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Rapallo

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Vanta origini remote legate alla presenza dei liguri tigulli. In epoca medievale fu prima libero comune e poi tra il X – XI sec. passò sotto il dominio di Genova a cui rimase fedele nelle lotte contro pisani e Veneziani. E' celebre per essere stata sede di due importanti trattati di pace: 1920 tra il Regno d'Italia e il Regno di Jugoslavia, nelle sale della villa Spinola (oggi conosciuta come villa del trattato) i nuovi confini nei Balcani; l'altro: tra la Repubblica di Weimar e l'Unione Sovietica nel 1922 per rinunciare reciprocamente ai danni di guerra. E' anche noto per la produzione di merletti e pizzi.

Monumenti
Santuario di Nostra Signora di Montallegro: risalente al 1557 ubicato su di un colle a circa 612 metri s.l.m. Ed è considerato uno dei principali Santuari della Liguria, eretto a seguito dell'apparizione della Vergine il 2 luglio 1557 al contadino Giovanni Chichizola, a questi lasciò un quadretto di arte bizantina raffigurante la Dormitio Marie (Transito di Maria SS.) da donare alla comunità rapallese come prova della sua apparizione. Dopo l'improvvisa scomparsa della “bella Signora“ sulla roccia dov'era avvenuta l'apparizione e dove il povero contadino si era appisolato, cominciò a sgorgare acqua fresca e pura.
Raccontato il tutto ai paesani questi si recarono sul luogo e trovarono il quadretto e la sgorgante fonte d'acqua; con il curato portarono il quadretto nella basilica dei Santi Gervasio e Protasio ma il mattino seguente la tavoletta venne ritrovata sul Monte Letho. Con cerimonia solenne il parroco riportò in paese l'icona e la chiuse nell'armadio della parrocchia; il giorno successivo ritrovarono di nuovo l'immagine sul monte dove fu chiaro il luogo dove voleva essere venerata.
Molte sono state le visite storiche di alti Prelati e Santi e ad essi una cerimonia storica si è svolta il 28 luglio 2008 quando, per la prima volta al Santuario è stato celebrato un matrimonio con il rito Ortodosso. Per eliminare le barriere architettoniche che rendevano difficoltoso il raggiungimento del Santuario, dal 20 dicembre 2009 vi è un ascensore a cremagliera il quale collega la sede stradale con il piazzale del Santuario.
La Chiesa al suo interno si presenta a navata unica con quattro altari laterali. Sull'altare principale vi è collocato il quadretto bizantino in un barocco padiglione d'argento, il quale fu donato dal nobile Tomaso Noce. L'icona è dipinta su di una tavoletta in legno di pioppo di cm. 18 x 15 e rappresenta la SS. Trinità e l'anima della Vergine che sale al cielo nel momento della morte.
Attorno al quadretto, che per credo cristiano è custodito presso il Santuario per volere stesso della Madonna, si sono raccolte diverse leggende popolari riguardanti misteriose sparizioni e riapparizioni dello stesso; oltre all'evento del 1557 vi fu quello del 1574 con una nave proveniente dalla Repubblica di Ragusa e guidata dal capitano Nicola de Allegretis venne colta dalla tempesta lungo le coste delle cinque terre, il capitano appellandosi a Dio fece voto di recarsi al più vicino Santuario qualora fosse scampato alla tragedia imminente.
La nave approdò a Rapallo con l'intero equipaggio sano e salvo, tutto il gruppo si recò al Santuario di Montallegro; arrivati al tempio riconobbero il quadretto che secondo loro, scomparve dalla loro Chiesa anni prima. Accusati di furto i rapallesi, il giudice del Tribunale della Repubblica di Genova fece consegnare il quadro nelle mani del capitano. La nave ripartì con orgoglio di aver salvato la vita e ritrovato l'antica reliquia; dopo poche miglia di mare, il quadro era sparito dalla cabina del comandante e sulla nave non vi era traccia, così ritornarono a Rapallo e saliti al Santuario, poterono ammirare con stupore, che l'icona era sull'altare come l'avevano trovato nella loro prima visita.
Presso il Santuario vi è un ex voto deposto da tale Nicola de Allegretis raguseo recante la seguente iscrizione: “26 dicembre 1574 presso Monterosso alla Vergine Madre di Dio io Nicolò De Allegretis Raguseo feci un voto e ricevetti la grazia“. La corona d'oro indossata dalla Vergine del 1844, è il dono delle maestre di pizzo e del tombolo rapallese che all'epoca venne stimato in 1.400 lire piemontesi. Il Santuario è raggiungibile dalla via carrozzabile; dalla mulattiera in cui vi sono collocate le 14 stazioni della via Crucis; con la funivia inaugurata nel 1934.
