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San Miniato

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Fu il vico romano di Quarto che nell'alto medioevo si espanse intorno ad una Chiesa dedicata a S. Miniato; in seguito fu fortificato e Federico II vi eresse la rocca. Dopo un periodo di autonomia fu conquistata da Firenze. E' famoso per i suoi tartufi bianchi; S. Miniato basso rappresenta la parte industriale attiva per la lavorazione delle pelli e del cuoio.

Monumenti
Cattedrale di S. Maria Assunta: e di S. Genesio: risalente al XII sec. e fu citata la prima volta in una bolla del papa Celestino III, essa è caratterizzata all'esterno dalla facciata a salienti, con un paramento murario in mattoncini con 26 bacini ceramici decorati (sostituiti da copie mentre gli originali sono al museo diocesano), essi presentano un fondo a smalto bianco con decorazioni in blu cobalto e bruno di manganese. Nella parte inferiore si aprono tre portali cinquecenteschi in arenaria, ciascuno sormontato da architrave e lesene, sui portali laterali vi è un rosone circolare.
Alle spalle della Cattedrale vi è il campanile a pianta rettangolare chiamato anche: la torre di Matilde costruito nel sec. XII, come torre di avvistamento e collegato alla Cattedrale nel sec. XV. La torre è sormontata da un parapetto poggiante su archetti pensili e ornato con merli guelfi; la cella campanaria apre all'esterno con monofore ogivali. Nella torre vi è un orologio che ha due quadranti circolari dipinti.
L'interno è in stile rinascimentale frutto dei lavori di Pietro Bernardini con decorazioni in stile barocco; la pianta è a croce latina con l'aula divisa in tre navate, separate da due serie di archi a tutto sesto poggianti su colonne ioniche in finti marmi policromi e coperte con soffitti a cassettoni riccamente intagliato e dorato originario del XVII sec.
La navata centrale al di sopra delle arcate presenta tra oculi affreschi ottocenteschi; a metà della navata centrale si trova il pulpito marmoreo di Amalia Duprè, che presenta sopra il parapetto dei bassorilievi; della stessa artista sono alcuni monumenti funebri nelle navate progettati dal padre: Giovanni Duprè e legati al alcuni Sanminiatesi illustri: Jacopo Bonaparte, il vescovo Giovan Francesco Maria Poggi, il chimico Gioacchino Taddei e il poeta Pietro Bagnoli. L'antico pulpito firmato Giroldo da Como del 1274 è nel Museo diocesano.
La fonte battesimale è a forma di vaso scolpita da Giovan Battista Sandrini nel 1639. Nel braccio destro del transetto vi è un'acquasantiera duecentesca. Il presbiterio che occupa la crociera è delimitato da una balaustra in marmi policromi e sotto l'arco absidale vi è l'altare maggiore barocco in marmi policromi, sormontato da un pregevole Crocifisso ligneo di scuola pisana del sec. XVIII e sito alle spalle della cattedra episcopale in legno dipinto. Nell'abside si trovano gli stalli lignei del coro.
Tra le pale d'altare spiccano: la Deposizione di Francesco d'Agnolo detto lo Spillo, fratello di Andrea del Sarto del 1528; l'Adorazione dei pastori di Aurelio Lomi; la Resurrezione di Lazzaro di Cosimo Gamberucci; il battesimo di Cristo di Ottavio Vannini. Le cappelle del suffragio di S. Filippo Benizi e di S. Francesco di Paola, furono affrescate da Anton Domenico Bamberini nel seicento, con affreschi a monocromo e storie della vita dei rispettivi Santi titolari. La cappella di S. Rocco ha una cupoletta con decori in stucco e affreschi di Giovan Camillo Sagrestani, che dipinse anche le tele sull'altare e sulle pareti laterali le storie di S. Rocco.
