe Andrè: si trova nel cuore della città vcchia e prende il nome dalla via e dal numero civico del negozio originario “via del Campo 29 rosso“; il negozio negli anni sessanta / settanta del novecento fu un luogo d'incontro e di cultura dei giovani appassionati di musica. Oggi il museo ripercorre la storia delle opere di Fabrizio De Andrè e non solo, è anche presente una sezione dedicata alla scuola genovese della canzone d'autore.
Palazzo reale: risale al 1618 è uno degli edifici storici inserito in data 13 luglio 2006 nella lista tra i 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova divenuti “Patrimonio dell'Umanità” dall'Unesco. Esso è un polo museale con dimora storica con giardino e pinacoteca, la Galleria di Palazzo Reale costituisce una delle principali quadrerie cittadine; fa parte di un importante complesso architettonico del sei/settecento nel quale sono conservati intatti gli interni di rappresentanza, stucchi, affreschi, quadri e arredi.
Il Palazzo conserva mobili originali tra questi i mobili dell'ebanista britannico “Henry Thomas Peters“, tra gli affreschi più importanti vi è “la fama dei Baldi“ opera di Valerio Castello e Andrea Seghizzi; “la primavera che spinge lontano l'inverno“ di Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli; “Giove che manda giustizia sulla terra“ di Giovanni Battista Carlone.
Oltre duecento dipinti sono esposti nelle sale nobili con opere di artisti come: Bernardo Strozzi – il Greghetto – Giovanni Battista Gaulli detto (il Baciccio) – Domenico Fiasella – Bassano Tintoretto – Luca Giordano – Antoon Van Dyck – Simon Vouet e il Guercino. Inoltre tra le opere scultoree spiccano quelle di Filippo Parodi. Fastosa si presenta la galleria degli specchi con quattro statue di Filippo Parodi “Giacinto – Clizia – Amore o Narciso – Venere“ e un gruppo marmoreo di Francesco Schiaffino raffigurante: “il Ratto di Proserpina“.
Palazzo dell'Università: risale al 1623 e dal 1640 fu la sede del Collegio dei Gesuiti, dal 1775 dell'Università degli studi di Genova. Esso custodisce ambienti di notevole interesse artistico e storico con importanti opere d'arte; nell'atrio monumentale allo scalone vi è una coppia di colossali leoni in marmo bianco scolpiti su disegno di Domenico Parodi. La cappella universitaria conserva sette formelle bronzee raffiguranti storie della passione un capolavoro del Giambologna.
Palazzo Durazzo-Pallavicini: risale al sec. XVI e anch'esso dal 13 luglio 2006 è inserito nella lista dei 42 palazzi iscritti ai Rolli di Genova e divenuti “Patrimonio dell'Umanità“ dall'Unesco. La dimora è arricchita da un archivio monumentale il quale raccoglie carte di molte parentele che hanno pesato sulla storia di Genova; la biblioteca e la raccolta di manoscritti volute da Giacomo Filippo Durazzo nel sec. XVIII sono state di recente trasferite nel palazzo.
Ponte dei mille: da cui partono gite in battello per visitare il grande porto di Genova, il quale è visibile anche dai numerosi punti panoramici della città. Esso è formato da circa 26 km di banchina e 17 km di dighe foranee.
Lanterna: sorge nella zona dl vecchio porto ed è il faro portuale del capoluogo Ligure che un tempo era definita “la Superba“ o “Dominante dei mari“. Con i suoi 37 metri di altezza è il faro più alto del Mediterraneo e secondo d'Europa dopo il faro di “Ile Vierge“ nel dipartimento francese. La sua costruzione risale al 1128 mentre la torre attuale è del 1543 e consiste in una torre su due ordini di sezione quadrata con terrazza alla sommità di ciascun ordine.
Per raggiungere la sommità al suo interno vi è una scala in muratura dotata di 365 gradini in totale, di cui solo 172 aperti al pubblico i quali permettono di raggiungere la prima cornice. Esso è il terzo faro più antico del mondo fra quelli ancora in attività, viene dopo la “Torre di Hèrcules“ della città spagnola “La Coruna“ e il faro di “Kopu“ sito sull'isola estone di Hiiumaa. Annesso alla torre vi è anche il museo della Lanterna distante circa seicento metri costeggiando le vecchie mura; al suo interno periodicamente vengono ospitate mostre tematiche.