Pieve di S. Stefano: del sec. XI che secondo fonti storiche esso fu il primo edificio religioso a nascere; ad essa nel 1443 fu aggiunta la torre campanaria, oggi è sede della confraternita dei Neri e dell'omonimo oratorio.
Basilica dei Santi Gervasio e Protasio: del 1118 con la facciata recante l'iscrizione: “L'anno 56 di Cesare Augusto e 14 dalla natività di Nostro Signore, l'ottavo giorno delle idi di agosto, questo tempio fu dedicato agli dei pagani, come risulta dalla lapide di mirabile antichità, trasferita in questa parte superiore dell'ingresso che esisteva dove oggi è il coro per mandato degli amministratori della Chiesa Signori Agostino Cagnone, Nicola Chichizola, Carlo Lencisa, Battista Giudice l'anno 1606, il giorno 16 ottobre”. Secondo gli storici questa è la prova che la Chiesa sia sorta su di un tempio pagano.
Il portale bronzeo reca l'apparizione di Nostra Signora di Montallegro, mentre le porte laterali anch'esse in bronzo recano le raffigurazioni dei Santi Lucia, Rosalia, Gervasio e Protasio. La cupola risale al 1914; il campanile nel corso dei secoli è stato eretto e abbattuto fino a raggiungere l'attuale altezza di mt.67 di fatto la torre più alta della Liguria, presentandosi forse per errore di calcolo o di scavo nelle fondamenta, con problemi di stabilità e di pendenza per la natura paludosa dell'area.
L'interno presenta la navata destra con battistero con vasca marmorea del sec. XVII; dipinti di artisti come Mattia Traverso – Nicola Neonato, mentre la navata sinistra presenta opere di Giovanni Andrea De Ferrari; il gruppo ligneo di Nostra Signora di Montallegro dello scultore Gardenie Stuflesser; altare scolpito da Gio Bernardo Garvo; due statue in marmo dello scultore Francesco Baratta e tela di Luca Cambiaso.
Gli affreschi della navata centrale risalgono al 1854 dell'artista Agostino Bottazzi, le vetrate sono opera di Rolando Monti; la cupola internamente è affrescata in stile liberty da Archimede Albertazzi. La quattro statue marmoree raffiguranti i quattro evangelisti poste nella zona sottostante la cupola sono dell'artista Antonio Orazio Quinzio. Il pulpito in marmo è opera di Lorenzo Riddi, mentre l'altare nel transetto è opera di Gaetano Moretti.
Nel presbiterio vi è collocato l'altare in marmo opera di Bernardo Schiaffino, mentre il gruppo marmoreo al centro raffigurante l'apparizione della Vergine al contadino Giovanni Chichizola è opera di Enrico Quattrini. L'affresco del Cristo Pantacratore con i Santi Gervasio e Protasio è opera di Archimede Albertazzi e nella volta “l'Assunzione di Maria“ del pittore Pasquale Arzuffi.
Chiesa di S. Francesco: del 1519 al suo interno si divide in quattro navate da pilastri ottagonali bicromi; custodisce un dipinto di Giovanni Battista Borzone e il gruppo ligneo dello scultore Anton Maria Maragliano, il quale raffigura il Cristo incoronato di spine.
Santuario della Madonna di Caravaggio: risale al sec. XVII nella frazione di S. Maria del Campo a 615 metri s.l.m. E' raggiungibile attraverso un tracciato sentiero tra i boschi, dal piazzale e lungo il percorso si gode di una vista panoramica sul golfo del Tigullio.
Chiesa millenaria: del sec. XIII dedicata al Sacro cuore e sita nella località di Ruta; essa si presenta in stile architettonico romanica con navata centrale absidata e pietre a vista. Sorge in posizione panoramica immersa nel verde e sita in un prato contornato da alberi da dove si diparte un sentiero che sale sul monte Esoli e raggiunge il Santuario della Madonna di Caravaggio.
Monastero di S. Maria in Valle Christi: risale al 1204 in stile gotico romanico ed è inserito nella lista dei “Monumenti Nazionali Italiani” esternamente alcuni cospicui avanzi ne permettono la lettura; con volta a crociera in conci squadrati, mentre la torre campanaria si erge con la sua struttura in cotto, scandita dagli archetti pensili e alleggerita su di ogni prospetto da trifore marmoree.
Il corpo conventuale in parte deperito era di tre piani il cui piano terra adibito ad uso agricolo con cantine e altro, mentre i piani superiori erano alloggi per le suore, ambienti di lavoro e preghiere. L'interno reca il presbiterio e transetto con copertura da volte a crociera in mattoni, mentre le cappelle laterali hanno volte a botte in pietra. Della sua antica decorazione rimangono i resti intonacati di una zebratura bianca e nera.
