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San Giuliano Terme

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La presenza umana è attestata nel neolitico ma solo con l'avvento del dominio romano viene colonizzata; fu Plinio il Vecchio a scoprirne le fonti termali sotto il nome di “acque pisane“. La presenza romana è testimoniata dai resti dell'antico acquedotto romano di Caldaccoli, sito nell'omonima località derivato dal latino: calide acquae e dalla Conserva di Corliano con le sue piscine limarie e la fistula acquaria in terracotta ancora oggi funzionante; costruita da Lucius Venuleius Montanus, Patrono della colonia pisana, Console di Attidum (città romana nei pressi di Fabriano) e che nel 92 d. C. costruì l'acquedotto di Caldccoli e le terme di Pisa. Alla caduta dell'impero romano seguì la sorte di Pisa fino all'unità d'Italia.

Monumenti
Chiesa di San Jacopo: il Monastero e la Chiesa di S. Girolamo degli Olivetani furono costruiti per volontà dell'arcivescovo di Pisa Giovanni Scarlatti nel XIV sec. La Chiesa originaria fu gravemente bombardata nel 1944 e ricostruita. Della vecchia Chiesa resta la semplice facciata in pietra con il portale archi-travato e archi-voltato, nonché l'impianto ad unica navata.
A sinistra vi è la testata di accesso al Monastero Olivetano da cui proviene il prezioso polittico eseguito tra il 1386/95 dal pisano Cecco di Pietro, raffigurante la Madonna col Bambino e santi; è uno splendido esempio di pittura devozionale trecentesca.
Chiesa della Santissima Concezione: nota anche come Santuario della Madonna delle acque; fu edificata nel 1647 sul luogo in cui vi era un'edicola con l'immagine della Madonna oggi conservata sull'altare maggiore, che miracolosamente aveva salvato la popolazione da un'alluvione.
La facciata è preceduta da un portico, con aspetto sobrio in laterizio. L'interno è costituito da stucchi, dorature e da un pregevole ciclo di affreschi settecenteschi, raffiguranti scene della vita di Maria e figure allegoriche ad opera di Giovanni Battista Tempesti e Mattia Tarocchi. Interessanti sono anche i tre paliotti d'altare che raffigurano le virtù Teologali.
Chiesa di Santa Maria: fu consacrata l'anno 803 e rimaneggiata nel XVI e XVII sec. completamente ristrutturata nel 1861/62. Dell'assetto medievale ne resta la facciata con un semplice portale archi-travato e archi-voltato conclusa da un timpano. L'architrave scolpito e inserito nel fianco destro risale al sec. XI, e raffigura un elaborato tralcio vegetale trattenuto da un uomo ed includente animali reali e fantastici. L'interno a navata unica mantiene gli interventi ottocenteschi.
Pieve di S. Maria e S. Giovanni Battista: è attestata dal 1069 e da essa dipendeva anche il vicino monastero femminile di San Paolo. L'attuale impianto ha due navate, fu ampliata nel XII sec. La torre medievale vicino alla Chiesa fu adattata a torre campanaria, che gli eventi bellici del 1944 fu minata dai tedeschi in fuga, ma le macerie non bloccarono la strada ma distrussero il tetto della Pieve. La ricostruzione post-bellica vede la torre in pietra e mattoni a vista e munito di solo due campane.
All'interno si custodiscono due importanti opere trecentesche: un Crocifisso ligneo di scuola pisana e un dipinto su tavola di Neruccio di Federigo, raffigurante la Madonna col Bambino. Localmente l'immagine è conosciuta come “Madonna delle Grazie“ (della scapigliata); che secondo la tradizione alla fine della peste ad una donna con molti figli apparve una bella signora o un angelo che preannunciò la fine della peste e di conseguenza la salvezza per i figli ammalati.
L'apparizione invitò la donna a correre alla Pieve per ringraziare la Madonna, cosa che ella fece uscendo “scapigliata” ovvero senza il velo che all'epoca faceva parte dell'abbigliamento tipico delle donne sposate.
