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Cesena

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Di origini antiche probabilmente etrusche fu importante municipio sotto i romani; appartenne all'Esarcato di Ravenna e dopo alterne e turbolente vicende raggiunse la sua floridezza con Novello Malatesta nel 1429. Nel 1466 passò allo Stato pontificio. Nota anche come “città dei tre papi“ poiché diede i natali a Pio VI e Pio VII; ospitò il vescovado di Pio VIII e Benedetto XIII.
Il suo centro storico è ricco di numerose Chiese e palazzi di notevole interesse artistico, storico e culturale, è delimitato dalle mura quasi intatte da vari torrioni e porte site ai piedi dell'antica rocca Malatestiana.

Monumenti
Abbazia di S. Maria del Monte: sorta sui resti di una precedente Chiesa del sec. IX abbellita tra il 1001 e 1026, mentre l'aspetto attuale risale al sec. XV. L'interno è a navata unica con quattro cappelle per lato, le quali custodiscono opere d'arte di grande prestigio; in alto corre il fregio ad opera di Gerolamo Longhi raffigurante 14 scene della vita della Vergine.
Di grande valore è la collezione di ex voto consistente in 690 pezzi di tavolette dipinte che partono dal 1400; nel 1986 papa Giovanni Paolo II ha visitato l'Abbazia e un ex voto ne ricorda l'evento. Va ricordato che la collezione di ex voto è la più grande in Europa.
Cattedrale di S. Giovanni Battista: risalente al trecento in stile gotico-romanico; l'esterno tipicamente romanica in laterizio, otto lesene interrompono la piatta uniformità della facciata. La parte superiore presenta un frontone triangolare, due timpani semi-circolari e due pilastrini con al centro una coppia di lesene ornate. Sulla destra del portale vi è un'iscrizione con indulgenza plenaria concessa da Pio VI il 9 luglio 1793 e una nicchia con la Madonna col Bambino del 1510 ad opera di Vincenzo Gottardi. Sulla sinistra vi è una statua in bronzo di S. Giovanni Battista opera dello scultore Leonardo Lucchi degli anni 80 del novecento.
Il portale è in pietra strombato a tutto sesto; la porta in bronzo risale al 2000 ad opera dello scultore Ilario Fioravanti e illustra le virtù di S. Giovanni Battista: nell'arco sono presenti la Madonna del Popolo con S. Mauro e S. Vicinio; sotto vi sono i quattro Evangelisti e la glorificazione del Cristo; sui battenti vi sono episodi della vita del Santo e l'incontro con Cristo; nella parte interna delle maniglie vi sono S. Francesco d'Assisi, Chiara, Ambrogio e Carlo.
Il campanile: eretto tra il 1443 e 1456 e dotato di cella campanaria nel 1741 alto 72 metri. L'interno a tre navate con capriate lignee per quella centrale e soffitto a crociera per le navate laterali; custodisce opere di pregio come: dipinti – quadri – lapide del 1650 – ovali – urna di S. Mauro in rame del 1645 – scultura di S. Antonio Abate del sec. XVI – Crocifisso del sec. XV – Arca sepolcrale in pietra d'Istria del 1467 – altare ad opera di Lorenzo Bregno risalente al 1494 – paliotto – affreschi – un'antichissima meridiana datata 1022 – fonte battesimale del 1541. Nella cripta sono custodite le spoglie di S. Mauro.
La cappella della Madonna del Popolo del 1746 con colonne agli angoli in stile corinzio e marmi policromi, vi sono affreschi di Corrado Giaquinto risalenti al 1750, mentre nella calotta semi-sferica vi è la genealogia della Vergine e nei pennacchi i profeti: Baruc, Ezechiele, Isaia e Geremia.
Curiosità: il 1 giugno 2008 in base ad un'antica norma di diritto canonico venne celebrata una Messa riparatrice in seguito allo scandalo di due persone sorprese in un confessionale nell'atto di un rapporto sessuale, dichiarando a loro discolpa di essere “atee”.
Convento di S. Biagio: del sec. XIV e soppresso nel 1810 divenendo casa di ricovero delle figlie del povero. Oggi è sede del Centro culturale S. Biagio comprendente tra altro la pinacoteca comunale, mentre la struttura della Chiesa è adibita a cinema e la loggetta del chiostro è quella originale del quattrocento.
