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Portovenere

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Fu un importante approdo già in epoca romana, nel sec. XII divenne possesso della Repubblica di Genova e nel sec. XV venne espugnata dagli aragonesi. Fa parte del Parco naturale regionale “Portovenere”. Riconosciuto dall'Unesco “PATRIMONIO DELL'UMANITA'“.

Monumenti
Santuario della Madonna Bianca: risalente al 1098 eretto sul luogo dove sorgeva un tempio dedicato a Giove; con gli interventi di restauro eseguiti dal 1494 al 1582 vennero sostituite le colonne in marmo portoro (pregiata varietà di marmo nero della zona di La Spezia) con colonne in marmo bianco, sostituzione della cupola e ricostruzione del campanile.
Il culto della Madonna Bianca è legato ad un fatto miracoloso risalente al 1399 la leggenda narra che il borgo marinaro, durante l'occupazione francese venne invaso dalla peste e un certo Lucciardo (paesano) invocò davanti all'immagine della Vergine Maria la liberazione; improvvisamente i colori del quadro s'illuminarono splendendo e nello strano fenomeno avvenne la sparizione della pestilenza, da allora ebbe inizio la devozione dei fedeli.
All'interno della Chiesa in una cappella, viene conservato il presunto quadro miracoloso il quale ritrae la Vergine Maria, dipinta su pergamena, denominata Madonna Bianca per il chiarore della pelle. Il dipinto con la storia sintetizzata in un manoscritto datato 1672 raffigura: Maria seduta sul trono con il Bambino Gesù che regge un rotolo di carta con la scritta: “Madre, quel che te piace mi contenta pur chel peccator dal mar far si penta”.
Secondo un accurato restauro esso risalirebbe al sec. XIV e solo in seguito colorato a tempera; esso è posto al centro di un'ancòna ad opera dello scultore Mino da Fiesole. Inoltre custodisce: arredi del sec. XIV e XVI, un trittico del Crocifisso raffigurante la Vergine Maria con S. Giovanni ai piedi della Croce di Gesù, polittico di S. Martino.
Vi è allestito il museo Chiesa di S. Lorenzo.
Chiesa di S. Pietro: risalente al sec. V in stile gotico, consacrato ufficialmente nel 1198 con la parte a fasce bianche e nere del sec. XIII, mentre il campanile è basato sulla cappella sinistra del presbiterio. La Chiesa originaria del sec. V è di tipo siriaco e due archi a tutto sesto mettono in comunicazione con la Chiesa gotica, la quale dispone di un tetto in legno strutturale e il presbiterio diviso in tre cappelle e coperto da volte a ogiva e crociera impostate su pilastri polistili. La Chiesa di S. Pietro è il “cristiano tempio“ citato in una poesia di Eugenio Montale dedicata a Portovenere la quale recita: “Là fuoriesce il tritone / dai flutti che lambiscono / le soglie d'un cristiano / tempio, ed ogni ora prossima / è antica. Ogni dubbiezza / si conduce per mano / come una fanciulletta amica. / Là non è che si guardi / o stia di se in ascolto. / Quivi sei alle origini / e decidere è stolto: / ripartirai più tardi per assumere un volto”.
Chiesa di S. Giovanni Battista: del 1729 sita nella frazione di Fezzano del comune di Portovenere. Al suo interno presenta altari laterali in stile barocco, mentre di pregio è l'organo di Filippo Piccaluga. Custodisce inoltre cinque dipinti del pittore locale Giuseppe Tori e una statua lignea dello scultore Anton Maria Maragliano.
Santuario di Nostra Signora delle Grazie: in stile tardo gotico sito nella frazione “Le Grazie“ del comune di Portovenere, la fondazione fu opera di monaci nel sec. XI e oggi l'antico convento è stato trasformato in abitazione privata conservandone il chiostro e il refettorio. La Chiesa è raggiungibile attraverso una scalinata circondata da ulivi; essa si presenta a navata unica con volta a crociera, il coro scolpito e intarsiato dal frate Paolo da Recco tra il 1496 e il 1501.
Custodisce opere: immagine della Vergine Maria dipinta su legno; ciclo di affreschi nelle sale del refettorio attribuiti a Nicolò Corso tra il 1446 e il 1503; tavola pittorica toscana raffigurante S. Margherita da Cortona del sec. XVI e dipinti dei pittori Domenico Fiasella e Domenico Piola.
Torre e porta del centro storico e collegata alla cinta muraria che porta al castello Doria, la medievale porta di accesso al borgo vecchio reca l'iscrizione “Colonia Januensis 1113”, mentre la vicina torre risalente al 1661 presenta paramento a bugnato, bifore e trifore.
Castello Doria di Portovenere: risalente al 1161 è sita su di un'altura rocciosa che domina il borgo marinaro; durante la dominazione francese di Napoleone Bonaparte nel sec. XIX venne utilizzato come carcere, mentre oggi è sede di mostre d'arte e diverse manifestazioni.
Esso ha la forma di pentagono con tre bastioni e un robusto torrione circolare, sono ancora visibili le fessure di scorrimento del ponte levatoio non più esistente; al suo interno si accede tramite un corridoio voltato e una scala coperta, si trova la sala ipostila con la volta di copertura sostenuta da pilastri e sopra di essa nel sec. XVI / XVII fu sede del Capitano del popolo.
Fortezza del Varignano: risale al 1724 fu lazzaretto in epoca genovese; ospedale e carcere in epoca Sabauda e nel Regno d'Italia Comando militare della Marina Militare. Esso separa il seno delle Grazie dal Varignano a Portovenere e dalla seconda guerra mondiale ospita il comando subacquei ed incursori della Marina Militare.
Villa romana del Varignano: sita nella frazione delle Grazie del comune di Portovenere è datata 1sec. a. C. Oltre alla residenza del proprietario era collegata all'attività della produzione dell'olio d'oliva, dotata di “torcularium“ (frantoio) e di una darsena privata, gli atri pavimentati a mosaico. Dal 1 sec. d. C. venne realizzato un impianto termale con locali per bagni caldi e freddi con frequenza fino al VI sec. d. C. Qui vi è allestito un Antiquarium.

Aree Naturali
Celebri sono le grotte marine Byron dal nome del poeta inglese “George Gordon Byron” il quale da questo luogo traeva ispirazione e meditazione per le sue opere letterarie.

Curiosità: nell'estate del 1516 un veliero proveniente da Lisbona e diretto a Roma naufragò davanti a Portovenere e per quel tempo trasportava un rinoceronte asiatico (novità zoologica per quel tempo) il quale il re del Portogallo Manuel I voleva farne dono al papa Leone X. L'animale morì ma riaffiorato venne impagliato e spedito a Roma. Di questo esemplare di rinoceronte “Albrecht Durer“ lesse la descrizione in una lettera spedita a Norimberga da Lisbona e senza averlo mai visto, eseguì una xilografia divenuta famosa.
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