Pieve di San Pietro e San Giovanni Battista: oggi di San Marco; le prime attestazioni risalgono al sec. XI si presenta a pianta basilicale scandita da pilastri e tre absidi. L'architettura è nella parte absidale con archetti ciechi di coronamento che insistono su mensole. Una testimonianza medievale la troviamo nella vasca battesimale un'opera Longobarda risalente VIII – IX sec.
Si conserva inoltre una pregevole tavola dipinta e firmata da Turino Vanni, pittore pisano tra trecento – quattrocento raffigurante la Madonna in trono e angeli.
Chiesa di S. Bartolomeo apostolo: risale al 1854/57 edificata in sostituzione dell'antica pieve romanica preesistente e gravemente lesionata dal terremoto del 1846. La facciata è preceduta da tre imponenti scalini di pietra dura e riporta nel timpano lo stemma dei nobili Roncioni, i quali sulla Chiesa di Ripafratta avevano il cosiddetto “ius patronatus“ (il diritto di presentare dei nomi al vescovo per la nomina del pievano: l'ultimo ad essere nominato con tale diritto medievale è stato Mons. Mario Maracich il 27 agosto 1950 (fino al 2006).
L 'ingresso è segnato da un grande portone con gli stipiti in pietra serena. All'interno si custodisce: la cantoria in legno dipinto che contiene un organo “Tronci“ del 1883; in un'urna protetta dal vetro l'antica statua lignea della Madonna di Rupecava opera di Andrea Pisano; due pietre murate nella parete: la più grande è la pietra tombale di Matteo Gambacorti (giovane nobile pisano morto di peste nel XV sec.); l'altra è la pietra di fondazione della Pieve del 1327 con i nomi di alcuni “fabbriceri”; sul fianco una lapide moderna ricorda Mons. Mario Maracich: Sull'altare un'altra urna custodisce la Madonna col Bambino in gesso un'opera di Vincenzo Moroder di Ortisei.
Infine è in marmo l'altare maggiore dell'ottocento con le balaustre in marmo di Siena.
Eremo di S. Maria ad Martyres: detto anche Rupecava, è un antico convento in rovina sito sulle colline; la celebre statua della Madonna di Rupecava è stata scolpita da Andrea Pisano nel 1326 ed è conservata nella Chiesa di Ripafratta.
Mulino Mediceo: fu fatto costruire da Lorenzo dè Medici azionato dalle acque del Canale Macinante, è visitabile poiché convertito in attività commerciale.
Rocca S. Paolino: poderoso castello medievale del XII sec. che domina il paese. Del XII sec. sono le torri di avvistamento: Centìno e Niccolai. I resti delle mura che a causa della sua posizione di confine fu contesa tra Pisa e Lucca nel medioevo.
Chiesa dei Santi Pietro e Paolo: eretta su un antico tempio romano che la gens pisana dei Venuleii (famiglia etrusca di rango consolare proprietaria di fornaci per figlinae) dedicò alla Bona Dea o Grande Madre. Nella zona della acque pisane sono stati rinvenuti numerosi laterizi bollati da: VE(nuleius) e APRO(nianus) impiegati nella costruzione dell'acquedotto risalente al I sec. d. C.
Il primo documento che attesta la presenza della Chiesa risale al 1296, ma le fondamenta ad oltre 4 metri sotto il livello del terreno ed il modello proto-romanico delle 4 monofore sui lati la riportano antecedente il 922.
Oggi si presenta a navata unica con il campanile a vela impostato su tetto a capanna e parato a grosse bozze di pietra intervallate da scansioni in mattone. Sorge all'interno del parco della Villa di Corliano. Custodisce una grande pala di mano di Domenico Cresti detto “il Passignano” raffigurante una Madonna col Bambino e i Santi Pietro, Jacopo, Anna e Caterina ed un'antica reliquia di Santo Stefano.
Villa di Agnano: o villa Tadini Buoninsegni sita ad Agnano frazione del comune di S. Giuliano terme, fu fatta costruire da Lorenzo il Magnifico dopo il 1486 come casino di caccia e luogo per incontri eruditi. La villa man mano che cambiava di proprietà si arricchiva di giardini murati e grande vasca-vivaio.