Chiesa e convento dei frati cappuccini: sorge su di un colle a ridosso della città, raggiungibile oltrepassando l'antica porta Montanara; custodisce una tela del Guercino raffigurante l'estasi di S. Francesco.
Chiesa e convento dei frati minori osservanti: risalente al 1459 fondato da Malatesta Novello su consiglio della consorte Violante. Esternamente in stile neoclassico, il portico presenta cappelle che una volta erano semplici arcate; a sinistra vi è la statua di S. Francesco mentre a destra il Beato Ruffino ad opera del Calligari.
L'interno a navata unica con tre cappelle laterali per lato; sono originali i finti cassettoni sulla volta e la finta cupola con Padre Eterno il quale invia l'Arcangelo Gabriele alla Vergine. Custodisce tele dell'ottocento e nel settore claustrale vi è una scultura lignea raffigurante l'Immacolata Concezione del quattrocento.
Chiesa di S. Agostino: già convento dei Frati osservanti, alla fine del XV sec. per volere di Violante Malatesta venne ceduto al monaci Agostiniani. La facciata è incompiuta disegnata da Luigi Vanvitelli, l'interno a navata unica con tre cappelle per lato e custodiscono opere e dipinti di notevole interesse.
Chiesa di S. Cristina: di origine medievale fu più volte riedificata nel corso dei secoli: nel 1470 – 1630 – 1740 e completamente terminata nel 1825. La facciata è preceduta da un portici con colonne doriche, l'interno è a pianta circolare e sormontata dalla cupola decorata a cassettoni.
Chiesa di S. Domenico: eretta nel 1706 sui resti di una precedente Chiesa del quattrocento della quale restano due chiostri meravigliosi. L'interno a navata unica con tre cappelle per lato e abside semi-circolare; custodisce il dipinto della Madonna del Carmine, i Santi Girolamo, Francesco d'Assisi, Giovanni Battista e S. Martire ad opera di Gian Francesco Modigliani e altre pitture del XVII sec.
Chiesa di S. Maria dei Servi: In un preesistente complesso religioso del 1240 vi si insediarono “i servi di Maria“ e nel quattrocento il complesso venne ricostruito; le forme attuali risalgono al 1756. La Chiesa si presenta con facciata sobria, portale e finestre borromiano e timpano triangolare. L'interno a navata unica e sei cappelle arricchite da pregevoli stucchi e confessionali. In contro-facciata campeggia una Madonna col Bambino di autore ignoto, sulla destra il monumento funebre risalente al XVI sec. dedicato a Margherita Tiberti. Nel presbiterio troviamo l'Annunciazione di Livio Modigliani aiutato dal figlio Gianfrancesco nel 1602; sull'altare un Crocifisso e altre opere datate intorno al 1500.
Chiesa di S. Maria del Suffragio: del 1685 in stile barocco; l'esterno appare privo di opere decorative mentre la porta è originaria del seicento, mentre il suo interno è ricco di stucchi, cornici, cartigli, ghirlande, scheletri e allegorie ad opera di Francesco Calligari. Custodisce opere come: dipinti – statue – ancona marmorea del 1753.
Palazzo Comunale: o Albornoz eretto dal Cardinale spagnolo Gil Alvarez Carrillo de Albornoz nel trecento; l'edificio che oggi ammiriamo ha inglobato due strutture più antiche: “Palatium Vetus e Palatium Novum“, al suo interno si trovano affreschi e arredi del settecento nonché opere pittoriche e scultoree di valore artistico. Al centro della piazza si erge la fontana eretta nel 1589 da Francesco Masini.
Palazzo Chiaramonti: risale al settecento e papa Pio VII nel 1807 ne fece dono al nipote, fu qui che il pontefice dimorò nel 1814 una volta tornato dall'esilio. Dal 1910 è sottoposto alla normativa in merito agli immobili di interesse storico-artistico. Allo stato attuale (2017) è ancora abitato dai pronipoti del pontefice.
La facciata è sobria mentre l'interno presenta lo scalone monumentale con affresco dell'Olimpo ad opera del Milani; il salone di rappresentanza con dipinti dello stesso Milani tra cui spicca: l'allegoria della vita e del giorno sul soffitto “Venere indica ad Enea e Acate la via per Cartagine” e “Didone accoglie Enea” alle pareti.
