Collina
Mare
Tarquinia
Tarxuna o Tarxna (forse dal nome dell'eroe Tarconte suo mitico fondatore) è tra le più antiche città etrusche della Tuscia, la sua esistenza è accertata fin dal IX sec. a. C., ma raggiunse il periodo di maggior splendore tra l'VIII e il VII sec. (ne è testimonianza la dinastia dei Tarquini che regnarono a Roma); poi Cerveteri appropriatisi delle colline metallifere dei dintorni, ebbe il sopravvento sulle altre città della Tuscia e Tarquinia perse parte della sua importanza.
Dal IV sec. a. C. combatté contro le mire espansionistiche di Roma e fu sconfitta nel 358; dopo un quarantennio di pace la guerra riprese (311 a. C.) e la città fu definitivamente soggiogata all'Urbe. Dopo un lungo periodo di benessere seguirono anni di decadenza a causa della malaria e delle incursioni barbariche; gli abitanti si trasferirono su un vicino colle e fondarono Corneto, divenuta in seguito l'attuale Tarquinia. La nuova città ebbe legami commerciali con Pisa, Genova, Venezia, Firenze, dopo varie vicende passò sotto il dominio della Santa Sede.
Monumenti
L'antica città sorgeva in una spianata detta: la “Civita” divisa in due settori: in uno stanno venendo alla luce i resti dell'antico agglomerato urbano con strade e case, nell'altro detto:” ara della regina” è un basamento di un tempio della fine del IV sec. a. C., che s'innalza su due terrazzamenti. Del periodo medievale restano Chiese, palazzi, rioni e le numerose torri che circondano l'urbanistica Tarquiniese.
Duomo: di S. Margherita e S. Martino, edificato nel 1260 e ampliato nel XV sec., in stile neoclassico ad eccezione dell'abside ancora quella originaria in stile gotico. Esternamente la facciata è preceduta da una scalinata e affiancata da un campanile a torre e a salienti (una successione di spioventi posti a differenti altezze); nella parte inferiore si aprono tre portali mentre in quella superiore terminante con un timpano triangolare, vi è una bifora affiancata dalle statue dei Santi titolari.
L'interno è privo del transetto con tre navate separate da archi a tutto sesto e coperte con volta a botte lunettata. La navata maggiore termina con la profonda abside poligonale. Di sezione notevolmente minore, contenente l'antico altare maggiore barocco in marmi policromi; le pareti e la volta presentano ancora gli affreschi realizzati nel XVI sec., da Antonio del Massaro, detto il ”Pastura” tra cui un'incoronazione della Vergine, vari Santi e Sibille. Sulla cantoria in contro facciata, in posizione centrale sotto la bifora, trova luogo l'organo a canne costruito da Angelo e Nicola Morettini nel 1879.
Chiesa S. Maria in Castello: progetto del 1121 ma fu terminata nel 1207, l'architettura dell'edificio rispecchia i canoni romanici. La facciata di forma rettangolare sono presenti tre portali, il più importante è quello centrale del 1143, sormontato da una struttura arcuata a tutto sesto, contiene sette dischi decorati in passato con mosaici di fattura cosmatesca. Sopra il portone centrale si apre una finestra bifora, incorniciata da una modanatura arcuata che prosegue lungo gli stipiti fino al davanzale con semi colonnine di architettura Lombarda; il Capitello della colonnina centrale è decorato con un motivo a foglia d'acauto. L'iscrizione presente nella bifora “NICOLAUS RANUCII MAGISTER ROMANUS FECIT HOC” attribuisce a Nicola Ranucci la paternità della stessa.
La Chiesa priva del transetto si articola in tre navate: la navata centrale è composta da cinque campate mentre le navate laterali di 10, cosicché ogni campata della navata centrale sia il doppio della laterale. Sia la navata centrale che le laterali sono coperte da volte a crociera costolonate.
Il pavimento si compone di raffinati mosaici a motivi geometrici di impronta cosmatesca che risultano rovinati anche a causa della presenza delle truppe Francesi venute il Italia su invito di Pio IX durante la quale la Chiesa fu adibita a stalla.