Nel 1519 era proprietà di Innocenzo Cybo Cardinale, venne ristrutturata da Giovan Battista da Sangallo in stile rinascimentale e con giardino all'Italiana e peschiera rettangolare. Nell'ottocento successe Ferdinando Carlo Giuseppe d'Asburgo-d'Este e a quest'epoca risale la terrazza belvedere, il parco romantico all'inglese con tigli, cedri del libano, acacie, magnolie, boschetti di camelie e spazi erbosi con una serie intricata di vialetti sinuosi che portano alla vecchia peschiera con andamento labirintico.
Più tardi venne collocata la voliera ottocentesca proveniente dal giardino di Boboli a Firenze e commissionata dal re Vittorio Emanuele II. Nel 1889 venne venduta a Oscar Tobler e tutt'oggi appartiene ai suoi eredi.
Villa Medicea di Arena Metato: detta anche ville l'Ammiraglio, sita nella frazione di Arena Metato; risale al XVI sec. da Giulio dè Medici, figlio naturale di Alessandro dè Medici, a sua volta figlio naturale di Lorenzo duca d'Urbino e di una schiava di colore. Fu sua residenza dal 1563.
La villa è disposta su due piani con finestre inginocchiate timpanate in pietra serena; due torrette alle estremità della facciata e con una facciata posteriore a capanna e scalinata. Sul portone principale campeggia lo stemma Mediceo in marmo con la croce di cavalieri di Santo Stefano e la corona granducale.
L'interno è composto da un grande salone con camino in pietra serena, stemma mediceo che lo sovrasta e gli altri ambienti con soffitti lignei o affrescati; doppia rampa di scale per i piani superiori. Dagli anni sessanta del sec. XX i coniugi Cerretti-Piacentino l'hanno restaurata dopo decenni di abbandono e ne sono proprietari. Circonda la villa un parco di settemila metri quadrati con numerosi lecci secolari.
Villa di Corliano: sito nella frazione del comune di S. Giuliano terme, risale al XV sec. Nel 1616 il fiorentino Vincenzo di Luca Pitti descriveva Villa Corliano come “il più bel palazzo chi ci sia intorno a Pisa”; i soffitti del salone e del vestibolo sono stati affrescati nel 1592 dal pittore Andrea Boscoli raffigurante scene mitologiche tratte dalle metamorfosi e dai fasti di Ovidio e i segni zodiacali associati a ciascun mese del calendario.
Il parco che si estende su sette ettari con piante secolari e rare specie botaniche, è ispirato al rococò e al suo interno racchiude una piccola Kaffeehaus del XVIII sec. con un teatro di verzura, la scuderia, il borgo, la fattoria, il frantoio e la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo. Nel settecento molte personalità hanno soggiornato presso la villa.
Una parte del complesso monumentale è riservata ad attività ricettiva di residenza d'epoca ed è ancora oggi nella disponibilità degli Agostini Venerosi della Seta che hanno trasformato la scenografica residenza in raffinato relax.
Villa del lupo: risale al XVIII sec. Nel 1964 venne scelta come set per alcune scene del film “una Rolls-Royce gialla con Alain Delon e Ingrid Bergman. Fu abitata fino al 1975 poi abbandonata fino al 2000; le varie sale sono decorate con figure mitologiche e fantasie floreali dello stile liberty. Il giardino è circondato da colonnette e palmizi, nonché una cappellina del 1803 e una limonaia.

Area Naturale Protetta
Monte Castellare: istituita nel 1997; la composizione del terreno è calcareo e roccioso, per cui ha incentivato la proliferazione di numerose cave adibite all'estrazione di materiale calcare e marmo bianco che veniva estratto già in epoca etrusco-romano.
La flora è caratterizzata da bassi arbusti sempreverde; sono presenti: l'elicriso, il timo, la santoreggia, la ruta, l'euphorbia spinosa. Le orchidee trovando un ottimale habitat sono presenti con oltre 35 specie.
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