Palazzo Ghini: sorge su di un'area archeologica dove sono stati ritrovati edifici romani del III – II sec. a. C. Il palazzo risale al 1680 e per oltre un secolo fu residenza dei marchesi Ghini. Oggi appartiene alla curia poiché fu donato da Monsignor Ghino Ghini il quale lo acquistò dagli altri coeredi facendone la residenza ecclesiastica.
Esso sorge imponente e maestoso per la sua altezza e del marmo d'Istria che lo arreda, è ornato dagli stemmi pontifici di Pio VI; sugli spigoli in pietra d'Istria vi sono le insegne pontificie di papa Pio VI. La facciata interna del cortile presenta un loggiato a tre ordini con colonne in pietra bianca; la loggia è ornata da quattro statue rappresentante: “Minerva – Cerere - Gloria e Marte“ ad opera di Francesco Calligari; il salone d'onore è caratterizzato da un ciclo pittorico realizzato tra il 1719/21 da Giacomo Bolognini.
Palazzo del Ridotto: risalente al 1401 con la facciata composta da due ordini di lesene sovrapposti: dorico al piano inferiore e ionico a quello superiore. Ospita la Galleria comunale d'Arte adibita ad esposizioni temporane al piano terra, mentre la sala del primo piano è utilizzata per convegni e manifestazioni pubbliche.
Palazzo Romagnoli: fu ampliato nel 1719 ed esternamente presenta il portale a tutto sesto e inquadrato da colonne e un balcone in pietra d'Istria. Al suo interno vi sono statue di Francesco Calligari e nel salone d'onore vi sono dipinti del Milani, mentre le decorazioni pittoriche degli altri ambienti del palazzo, gli arredi lignei sono della bottega di Giovanni e Antonio Urbini.
Rocchetta di Piazza e Loggetta Veneziana: è una cortina in laterizio alta oltre 20 metri con camminamento e torrione di piazza. Sulla parete vi è l'iscrizione la quale ricorda la citazione che Dante fece di Cesena nel canto XXVII dell'inferno e lo stemma di Lorenzo Zane, il quale era governatore pontificio all'epoca della costruzione. L'edificio ospita il Museo di Scienze naturali.
Villa Silvia: è un'antica villa del settecento famosa per essere stata salotto della borghesia tra l'ottocento e novecento e per aver ospitato tra altri Giosuè Carducci e Alessandro Bonci (tenore). Ha una facciata semplice in stile neoclassico: sopra tre grandi portoni ad arco a tutto sesto ribassati, sono collocati tre balconcini in ferro battuto originali dell'epoca.
Dopo la morte della contessa Silvia Baroni Semitecolo (vedova Pasolini Zanelli) a causa dello sfruttamento della villa, sono rimaste solo due stanze originali: la camera da letto del Carducci e la sala della Regina Margherita. La camera del Carducci è rimasta uguale all'ultima visita del poeta nel 1906; il grande letto di materasso in lana è posto tra due comodini i quali custodiscono oggetti di uso quotidiano del poeta.
Davanti al letto il divano dove dormiva il cameriere del Carducci: Gigi Ghermadi, la scrivania con fogli e pennini, la sedia a rotelle usata negli ultimi anni di vita e un armadio che contiene la “finanziera“ (piatto piemontese nato nel medioevo come secondo piatto) usata dal poeta quando era docente presso l'università di Bologna, diversi cappelli e un busto di bronzo. Il soffitto è decorato a cassettoni con esagono colorati, raffigurante al centro la scena mitologica di “Leda“.
La stanza della Regina Margherita era la biblioteca e di originale vi è solamente il soffitto decorato con motivi floreali e lievi grottesche; nelle lunette site alla base del cornicione vi sono raffigurati personaggi mitologici, mentre al centro del soffitto campeggia una scena agreste con Cerere seduta su di un covone di grano.
Dal 2007 la villa è divenuta sede operativa del ”AMMI” (Associazione Musica Meccanica Italiana) che divulga, salvaguardia e restaura strumenti musicali meccanici, curando l'allestimento di un museo permanente di strumenti musicali di particolare interesse.
