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Buonconvento

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Sviluppatasi nel 1200 intorno al vicino castello di Percenna e entrata successivamente nei domini senesi, è circondata da mura trecentesche. Il nome deriva dal latino: “Bonus Conventus” luogo felice, fortunato; nel 1313 vi morì l'imperatore Enrico VII di Lussemburgo, sceso in Italia per restaurarvi l'autorità imperiale e fu avvelenato da un frate del luogo durante la comunione. Con la caduta del Regno di Siena nel 1559 entrò a far parte del granducato di Toscana sotto i Medici.
Fa parte del circuito: “BORGHI PIU' BELLI D'ITALIA”.

Monumenti
Chiesa di Pietro e Paolo: eretta nel 1130 come attesta una pietra sul lato sinistro della facciata; ricostruita nel XIV sec. e ristrutturata nel 1702. La facciata è in stile barocco senese; il campanile è del 1800. L'interno della Chiesa è interamente intonacato e presenta lo stile eclettico tipico settecentesco. Dell'arredo originario restano poche opere: una tavola raffigurante la Madonna in trono col Bambino e due Angeli del 1450 opera di Matteo di Giovanni; un affresco con l'incoronazione della Vergine di un ignoto artista senese del quattrocento; un polittico raffigurante la Madonna in trono col Bambino e Santi del senese Pietro di Francesco Orioli e due tele seicentesche esposte nell'abside.
Oratorio della Confraternita: di Misericordia, restano nella Chiesa pochi oggetti legati alla vita della confraternita come: due rari calici in legno dipinto del XVI sec. con piccole figure di S. Pietro e S. Sebastiano; un quattrocentesco piatto da cerimonia in ottone sbalzato; un acquamanile quattrocentesca di probabile provenienza Tedesca; più recenti ma anch'esse ricche di fascino la lettiga dei primi del novecento, esposte nelle sale espositive denominate Patrimonio e Testimonianze e le cappe dei confratelli in stoffa grezza. Sull'altare maggiore si trova un pregevole Crocifisso del XV sec.
Chiesa di S. Bartolomeo: risale al XIII sec. al suo interno sulla parete destra vi è il dipinto raffigurante il Martirio di S. Bartolomeo ad opera di un pittore del seicento.
Chiesa di S. Lorenzo: nella frazione di Percenna che secondo la tradizione vi si ergeva un Tempio pagano. Sull'altare maggiore è esposta la macchina processionale settecentesca in legno intagliato a volute dorato e dipinto di un tenue celeste. Murata sulla porta sinistra si trova la lapide sepolcrale di Andrea Minucci.
Pieve di S. Innocenza: nella frazione Piana, è documentata dal 1081 e si presenta come un organismo fortificato con i caratteri tipici dell'architettura militare senese del XIII sec. Uno dei lati è costituito dalla Chiesa, realizzata in cotto con filari di pietra nella semplice facciata.
A navata unica con capriate a vista, coperta con volta a botte e con monofore ad arco acuto. All'interno tracce di un affresco trecentesco con S. Cristoforo e di un altro affresco anch'esso frammentario con la figura del Beato Franco da Grotti.
Castello: nella frazione di Bibbiano, eretto nel 850 di aspetto medievale e merlatura guelfa; cinto su tre lati da un fossato con ponticello in muratura e parziale camminamento per la ronda, nell'angolo ovest è presente una garitta in mattoni, merlata e stroncata sul lato interno che doveva essere riparo per le sentinelle; restano tracce di altre garitte perdute nelle mensole d'angolo superstiti.
All'interno un cortile ad anello con al centro il mastio collegato alle mura da un passaggio ad arco. Sull'arco un camminamento retto da mensole porta ad una delle due originarie torrette d'angolo, con merlatura rifatta in stile che sormonta il portale d'ingresso, all'interno l'Annunciazione ultima opera di Pietro Lorenzetti e la Madonna nella cappella del castello opera di Baldassarre Petruzzi.
Chiatina: la piccola Chiesetta nel 867 fu donata alla Badia Camaldolese della Berardenga. Qui nacque nel 1135 il Beato Alberto da Chiatina che fu Pievano di Pava, poi della Pieve a Elsa dove morì in onore di Santità il 17 agosto 1202.
Asilo infantile: “Anna e Giulio Grisaldi Del Taja”, l'idea partì da Monsignore Giuseppe Battignani nel 1899. Fu affidato alle suore di Nostra Signora del Carmelo nel 1923 che lo gestirono fino al 1972, quando fu ceduto al Comune che vi aprì tre sezioni di scuola materna.
L'edificio è in stile Liberty e sorge in una zona residenziale al centro di un giardino, separato dalla strada da una cancellata in ferro battuto. La facciata è di matrice ottocentesca inquadrata da due spesse lesene e scandite da tre arcate al piano terra, che si ripete al primo piano sottolineato da una cornice marcapiano a dentelli che viene riproposta, più corposa e aggettante come cornicione di coronamento superiore.
