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Montagna

Abbadia San Salvatore

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Il paese si sviluppò intorno alla famosa Abbazia, passò poi alla famiglia dei S. Fiora e nel XIV sec. fu ceduto alla città di Siena, dopo circa due secoli passò ai Medici.

Monumenti
Abbadia di S. Salvatore: sorge sul versante orientale del Monte Amiata, il monastero fu fondato l'ottavo secolo per volere del re Longobardo Rachis, secondo la tradizione al re apparve la SS. Trinità sulla sommità di un albero, intorno al quale fu edificata la cripta. Poco per volta intorno all'Abbadia sorse il paese; è da ricordare che come dall'Abbazia provenga il celebre “Codex Amiatinus” risalente al VII sec., attualmente è conservato presso la biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze. Un altro documento di notevole valore è la “Postilla Amiatina” risalente al 1087 e considerata uno dei primi documenti in Italia del volgare.
L'Abbazia che da il nome al paese è un complesso Benedettino attestato già nel 762, la Chiesa del 1035 si presenta con una facciata a capanna alta e stretta, affiancata da due torrioni: quello di destra incompiuto l'altro merlato. L'aspetto attuale è il risultato dei restauri del novecento; l'interno a croce latina conserva un Crocifisso ligneo policromato del sec. XII, la leggenda del re Rachis del 1652 e il Martirio di S. Bartolomeo del 1694, entrambi opera di Francesco Nasini.
Il presbiterio sopraelevato con cappelle decorate ad affreschi dal G. Nasini e nell'abside un pregevole coro quattrocentesco. La cripta è caratterizzata dalla presenza di 32 colonnine con capitelli, ognuno decorato con motivo diverso come diverse sono le colonne. L'Abbazia ha ospitato per quasi mille anni il “Codex Amiatinus”.
Chiesa Madonna dei Remedi: eretta nel 1602 sul posto di un tabernacolo distrutto nel 1561; al suo interno si trovano affreschi di Giuseppe Nicola e Francesco Nasini, nella cappella destra: le Sante Cecilia e Barbara; Agnese e Margherita; nella cappella a sinistra: S. Agata, S. Lucia, Miracoli di S. Antonio da Padova e nella volta la gloria del Santo. L'altare maggiore conserva al centro la Madonna col Bambino cinquecentesco, sulle pareti un affresco di Giuseppe Nicola Nasini raffigurante: l'Angelo Annunciante e la Vergine Annunciata; nella parete centrale: S. Pietro e S. Sebastiano, S. Paolo e S. Rocco, S. Michele e S. Raffaele, S. Francesco e S. Marco.
Chiesa della Madonna del castagno: fu consacrata nel 1524 e fu eretta a seguito di un rinvenimento di un immagine della Madonna dipinta su di una tegola appesa ad un castagno, l'architettura è tipicamente rinascimentale e si presenta con un prospetto a capanna con oculo, affiancata da due lesene sulle quali si appoggia una cornice marcapiano; il portale con timpano triangolare introduce in un aula coperta a capriate e ornata con altari in stucco. L'altare maggiore settecentesco con la Madonna col Bambino e affreschi con il Martirio di S. Caterina d'Alessandria e la natività, risalenti al XVI sec., sulla sinistra una Crocifissione di scuola senese del cinquecento.
Chiesa di S. Leonardo: eretta nel sec. XIII mostra all'esterno due portali medievali e il campanile del XVIII sec. L'interno rettangolare con scarsella è coperto a capriate e presenta un arcone trasversale che divide la navata dal presbiterio.
Chiesa di S. Croce: risalente al 1221 con architettura barocca a tre navate, distrutta da un incendio nel 1791 l'attuale risale al 1801; conserva nella facciata formelle zoomorfe romaniche, al suo interno si trova il fonte battesimale del 1509 decorato con stemmi della comunità di Abbadia e della famiglia Piccolomini, sul presbiterio sono conservate due tele del seicento: a sinistra la Madonna col Bambino e Santi della scuola di Giovanni Paolo Pisani; a destra una Pietà e Santi attribuita al senese Sebastiano Folli.
Chiesa di S. Maria dell'Ermeta: ubicata nell'omonima frazione a quota 1047 metri, sul luogo dove secondo la tradizione si sarebbero ritirate in solitudine Tassia e Rattruda, rispettivamente moglie e figlia del re Longobardo Rachis; la cappella è attestata nel 1296 e nel corso dei secoli è stata oggetto di notevole devozione popolare, nel 1462 fu visitata da papa Pio II.
Nel piccolo edificio a croce latina preceduto da un portico, si conserva un rude ed energico Crocifisso di incerta datazione e che la tradizione vuole sia stato scolpito da un eremita nel sec. IX, nonché un'acquasantiera ricavata da un capitello medievale.
Croce del Monte Amiata: la Croce monumentale è realizzata in ferro battuto dalle officine senese di Luciano Zalaffi tra il 1900/10, è alta 22 metri, la costruzione fu decisa in seguito a indicazioni di papa Leone XIII per festeggiare l'anno Santo del 1900, suggerendo di innalzare monumenti che celebrassero la redenzione sulle montagne Italiane; per la realizzazione furono utilizzate quattro tonnellate di ferro, trasportate a dorso di muli fino alla cima. Non lontano nel Comune di Castel del Piano (GR) si trova anche la Madonnina degli scout, un monumento di marmo del 1960.
Ex Chiesa di S. Angelo: si attesta la fondazione al 1313, ma l'edificio compare già nelle decime del 1276/77 e 1302/03; a causa di motivi statici fu chiusa e nel settecento fu trasformata in abitazione privata.
Ospedale di S. Maria ad Valetudinarium:risale al 1012 in modo da dotare il piccolo borgo di un edificio per accoglienza a monaci, pellegrini e malati. Verso il sec. XV prima di cadere il rovine papa Pio II ne ordinò la ristrutturazione e nel sec. XVIII vennero convertite in abitazioni.
Museo minerario: il mercurio dell'Amiata era noto e sfruttato già nell'antichità; l'attività mineraria cominciò il 31 gennaio 1899 divenendo tra le più importanti al mondo, per lo sfruttamento del cinabro. L'attività si arrestò definitivamente nel 1972 a causa di una crisi nella domanda del mercurio a livello mondiale; la miniera presenta ancora gallerie per 35 km. E si estendono per 400 metri di profondità, il Museo si sviluppa in cinque sale dedicate a: Geologia, Amiata e il mercurio, Storia di una miniera, Il lavoro in galleria, Le altre attività. Il Museo comprende inoltre una galleria con un percorso di 300 metri, dove sono riprodotti i luoghi di lavoro e un archivio storico delle miniere che documenta gli aspetti del lavoro (macchinari, attrezzi, gallerie) e della vita quotidiana nell'area mineraria.
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