Oltre la crociera coperta con volta a vela e affrescata con nei pennacchi Angeli e al centro l'Assunzione di Maria, l'abside rettangolare inserita all'interno della torre di Matilde e coperta con volta a botte affrescata da Annibale Gatti. L'organo a canne è a trasmissione elettronica del 1966. Una lapide ricorda l'eccidio del 22 luglio 1944 di 55 persone nel Duomo, quando una granata sparata dal 337° battaglione d'artiglieria campale statunitense colpì la Chiesa.
Museo diocesano: di arte sacra a S. Miniato: inaugurato nel 1966 conserva opere d'arte e suppellettile liturgica proveniente dal Duomo e dalle altre Chiese, inoltre vi sono dipinti del sec. XVII provenienti dalla donazione nel 1910 del Cardinale Alessandro Sanminiatelli Zabarella alla canonica di Montecastello. Arricchiscono 21 bacini decorati con motivi geometrici e zoomorfi in ceramica di bottega Tunisina proveniente dalla facciata della cattedrale (1165 – 1220); parti di un ambone di Giroldo di Jacopo da Como 1274; pannello di polittico con S. Caterina d'Alessandria 1365 tavola attribuita a Jacopo di Cione; altre opere di Lorenzo Lippi; Domenico Cresti; Giovan Battista Tiepolo; il Cigoli; Baccio della Porta; Neri di Bicci; e altri.
Chiesa dei Santi Stefano e Michele: la Chiesa è antecedente all'anno mille; nel trecento vi era annesso un ospedale retto dai canonici di S. Antonio Abate di Vienne, per i malati del fuoco di S. Antonio, l'aspetto attuale è dovuto alle trasformazioni avvenute nel cinquecento e ottocento. Una testimonianza è nel TAU simbolo dei frati murato sul lato esterno della Chiesa.
Chiesa della SS. Annunziata: eretta nel 1522, l'edificio è tutto in laterizio, ha una struttura a pianta centrale absidata con alto tamburo ottagono che nasconde la cupola. L'interno è dovuto ai lavori del seicento; fu ampliata nel 1657 quando vi fu costruito anche un maestoso altare in pietra serena della Gonfolina che fa da cornice ad un'Annunciazione trecentesca ad affresco. Alla sommità della cupola vi è un affresco di Anton Domenico Bamberini che celebra l'incoronazione della Vergine. Ai lati della Chiesa vi sono resto di un chiostro.
Chiesa di S. Caterina: risalente al sec. XIII, nella facciata a cortina semplicemente intonacata e coronata da un fastigio ornato da vasi in terracotta, si aprono due nicchie che ospitano una statua settecentesca in pietra, raffigurante S. Agnese e un S. Nicola in terracotta. L'interno risale al seicento è ad aula unica con quattro altari in pietra serena, dedicati ai Santi dell'ordine agostiniano; l'altare maggiore con lo sposalizio di S. Caterina di Ottavio da Montone e sul fianco sinistro un'ampia cappella dedicata al Sacramento.
Santuario della Madonna Madre dei bambini: o morte dei bimbi, noto anche come pieve di S. Giovanni Battista a Cigoli (borgo vicino S. Miniato). Si hanno notizie risalenti prima dell'anno mille; l'edificio è stato ampliato nel sec. XVI e oggi dell'originale costruzione resta parte dell'abside e il campanile trecentesco. La facciata risale al sec. XIX, al suo interno sono visibili tracce quattrocentesche di scuola fiorentina e un tabernacolo gotico opera di Neri di Fioravante del 1381; dentro il tabernacolo si conserva un altorilievo in legno policromo raffigurante la Madonna col Rosario del sec. XIV detta la madre dei bimbi.
L'icona raffigura la Madonna in trono con il bambino in braccio è un bassorilievo ligneo scolpito e dipinto di dimensioni 179 per 97 cm. XIV sec., opera di ignoto appartenente alla scuola di Giotto. L'organo a canne risale al 1827 ed è collocato all'interno della navata centrale, è in legno decorata con dipinti ottocenteschi e raffigura strumenti musicali. La cassa in legno variopinto è decorata con festoni traforati delimitata ai lati da una coppia di paraste adiacenti ad una coppia di colonne i cui capitelli a base toscana e d'ordine corinzio sorreggono la cimasa a trabeazione.