L'ambone reca al centro una loggetta di forma semi ottagonale, il fonte battesimale è del tipo ad immersione; a lato della Chiesa si erge la torre di S. Maria di Castello, la più alta di tutta la città. All'interno della Chiesa si possono leggere numerose iscrizioni tra le quali le seguenti:
“RANUCII PETRUS LAPIDUM NON DOGMATE MERUS ISTUD OPUS MIRE STRUXIT QUOQUE FECIT OPIME“ (Pietro, figlio di Ranuccio, conoscitore dell'arte marmorea fece egregiamente questa mirabile opera).
“IUSSIT HOC AURARI CORNETI CONSOQUELATUS SILICET ANDREAS RANIERI IOANNIS PETRUS IDEM“ (il consolato di Corneto, rappresentato da Andrea figlio di Raniero, da Giovanni e da Pietro, ordinarono questo ornamento aureo).
“Devoyon – au 7ieme chausseurs à cheval – le 10 dicembre 1867” ( Devoyon al settimo reggimento cacciatori a cavallo – 10 dicembre 1867), iscrizione fatta da un soldato che testimonia la presenza di truppe Francesi a Tarquinia.
Chiesa S. Maria di Valverde: si raggiunge passando lungo le antiche mura della città: è una Chiesa duecentesca a tre navate. Al suo interno si trova una tavola bizantina con una Madonna. La custodia della Chiesa è affidata agli ordinati dell'associazione “devoti Madonna di Valverde”.
Palazzo Vitelleschi: è una splendida costruzione gotico – rinascimentale fatta erigere nel XV sec., dal Cardinale Giovanni Vitelleschi: nella facciata in parte a bugnato coronata da loggia, si aprono bifore, trifore e un interessante portale; sulla sinistra s'innalza la torre Fani in parte distrutta. Nel palazzo ha sede il Museo Nazionale Tarquiniese che raccoglie reperti etruschi d'incalcolabile valore archeologico: corredi funerari VIII sec. a. C. in poi, vasi greci alcuni dei quali sono autentici capolavori ( di eccezionale bellezza il vasi di Bocchoris, egizio in pasta vitrea); inoltre vi sono ordinati numerosi sarcofaghi ( da ammirare in particolare quello del Magistrato del Magnate e dell'Obesus), cippi, lastre, urne cinerarie, bronzi e ex voto, il famoso gruppo fittile dei cavalli alati, affreschi staccati da alcune tombe.
Lungo la via di Porta Castello s'innalza la medievale torre del Seminario e superata la Porta Castello sono visibili i resti del Castello della contessa Matilde di Canossa. In piazza Matteotti dopo una bella fontana settecentesca vi è il Palazzo Municipale romanico ma con facciata barocca.
Necropoli: la più importante necropoli Tarquiniese (altre meno importanti sono disseminate sulle alture circostanti) si estende su di un'area di oltre 4 km di lunghezza sul colle Monterozzi e dal colle stesso prende il suo nome. Le tombe che la compongono sono numerosissime e sono celeberrime per i dipinti che le ornano e che costituiscono una documentazione unica della pittura monumentale antica lungo un arco di cinque secoli. Tra le più interessanti tombe ricordiamo: la tomba dei Giocolieri; la tomba Cardarelli; la tomba delle leonesse; la tomba della caccia e pesca; la tomba degli auguri; la tomba dei Tori; la tomba del Barone.
Tarquinia è la prima città “PATRIMONIO DELL'UNESCO” ad avere una cartellonistica “Qr” dal 31 marzo 2011 infatti la città è stata dotata di una segnaletica “Qr Code” che consente di ottenere informazioni sulle attrazioni e i servizi indicati direttamente sul proprio smartphone.
Aree Naturali
Riserva Naturale salina di Tarquinia. Nel territorio sono presenti le antiche saline, oggi riserva naturale di popolamento animale delle saline di Tarquinia.
Escursioni
Lido di Tarquinia: è uno sviluppatissimo centro balneare; non lontano vi sono i resti dell'antico porto Clementino, dell'imponente santuario della dea Uni e gli scavi della colonia romana di Gravisca. In località Ara delle Regina vi è il basamento di un tempio del IV sec. a. C. che s'innalza su due terrazzamenti. Poco più a nord del lido, sorge Marina Velca, moderno centro balneare.
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