Rocca Malatestiana: risalente al 1380 sita sulla sommità del colle Garampo e circondata dal parco della Rimembranza. La mole poderosa della fortezza è a forma di esagono irregolare con sette torri di varie forme e due torri interne sulle muraglie.
Entrando nel cortile interno si notano le due torri denominate “il maschio e la femmina” in fondo alla corte bassa un cancello in ferro antica entrata principale del castello. Nella torre femmina vi è allestito il museo storico dell'agricoltura, mentre nel seminterrato in grandi ambienti con volta a botte vi sono custoditi carri agricoli, calessi e attrezzi da lavoro; interessante la raccolta di caveje (simbolo della Romagna è un motivo decorativo) perni in ferro battuto e ornati da tintinnanti anelli, con la funzione di bloccare il giogo dei buoi al timone del carro.
Al piano superiore vi è ricostruita una cucina contadina e una camera da letto e al secondo piano vi è la sala dei telai, con immagini e attrezzature le quali raccontano l'intero ciclo della canapa dalla sua raccolta alla tessitura della tela. In altri ambienti vi sono attrezzi per il ciclo del grano; ciclo dell'uva e del vino.
Nella torre d'angolo vi è l'armeria della rocca con armature, elmi, lance, picche, alabarde, archi, balestre spade e altro. La torre maschio fu adibita a carcere mandamentale, mentre oggi è adibita a mostre tematiche di ceramiche e maioliche ritrovate negli scavi archeologici. Il castello è dotato di passeggiate panoramiche sulle mura e camminamenti interni; è spettacolare la passeggiata sugli spalti che permette un panorama magnifico.
Mura e porte: La cinta muraria di Cesena risale all'anno mille e per la maggior parte è ancora intatta e ben individuabile nel tessuto urbanistico, mentre le porte giunte ai nostri giorni sono quattro: porta Santi – porta Fiume – una delle due Portacce e porta Montanara.
Barriera Cavour: risale al 1864 nata con l'abbattimento della porta Cervese e costituisce uno degli interventi di maggior rilievo dopo l'unità d' Italia. La porta da secoli ha segnato il punto in cui la romana via del sale usciva in direzione Cervia e sostituita con due neoclassici padiglioni a lesene doriche e chiusi da una robusta cancellata, nell'intendo di offrire al visitatore la miglior immagine della cittadina.
Fontana Masini: è una fontana monumentale ubicata al centro di piazza del popolo risalente al 1588 su progetto del cesenate Francesco Masini, i lavori idraulici sono opera di Tommaso Laureti, mentre lo scalpellino Domenico da Montevecchio e i suoi aiutanti realizzarono la fontana, che nel 1591 zampillò la prima acqua.
Essa è stata realizzata in pietra d'Istria ed elevata su tre gradini, ciascun prospetto è decorato da una coppia di lesene scanalate le quali reggono un timpano curvilineo fratto e all'interno vi è inserito uno stemma araldico: quello a lato nord è di papa Sisto V ed è sovrapposto all'insegna della città; gli altri sono del Cardinale legato Guido Ferreri, del vice legato Antonio Maria Galli e del Cardinale legato Domenico Pinelli. Quattro erma a voluta agli angoli sono sormontate da tritoni che gettano acqua soffiando in una tromba marina.
Biblioteca Malatestiana: nata per volere di Malatesta Novello nel sec. XV la prima biblioteca civica europea ed unico esempio di biblioteca monastica umanistica perfettamente conservata nell'edificio, negli arredi e nella dotazione libraria. L'UNESCO riconoscendo la sua importanza culturale della Malatestiana l'ha inserita nel registro “Memoria del mondo“ prima in Italia; (in inglese) “Memory of the World“ programma dell'Unesco fondato nel 1992 per censire e salvaguardare il patrimonio documentario dell'umanità dai rischi connessi all'amnesia collettiva, alla negligenza, alle ingiurie del tempo e delle condizioni climatiche, dalla distruzione intenzionale e deliberata.
In Italia vi sono altri beni documentari iscritti nel registro:
2005: collezioni della biblioteca Corviniana (in comune con Belgio, Germania, Francia, Austria e Ungheria.
2011: Archivio storico diocesano di Lucca.
2013: Archivio storico dell'Istituto “Luce“.
2015: Collezione almanacchi Barbanera 1762 – 1962 conservati presso la fondazione Barbanera 1762.