Presepe artistico: di Cigoli è un'opera in miniatura rappresentativa della vita di Gesù ai tempi della sua nascita e di ambientazione tipica palestinese. La rappresentazione si articola su una superficie di 100 mq nei locali del Santuario con figure alte da sei cm a un massimo di 60 cm; inoltre è conosciuto per le strumentazioni tecnologiche finalizzate alla riproduzione del ciclo giornaliero: alba – mattino – pomeriggio – tramonto – crepuscolo – notte – delle stelle del cielo, la luna e la stella cometa e dei tipici rumori del tempo.
Il presepe artistico di Cigoli trae origini dalla fine del 1800 con grandi statue di gesso; dal 1976 con la costituzione del gruppo Scout di Cigoli, sono stati realizzati i primi grandi presepi nelle sale adiacenti il Santuario.
Pieve di S. Giovanni Battista a Corazzano: frazione del comune di S. Miniato; è menzionata in un documento risalente al 892 e fu ampliata nel sec. XII. L'attuale edificio a croce latina a navata unica absidata, la facciata è incorniciata da due lesene angolari e ravvivata da alcuni reperti in marmo e di un frammento di epigrafe di età romana. Il portale è sormontato da un arco a tutto sesto; sul lato sinistro s'innalza il campanile con coronamento merlato, al suo interno si conserva un fonte battesimale e un affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna del latte attribuita a Cenni di Francesco di ser Cenni.
Chiesa di S. Germano: a Moriolo frazione del comune di S. Miniato; il borgo è ricordato in un documento del 786 e in seguito fu uno dei castelli del comune di S. Miniato. All'interno custodisce un rilievo in terracotta policroma raffigurante la Madonna col Bambino.
Chiesa del Sacro Cuore: a Ponte a Egola nella frazione del comune di S. Miniato; eretta nel 1875 per volere del popolo. Al suo interno conserva stature realizzate dallo scultore sanminiatese Antonio Luigi Gajoni del novecento, le cui opere sono conservate anche a Parigi nel museo del Petit Palais.
Chiesa dei S. Martino e Stefano: a S. Miniato basso, risale al 1780 per ordine del granduca Pietro Leopoldo in seguito alla soppressione delle parrocchie di S. Martino in Foagnana e di S. Stefano all'Ontraino.
Chiesa del SS. Crocifisso: fu realizzata nel 1705 per custodire un Crocifisso ligneo del sec. XIII ritenuto miracoloso; l'edificio è a croce greca sormontato da cupola in tamburo. La Chiesa è collegata al Duomo e al municipio con una scenografica scalinata e al centro una statua del Cristo risorto di Francesco Baratta 1636; la decorazione esterna è sobria mentre le pareti interne sono affrescate con scene della vita di Cristo opera di Anton Domenico Bamberini.
Sull'altare maggiore, compreso in un dipinto su tavola raffigurante Cristo risorto di Francesco Lanfranchi 1525, si trova il tabernacolo in cui viene custodito un raro Crocifisso ligneo di epoca ottoniana (produzione artistica della dinastia ottoniana 880) X sec.; nei pilastri della cupola le statue ottocentesche dei quattro Evangelisti di Luigi Pampaloni.
Chiesa di S. Domenico: fu ricostruita su edificio preesistente nel 1330; l'interno a navata unica con cappelle laterali, spiccano gli affreschi tra cui storie di S. Domenico di Anton Domenico Bamberini coadiuvato da artisti del settecento.; una Madonna col Bambino tra i Santi Ludovico, Bertrando e Rosa del seicento; Madonna e Santi Domenicani di Francesco Curradi; Madonna col Bambino e S. Pio V di Ranieri del Pace.