Al suo interno si articola intorno a un vasto salone centrale alto più di sette metri, con ballatoio sulla parete d'entrata, inquadrato da due pilastri e sorretto da due colonne tuscaniche dipinte a finto marmo. Tre grandi aperture comunicanti con il giardino; tre finestre rettangolari e un ampio lucernario rialzato, al centro del soffitto in legno danno luminosità al vano.
Quattro porte comunicano con le aule anch'esse con soffitto in legno e pavimentazione originale in mattonelle di cemento ottagonali di colore rosso vivo. Nel salone la pavimentazione si presenta più ricca per la fascia perimetrale a scacchiera in mattonelle rosse e bianche con profilatura in mattonelle nere. Nella larga fascia che corre sulla parete alta delle pareti, ai motivi di pavoni e rose intrecciati, dipinti in colori brillanti su fondo ocra, si alternano puttini variamente atteggiati, che reggono cartelle con motti morali rivolti sia ai fanciulli che agli educatori: (“Siate buoni” - “Siate felici” - “Amate i genitori” - “Amate la Patria Amate Dio” - “Educare è amare” e cosi sia); scelti dal vescovo Battignani e tratti da Platone, Leibnizi, Cicerone.
Anche il lucernario ha motivi decorativi: vi campeggia lo stemma di Buonconvento con il leone rampante entro un serto verde su fondo rosso, arricchito da svolazzanti nastri viola. La zoccolatura è invece decorata con finte specchiature marmoree firmate da Guglielmo Valentini, concluse da una striscia sottile a righe oro e rosso.
Villa “La Rondinella”: venne costruita nel 1910, data riportata sul fregio del cornicione, per volontà di Luigi Saverio Ricci (all'epoca funzionario della Soprintendenza ai monumenti di Siena), in stile Liberty. La tenuta della Rondinella è delimitata da una recinzione in muratura, interrotta da due cancellate d'ingresso in ferro battuto; la prima delle quali è posta al centro di una piccola esedra (incavo semicircolare sovrastata da una semi-cupola, in posizione leggermente arretrata rispetto alla carreggiata stradale.
Oltre il cancello un giardino all'Italiana conduce al piazzale in ghiaia davanti alla villa. La facciata ha il laterizio a vista con giochi sulla doppia tonalità di colore dei mattoni. E' costituita da una zoccolatura in pietra e in marmo, che sfuma nella fascia decorata sotto gronda a fondo monocromatico, conclusa da uno spesso cornicione marmoreo modanato.
L'ingresso è preceduto da una breve scalinata in marmo, il portale con sovrapposta vetrata appare incorniciata in marmo e reca incisa sull'architrave una ornata scritta: “Salve “, inserti in ceramica rossa e varie scanalature arricchiscono la porta; protetta da una tettoia con struttura in legno e copertura in scaglie di terracotta smaltata in verde acceso.
Sulla parete sinistra dell'ingresso campeggia una decorazione pittorica costituita da una figura femminile coperta di veli, con in mano un mazzo di spighe di grano e circondata da tralci d'uva, attribuita a Primo Lavagnini.
L'interno il vano d'ingresso a piano terra disimpegna la parte dei servizi a sinistra e due stanze di soggiorno a destra; tutte le stanze conservano ancora la pavimentazione a mattonelle in graniglia, con figurazioni in ceramica colorata accostata a scacchiera con bordo di rigiro; gli infissi in legno e le porte in ciliegio originali. Notevole è la presenza di un fregio dipinto su tele applicate alla parte alta delle pareti mediante listelli di legno, raffiguranti puttini che immersi in un verde fiorito affiancano medaglioni con iscrizioni latine.
La torre dotata di accesso dal balcone del piano terra, conserva al suo interno la stretta scala in legno a quattro rampe, che sale fino al belvedere superiore aperto da finestrature tripartite e da cui si gode un vasto panorama della campagna di Buonconvento.
Villa Armena: risale al XVI sec., il nome dovrebbe derivare dalla fanciulla Armena dè Malavolti, alla cui famiglia appartenne il feudo. Il progetto è stato attribuito a Baldassarre Peruzzi e mostra un fronte sobrio con mattoni a faccia vista, si erge su due piani più il mezzanino di coronamento. La facciata asimmetrica con portale al centro, dotato di cornice di mattoni e una loggia al primo piano con due arcate a tutto sesto. Si accede agli spazi interni da un androne in cui si trovano le scale per i piani superiori. La grande tenuta agraria è frazionata in tre proprietà, in una di queste si trova l'antica cappella eretta nel settecento dai Padri Olivetani.
Musei: il borgo trecentesco perfettamente conservato ospita il Museo di arte sacra della Val d'Arbia, con opere provenienti dal circondario di molti dei principali artisti della tradizione pittorica senese come: Duccio, Pietro Lorenzetti, Andrea di Bartolo, Matteo di Giovanni, Alessandro Casolani, Simondio Salimberti e altri.
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