2015: Codex Purpureus Rossanensis custodito a Rossano (Calabria).
2015: l'opera di frate Bernardino de Sahagùn (in comune con il Messico).
Nella biblioteca Malatestiana sono presenti oltre centomila volumi ed essa è divisa in due sezioni: biblioteca “moderna“ con più di 60.000 volumi e biblioteca per “ragazzi“ con circa 24.000 testi destinati ai lettori da “0 a 16 anni”. Qui vi è ospitato anche il museo archeologico di Cesena e custodisce reperti dalla preistoria all'umanesimo.
Teatro: inaugurato il 15 agosto 1846 ed oggi è intitolato al tenore cesenate Alessandro Bonci dopo le sue esibizioni del 1904 e del 1927. Esso è a ferro di cavallo tipico teatro all'Italiana con quattro ordini di 23 palchi ciascuno, due di proscenio ed un loggione.
Teatro Comandini: del 1719 dall'ottocento al novecento venne destinato ad attività scolastiche, dal 1993 ospita la “Societas Raffaello Sanzio” (compagnia teatrale nota per le attività internazionali, la ricchezza e la complessità del linguaggio scenico).
Ponte Vecchio: o ponte Clemente è il ponte più antico e simbolo della città. L'originario tracciato romano della via Emilia attraversava il fiume Savio con un ponte in legno distrutto molte volte dalla piena del fiume; nel 1733 si interessò papa Clemente XII per la costruzione del ponte in pietra, ma solo nel 1766 su progetto di Pietro Carlo Borboni approvato da Ferdinando Fuga e Luigi Vanvitelli, il ponte fu portato a termine nelle forme in cui lo ammiriamo.
Esso è dotato di due pilastri in pietra d'Istria per ogni senso di marcia datati 1773 e recanti stemmi e lapidi dedicatorie: quelli occidentali presentano una lapide sulla destra a ricordo del Cardinale Vittorio Borromeo il quale era legato in Romagna in quell'epoca, mentre a sinistra due iscrizioni: una per papa Pio VI con lo stemma pontificio, l'altra per i Cardinali Neri Corsini e Pallavicini. I pilastri siti a oriente presentano una lapide dedicata a papa Clemente XIV pontefice nel 1773 con lo stemma della città e una dedica a papa Clemente XII al quale è dedicato il ponte.
Cesena War Cemetery: (cimitero di guerra) qui vi riposano i soldati dei paesi del “Commonwealth“ caduti durante la seconda guerra mondiale e circa 700 tombe di militari provenienti da: Regno Unito – Canada – Nuova Zelanda – Sud-Africa e India.

Siti Archeologici
Parco archeologico del Colle Garampo: scavi del 1993e 2005 hanno portato alla luce nel centro storico, reperti di epoca romana fra cui un mosaico pavimentale in tessere bianche e nere con decorazioni vegetali e libere, il quale staccato e ristrutturato è esposto in una sala del palazzo comunale.
Nel 2005 durante i lavori di un canale, a Ronta di Cesena sono state rinvenute delle fornaci romane le più integre mai scoperte in Emilia e Romagna e risalente al II sec. a. C.
Aree naturali: a Cesena vi sono circa 55.000 alberi, 250 aree verdi che si estendono per oltre 246 ettari, come il giardino di Serravalle a ridosso dell'antica cinta muraria ed è tra i parchi più frequentati, dotato di scivoli, torrette, altalene, dondoli e altri divertimenti per bambini. Esso è anche dotato di sentiero asfaltato da percorrere con passeggini e carrozzine dotato di panchine e toilette, nonché uno spazio destinato ai cani.
Parco naturale fiume Savio si sviluppa per sei km. E ospita un'ampia varietà di uccelli e mammiferi selvatici, dagli aironi alle poiane e dalle lepri ai caprioli.
A Cesena sono legati personaggi come: Giosuè Carducci premio nobel per la letteratura. Dario Fo (1926 – 2016). Alessandro Bonci (1870 – 1940) tenore. Romeo Castellucci regista e fondatore della società teatrale “Societas Raffaello Sanzio”. Monty Banks (1897 – 1950) attore attivo a Hollywood e Regno Unito. I coniugi Nicoletta Braschi e Roberto Benigni attori i quali vi risiedono la maggior parte dell'anno.
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