Nel presbiterio si trova la cappella Samminiati e all'altare vi è una Madonna col Bambino e quattro Santi e quattro storie nella predella opera di Domenico di Michelino; il sepolcro di Giovanni Chellini del 1460 attribuito a Bernardo Rossellino. La cappella degli Armaleoni presenta un S. Lorenzo sul pilastro esterno opera di Francesco d'Antonio e scene della vita di Maria; ciclo di affreschi trecenteschi riferibili all'ambito di Niccolò Gerini, all'altare una Madonna col Bambino e Santi e committenti, tavola di scuola botticelliana, attribuita al maestro di S. Miniato; la predella con cinque storie di S. Giovanni Battista è più antica e riferita a Mariotto di Nardo; all'altare maggiore un Crocifisso ligneo del cinquecento.
La cappella Spedalinghi è affrescata da Galileo Chini; nella cappella Grifoni la tavola di scuola fiorentina del cinquecento, mostra un S. Vincenzo Ferrer e una deposizione del Poppi con una pregevole cornice originale. Il tabernacolo riporta le storie di S. Jacopo. Inoltre vi è un tondo robbiano con un'Annunciazione di Giovanni della Robbia e un Arcangelo Michele di Giovan Battista Galestrucci 1658.
In contro facciata Angeli musicanti e quattro Santi di Lippo d'Andrea di Andrea Guidi, un seguace di Antoniazzo Romano. Un S. Anselmo vescovo della bottega di Masolino da Panicale e S. Giacinto in preghiera di Jacopo Ligozzi. Nella Chiesa vi sono due organi a canne del 1602. Nei sotterranei si trova la cappella di S. Ursula dove i condannati a morte ricevevano un ultimo conforto spirituale; vi si ammirano affreschi del trecento sul tema di Augusto e la Sibilla.
Accanto alla sacrestia vi è un locale con un'Annunciazione e nella vicina cappella Borromei quattro Santi affrescati resti di un ciclo trecentesco. Il chiostro ospita la biblioteca comunale istituita nel 1866 e complessivamente sono disponibili 35.000 volumi: 1.200 volumi sono del periodo XV – XVIII sec.; 1.500 sono del XIX sec.; e 30.000 moderni; comprende una sezione generale, una sezione di storia locale, una sezione per ragazzi oltre al fondo antico.
Chiesa di S. Francesco: risale al 1276, fu ampliata nel1343 e ristrutturata nel 1404 e 1480; la facciata è tardo romanico che si apre nel paramento in laterizi, mentre il retro è sorretto da grandi arcate. L'interno a navata unica che si allarga poi in tre, divise da due arcate a tutto sesto rette da pilastri; il presbiterio è concluso da tre cappelle absidali gotiche e lungo le pareti vi sono addossati cinque altari in pietra serena, distruggendo gli affreschi ivi esistenti lasciando solo un'immagine di S. Cristoforo di scuola Masolino.
Custodisce le seguenti opere: una Madonna e Santi del 1708; un'Annunciazione e Santi attribuita a Francesco Curradi; una decollazione del Battista firmata “Joannes Maria de Reggys” un ignoto pittore reggiano che completò la pala nel 1677; una Maria Assunta e Santi firmata “Carolus Ceninus 1674”; un Crocifisso ligneo del sec. XVI; una statua lignea di S. Antonio da Padova 1716; l'Assunzione della Vergine attribuita a Ridolfo del Ghirlandaio; S. Michele Arcangelo di Bartolomeo Sprangher. Nel refettorio vi è una grande tela di Carlo Bambocci con la cena di S. Francesco e S. Chiara.
Chiesa di S. Paolo: (monastero delle clarisse); fondato nel trecento da Margherita Portigiani, la Chiesa è di impianto gotico con due campate quadrate e volte a crociera, affrescata nel settecento con una raffigurazione dell'Immacolata e Santi francescani da Anton Domenico Bamberini. Ai tre altari in pietra vi sono tele celebrative di Santi francescani; all'altare maggiore vi è la conversione di S. Paolo e i Santi Pietro, Francesco e Chiara; infine il monumento a Pietro Bagnoli morto nel 1847 e qui sepolto. Nel monastero si conservano una tavola cinquecentesca della scuola del Perugino con il Crocifisso e i Santi Paolo, Chiara e Francesco, nonché un grande Cristo deposto in cartapesta colorata.