Curiosità: una leggenda genovese narra che il progettista della lanterna fosse stato gettato giù dalla sua cima affinchè non ricreasse in altro luogo una costruzione analoga, mentre un'altra leggenda narra che fu gettato di sotto per non pagarlo.
Durante il periodo che la Lanterna venne utilizzata come prigione, ospitò per cinque anni il Re di Cipro “Giacomo di Lusignano“ e sua moglie i quali tra quelle mura diedero alla luce il figlioletto Giano.
Dai registri del faro si evince che nel 1449 tra i custodi della Lanterna vi era anche Antonio Colombo zio paterno di Cristoforo.
Nel 1602 un fulmine colpendo la torre ne demolì la parte merlata e vi fu posta una targa che ancora oggi recita: “Jesus Cristus rez venit in pace at Deus homo factus est“.
Castello De Albertis: è una dimora storica del 1886 e oggi è sede del museo delle culture del mondo e museo delle musiche dei popoli ed è una delle case-museo più apprezzate, ubicato su un'altura del quartiere Castelletto domina Genova. Insieme alle collezioni etnografiche e archeologiche, il museo ospita collezioni marinaresche, raccoglie testimonianze e souvenir delle popolazioni incontrate dal capitano De Albertis con quantità e varietà di armi sudanesi e dello Zambesi, lance cinesi e alabarde europee le quali vanno a decorare lo scalone e il secondo piano.
Albergo dei poveri: è un edificio del 1656 sito nel quartiere Castelletto e da qualche anno nella parte orientale è presente la facoltà di Scienze politiche dell'Università degli studi di Genova. L'albergo è ricco di pregiate opere artistiche, pittoriche e scultoree dotata anche di una Chiesa intitolata all'Immacolata Concezione, a navata unica in cui si può ammirare un dipinto di Domenico Piola e alcuni altari marmorei.
Una statua dell'Assunta scolpita dallo scultore Pierre Puget di Marsiglia è presente sull'altare maggiore ad opera di Francesco Schiaffino. All'interno della quadreria sono presenti dipinti di Pier Francesco Sacchi, il ritratto di Emanuele Brignole il quale è stato il fondatore e vi è sepolto sotto una lapide senza nome, ad opera di Giovanni Bernardo Carbone; inoltre custodisce dipinti di Giovan Battista Paggi, Giovanni Andrea De Ferrari, Orazio De Ferrari il quale è l'autore di un presepe mistico con S. Francesco e vari pittori della scuola fiamminga del seicento.
Acquario: è il più grande acquario Italiano, primo in Europa per le specie di animali ma secondo per superficie dopo quello di Valencia in Spagna; esso è ubicato a Ponte Spinola nell'antico porto del cinquecento di Genova. Dotato di un percorso di circa ore due e trenta minuti con 70 vasche e ospita circa 15.000 animali di 400 specie diverse.
Vascello: sito nell'antico porto di Genova venne costruito nel 1986 nei cantieri di “Port El Kantaoul“ (Tunisia) appositamente per il film Pirati di Roman Polanski e nel 2011 il “Neptune“ è stato usato come ambientazione per la trasposizione televisiva della “Jolly Roger“ del capitan Uncino nella miniserie televisiva Neverland “la vera storia di Peter Pan“ di Nick Willing.
Museo: Nella cittadina di Genova vi sono i seguenti musei: Museo di storia alla Lanterna; Museo d'Arte Claudio Costa in via Giovanni Maggio; Museo dell'Accademia ligustica belle arti al largo Sandro Pertini; Museo di biologia marina presso l'Acquario; museo di storia presso la casa di Cristoforo Colombo; Museo del teatro in V/le quattro novembre; Museo di storia navate galata del mare; Museo del calcio storia del Genoa; Museo delle culture del mondo; Museo delle musiche dei popoli; Musei di Arte di strada nuova; Museo dell'acqua e del gas; Museo d'Arte contemporanea a Villa Croce; Museo diocesano; Museo d'Arte orientale; Museo del risorgimento; Museo di archeologia; Museo di S. Agostino; Museo di storia naturale; Museo del tesoro della Cattedrale di S. Lorenzo; Museo Giannettino Luxoro; Museo navale di Pegli; Museo nazionale dell'Antartide Felice Ippolito; Museo speleologico del Monte Gazzo e Museo dei beni culturali Cappuccini di Genova.
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