L'ubicazione poco soleggiata favorisce la crescita di muschi e licheni e lo stato di abbandono esaltano il fascino lugubre delle strutture gotiche, dando vita ad una leggenda molto antica in cui una suora innamorata di un pastore trasgredì al voto di castità rimanendo incinta e per punizione fu murata viva con la creatura appena nata in una cella del convento. Molti asseriscono che nelle notti senza luna un lamento struggente sale dalle pietre e si diffonde nella campagna.
Monastero delle Clarisse: risalente al sec. XVI e oggi il complesso monastico è adibito a teatro-auditorium per la Chiesa e a museo il resto del complesso monastico con esposizione di collezione in oro, porcellana, avorio, sculture e dipinti pregiati.
Cernobbio di S. Tommaso: del sec. XII in stile romanico visibile al suo interno la colonna centrale con due archi che sostengono il tetto dividendo un due navate la struttura, la quale è ubicata in un podere privato e abbandonata.
Oratorio dei Bianchi: del sec. XV sede della locale confraternita dei Disciplinanti detta appunto “Dei Bianchi“. Si presenta a navata unica con piccolo campanile, custodisce al suo interno: una statua lignea del quattrocento ad opera di Anton Maria Maragliano e la statua dello scultore Antonio Canepa; di pregio sono gli antichi Crocifissi che vengono portati in processione e l'organo a canne in cassa barocca del 1779.
Ex Chiesa anglicana di Saint George: del 1902 e dal 2001 è stato dichiarato “Monumento Nazionale“; durante l'ultimo conflitto mondiale venne adibito a deposito di merci e per una sempre più ridotta presenza di britannici, dal 1975 è proprietà privata, al suo interno vennero celebrati i funerali dello scrittore e caricaturista inglese Max Beerbohm il 20 maggio 1956.
Porta delle saline: unica porta sopravvissuta del centro storico la quale nel corso dei secoli è stata abbellita con le tipiche colorazioni e del quadretto bizantino della Madonna della cui apparizione il 2 luglio 1557.
Torre civica: è la maggiore e la più importante tra le antiche torri della città risalente al 1473.
Il Lazzareto: risale al 1450 con l'arrivo della lebbra sito nella frazione di Bana; il ricovero è citato in una bolla di papa Sisto IV del 1471. Oggi si presenta in precarie condizioni strutturali specie nelle coperture e negli affreschi della facciata esterna.
Castello: sul mare risalente al XVI sec. All'interno vi è una piccola cappella dedicata a S. Gaetano eretta nel 1688, la quale è dotata della caratteristica cupoletta con campana e ben visibile all'esterno del castello. E' dichiarato “Monumento Nazionale Italiano” dal Ministero dei Beni Culturali.
Torre di Punta Pagana: del 1563 e si presenta in buono stato di conservazione dal 1981 è proprietà del FAI (Fondo Ambiente Italiano).
Nella cittadina vi sono edifici civili e pubblici di pregio storico e architettonico soprattutto nel cuore dell'antico borgo medievale con cinquecenteschi e seicenteschi portali in ardesia. Tra le case e i palazzi del centro storico spicca il palazzo del municipio che fu antico ricovero ospedaliero.
Villa Tigullio: sede del museo comunale del pizzo al tombolo e della biblioteca civica internazionale.
Ponte Annibale: ad arcata unica in stile romanico, il documento più antico che ne attesta la presenza risale al 7 aprile 1049.
Chiosco della musica: del 1929 in stile liberty si presenta in padiglione di metri 10 di diametro e nove metri di altezza con 12 colonne le quali sostengono la cupola. All'interno della cupola sono raffigurati: Giuseppe Verdi – Gioachino Rossini – Vincenzo Bellini – Arrigo Boito – Ludwig van Beethoven – Daniel Auber – Giacomo Meyerbeer – Giovanni Pierluigi da Palestrina – Wolfgang Amadeus Mozart – Hector Berlioz e Christoph Willibalb Gluck.
Nei medaglioni degli archi sono raffigurati: Johann Sebastian Bach – Gaspare Spontini – Giovanni Battista Pergolesi – Domenico Cimarosa – Georges Bizet – Amilcare Ponchielli – Charles Gounod - Gaetano Donizetti - Claudio Monteverdi – Georg Friedrich Handel – Franz Joseph Haydn e Giacomo Puccini. Titti dipinti dal pittore locale Giovanni Grifo.
Gazebo: risale all'ottocento adibito in passato a luogo commerciale del mercato ittico, oggi viene utilizzato per manifestazioni culturali, mostre e altro.
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