Chiesa di S. Regolo: sito a Bucciano frazione del comune di S. Miniato; è citata nel 1260 e custodisce una tela del cinquecento raffigurante il martirio di S. Regolo attribuibile al fiorentino Niccolò Betti. Di fianco s'innalza il campanile ottocentesco per la cui costruzione sono state utilizzate le pietre dell'antica pieve di Barbinaia.
Ex Chiesa di S. Martino: nella frazione di Faognana del comune di S. Miniato; è una Chiesa sconsacrata e ospita l'Auditorium di S. Martino, l'origine della Chiesa risale al sec. XI mentre l'attuale edificio è del seicento. Viene utilizzato di volta in volta per mostre, concerti e altre manifestazioni culturali, nonché per eventi e rappresentazioni teatrali.
L'esterno è rivestito da un paramento in mattoni dalla tonalità rossastra. La facciata in cotto è arricchita da un portale e una finestra settecentesca. Al suo interno vi è un colonnato di tre doppie campate che sorregge il coro sopraelevato delle monache, in cui si aprono 24 piccole grate corrispondenti ad altrettante celle del monastero.
Nell'aula unica spicca il soffitto in legno intagliato e dipinto a racemi; al centro vi è la Madonna del Rosario vicina ai modi del Bamberini, a cui va riferita la Madonna e le Sante Caterina d'Alessandria e Lucia all'altare sinistro. All'altare maggiore figura l'Annunciazione di Giovan Battista Vanni; completa l'arredo un tabernacolo a parete in marmo della bottega di Bernardo e Antonio Rossellino.
Cappella di S. Genesio: sito nella frazione del comune di S. Miniato; è citata per la prima volta nel 715, fra l'VIII e il sec. XIII fu sede di assise politiche e di concili, ospitò imperatori, pontefici e vicari. Con lo sviluppo del castello di S. Miniato cominciò la sua decadenza. Adiacente alla cappella vi è il sito archeologico ritenuto l'insediamento dal quale si è originata dal sec. XIII la città di S. Miniato.
Nel V sec. sul sito si ergeva una necropoli romana e nell'area dell'antico cimitero furono rinvenuti i resti di una donna che aveva per corredo un denaro d'argento di Carlo Magno, coniato a Tours in Francia; altri scavi hanno portato alla luce capanne in legno d'età Longobarda, nonché le fondazioni di un muro in ghiaia, calce e sabbia dell'età romana.
Cappella della Madonna di Loreto: chiamata anche oratorio del Loretino; l'edificio fu costruito nel 1285 come cappella privata dell'attiguo palazzo del popolo. Nel 1399 fu arricchito di un Crocifisso ligneo e per l'occasione la cappella fu ampliata e dotata di una cancellata in ferro battuto. Nel 1400 la cappella fu arricchita di affreschi sulla volta e le cappelle laterali; un secolo dopo di un altare ligneo con pannelli dipinti dallo Spillo. Nel 1718 il Crocifisso trovò posto nel Santuario ad esso dedicato e sostituito con la Madonna di Loreto.
All'interno si accede da un portale sormontato da una terracotta con Cristo in pietà; la cancellata in ferro battuto chiude il presbiterio, le pareti e la volta a vele sono ornate da affreschi del quattrocento con storie della vita di Cristo. Nelle vele si trovano medaglioni con gli Evangelisti, Re David, la Sibilla Eritrea. Su di una parete si ammira la natività con l'annuncio ai pastori; una frammentaria strage degli innocenti; l'Adorazione dei Magi; la presentazione al tempio.
Sull'altra parete: l'ultima cena; Cristo nell'orto; arresto di Cristo e la flagellazione; la parete di fondo ospita un ricco altare cinquecentesco di legno dorato e intagliato che conteneva il Crocifisso. L'ancona a più riquadri è opera di Francesco d'Agnolo, il fratello di Andrea del Sarto. Nei vari riquadri vi sono rappresentati: S. Miniato con la spada; S. Genesio musico; l'Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata oltre a due Angeli adoranti. Negli scomparti della predella vi è il martirio di S. Miniato, l'andata al Calvario, la deposizione, il seppellimento di Cristo, il noli me tangere e il martirio di S. Genesio.
Palazzo del popolo: risale al trecento e presenta un fronte moderno con partiture dipinte; vi sono inseriti un busto di Augusto Conti e due lapidi legate alla memoria della strage del Duomo di S. Miniato. Al suo interno spicca la sala del consiglio dove Cenni di Francesco affrescò la Madonna col Bambino tra le virtù cardinali e teologali. Tra le iscrizioni e gli stemmi spicca quello di Franco Sacchetti che fu podestà di S. Miniato.
Palazzo vescovile: risale al sec. XIII; nel 1489 il palazzo fu concesso ai canonici del Duomo e fu edificata la scalinata che lo divide dal palazzo dei Vicari. Nel 1746 furono abbattute le torri duecentesche e fu fatto il portale in pietra e le due rampe di accesso. Nel 1977 fu l'ultima ristrutturazione di come oggi lo ammiriamo.
Nella facciata negli archi a sesto acuto vi sono i resti delle antiche costruzioni duecentesche e trecentesche; la cappella dell'Assunta sita al suo interno, è completamente affrescata da Anton Domenico Bamberini e la sua bottega.
Palazzo dei Vicari: risale al sec. XII con la torre merlata; si ipotizza che Matilde di Canossa possa essere nata qui. Oggi vi ha sede una struttura ricettiva e alcuni uffici comunali; al suo interno si trovano affrescati alcuni stemmi gentilizi dei suoi antichi abitanti.
Badia di S. Gonda: sita in località Catena del comune di S. Miniato, è citata in un documento del sec. XIII, fu soppressa la papa Leone X nel 1514 e divenne commenda dei Cavalieri di Santo Stefano; nell'ottocento l'insieme dei fabbricati e poderi passarono all'ospedale S. Giovanni di Dio. La Chiesa conserva tracce della fase primitiva ma si presenta in forme che risalgono al 1800.
Convento e Chiesa dei cappuccini: sorse nel 1609 in località Calenzano frazione del comune di S. Miniato, la Chiesa dedicata all'Immacolata Concezione e ai Santi Francesco e Miniato è preceduta da un elegante portico, l'interno presenta un imponente altare in legno scuro, tipico delle Chiese cappuccine con una tela di Rutilio Manetti dedicata ai Santi Francesco e Miniato; attualmente il complesso è centro per congressi di proprietà della cassa di Risparmio di S. Miniato.
Ex monastero della SS. Trinità: risale al cinquecento e la Chiesa oggi appartiene alla Arciconfraternita della Misericordia. Dopo la soppressione del 1810 il convento fu utilizzato per le scuole elementari, ginnasio e liceo in cui nel 1858 insegnò il giovane Giosuè Carducci. Nell'atrio della scuola in un grande ambiente voltato a crociera, sono stati ritrovati affreschi gotici a tema cortese e araldico.
Oratorio della Misericordia: risale al 1566 e nel 1600 furono eretti i tre altari in pietra serena, caratterizzato dall'ampio coro delle monache con stalli lignei. All'altare maggiore vi è la trecentesca Madonna col Bambino ad affresco di scuola giottesca; gli affreschi nella volta sono di Cosimo Ulivelli. Gran parte dei suoi arredi tra cui una grande pala di Domenico di Zanobi, un gruppo ligneo della deposizione del sec. XIII e una tela di Vincenzo Dandini sono conservate nel museo della Misericordia.
Ex monastero di S. Chiara: fu eretto in mattoni rossastri nel XIV sec., oggi è sede del conservatorio omonimo costituito nel settecento per volere del granduca Pietro Leopoldo e della scuola magistrale. La Chiesa si presenta con soffitto a capriate dipinta a piccoli motivi ornamentali e tre altari in pietra serena; la tavola all'altare maggiore con l'Immacolata Concezione attorniata da Adamo, Eva, Mosè, David, S. Paolo e S. Giovanni Battista è di Jacopo da Empoli.
Un dossale in scagliola con motivi floreali multicolori e ritratto della donatrice, una monaca della famiglia de Suardi, completa l'arredo dell'altare maggiore. All'altare destro si trova una deposizione di Pier Francesco Foschi mentre sulla porta sinistra dell'altare maggiore i Santi Francesco e Chiara sempre del Empoli.
Nella sacrestia vi sono tre opere: Gesù che appare alla Maddalena del Cigoli, un reliquiario della famiglia Buonaparte sec. XVII e pregevoli paliotti ricamati: in una sala del conservatorio si trova una pregevole opera medievale: il Crocifisso sagomato dipinto da Diodato Orlandi e datato 1301, importante anche per datare la Croce di S. Maria Novella di Giotto a cui si ispira.
Palazzo Buonaparte: come ci ricorda la targa posta sulla facciata:” Napoleone primo qui dove albergò fanciullo presso i suoi consanguinei tornò adorno di allori a visitare il canonico Filippo Buonaparte e tenne in questa casa consiglio di guerra al XXIX di giugno MDCCXCVII acciò ricordassero i posteri nata in Italia la gentilissima stirpe dei Buonaparte”; infatti il palazzo apparteneva al canonico Filippo quando il 29 giugno del 1797 fu visitato dal parente generale dell'esercito francese in cerca delle sue origini nobiliari in Toscana e in particolare a S. Miniato. Il Palazzo si presenta con un fronte severo arricchito da un portale ad arco con cornice in bugne di pietra e quattro assi di finestre rettangolari.
Palazzo Formichini: risale al sec. XVI e fu eretto per conto di Vittorio Battista Buonaparte; la facciata è in stile rinascimentale. Dagli anni 50 del XX sec. ospita la sede principale della Cassa di risparmio di S. Miniato e una preziosa collezione di opere d'arte, in particolare opere pittoriche di proprietà della banca.
Palazzo Grifoni: è la sede della fondazione della cassa di risparmio di S. Miniato, progetto di Giuliano di Baccio d'Agnolo nel cinquecento; presenta una facciata ad intonaco con bugne a rilievo lungo ai fianchi che danno all'insieme l'aspetto di una fortezza. Al piano terra un grande portale ad arco incorniciato in blocchi in pietra serena e affiancato da due finestre inginocchiate, alle quali seguono due aperture rettangolari per lato incorniciate dalla pietra.
Lo stemma familiare appeso sopra il portale (d'oro al grifone di nero accompagnato in capo da tre palle ordinate fra i quattro pendenti di un lambello di rosso, la palla centrale d'azzurro caricata da tre gigli d'oro e le due laterali in rosso). Al piano nobile oltre alla cornice marca-davanzale si allineano sette finestre centinate con chiave d'arco a goccia che riproducono il disegno del portale; l'ultimo piano è occupato da una loggia chiusa da vetrate con eleganti colonnine doriche. Sul retro un cortile affaccia sul panorama del Valdarno.
Seminario vescovile: nel 1650 fu eretta una costruzione per accogliere 12 chierici e nel 1700 fu ampliato, la facciata presenta motti religiosi in latino con affrescature del 1705, al sec. XVIII è riferibile la doppia scalinata d'accesso. Al suo interno nel refettorio, si trova l'ultima cena di Dilvo Lotti.
Rocca di Federico II: è una torre a pianta trapezoidale alta 37 metri e dalla cui sommità si domina tutta la Valdarno inferiore, le colline di Volterra e nelle giornate chiare si vede anche il mare.
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