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Ravenna

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Di origine umbro-etrusche sorse sulle isole della laguna e sulla terra-ferma in posizione fortificata. Alla fine del III sec. divenne un unità federata a Roma, Cesare la elevò a municipio e Augusto vi costruì l'importante porto di classe, il quale divenne il primo centro strategico navale del mediterraneo orientale.
Nel V sec. Onorio Augusto la elesse seconda Roma dell'impero d'occidente, sorgendo nel contempo, monumenti sacri e civili voluti da Teodosio, Odoacre e teodorico i re latini e barbari che si successero sul trono d'Italia. Fu sede dell'Esarcato bizantino per circa due secoli e nel 751 passò nelle mani dei Longobardi e dei Franchi.
La decadenza si ebbe con l'estendersi del litorale e la progressiva scomparsa del porto; vide un periodo di lotte tra guelfi e ghibellini per cadere nelle mani di Federico II. Dopo cento anni di signoria dei Polenta i quali ospitarono Dante esule, Ravenna tornò brevemente al benessere tra il 1450 e il 1500, quando faceva parte della Repubblica Veneta.
Saccheggiata dalle truppe di Luigi XII di Francia conobbe tre secoli di crisi. Finita la dominazione francese nel 1815 tornò allo Stato pontificio fino all'unità d'Italia.
E' la città più grande e storicamente la più importante della Romagna con il territorio comunale secondo in Italia dopo quello di Roma e comprende nove lidi della riviera romagnola. Nella sua storia è stata tre volte capitale: Impero romano d'occidente 402 – 476; Regno degli Ostrogoti 493 – 553; Esarcato Bizantino 568 – 751. Per questo luminoso passato nel 1996 è stato inserito nella lista dei “siti italiani Patrimonio dell'umanità” dall'UNESCO come sito seriale “Monumenti paleocristiani di Ravenna“.
Il centro della città dista dal mare Adriatico di otto km ed è dotata di spiagge chiamate lidi in cui vi sono specchi d'acqua come “l'Oasi WWF” e a sud è la “Pineta di Classe“ la quale fu citata da Boccaccio nel Decamerone e da Dante nella Divina Commedia.

I ITINERARIO
Mausoleo di Galla Placidia: del 425 stile paleocristiano riconosciuto dall'UNESCO nel 1996. Esternamente si presenta con paramento in semplice laterizio e la cupola nascosta da un tiburio a base quadrata, la quale si sopraeleva sulla copertura a tetto a due spioventi dei quattro bracci. Sul portale d'ingresso vi è il fregio e raffigura due felini che si affrontano ai lati di un cratere a volute, tra rami di vigna carichi di grappoli d'uva.
L'interno è decorato da un ciclo di mosaici del quarto quinto secolo coevi sono i tre sarcofagi in marmo. La cupola domina lo spazio interno e affiancata sui lati da quattro lunette. Dal momento che Galla Placidia (imperatrice figlia di Teodosio) soggiornava spesso a Costantinopoli l'artista dei mosaici sarebbe bizantino. La cupola è dominata dalla Croce in una volta di stelle di grandezza decrescente verso l'alto su sfondo blu.
La rappresentazione del cielo continua verso i quattro pennacchi dove viene rappresentato il “tetramorfo“ (i simboli sono nel testo di Ezechiele 1, 10; 1, 26) e nell'apocalisse (4); le lunette della cupola presentano coppie di Apostoli con le braccia alzate per adorare. Le volte a botte e gli archi dei bracci sono riccamente decorati con festoni di fiori, frutta e intrecci geometrici. Nella lunetta sopra l'ingresso si trova la raffigurazione del buon pastore “imberbe seduto su di una roccia e circondato da pecore”. Nella lunetta opposta vi è S. Lorenzo sulla graticola entra correndo dalla destra recante una larga croce sulla spalla e in mano regge un libro aperto. Nelle lunette laterali vi sono cervi tra tralci di arbusti che si abbeverano soggetto iconografico da un passo del Salmo XLII 1 – 2: “come la cerva assetata cerca un corso d'acqua, anch'io vado in cerca dite, di te, mio Dio.” Vi sono presenti anche pure colombe che bevono alla fonte simbolo delle anime cristiane che si abbeverano alla grazia divina.
Battistero Neoniano: del V sec. stile bizantino detto anche “Battistero degli Ortodossi“ e prende il nome dal vescovo “Neone“ che ne fece proseguire la costruzione dopo il suo predecessore Orso, (l'appellativo Ortodosso va inteso secondo il significato dell'epoca, il quale intendeva i cristiani della “retta“ dottrina in contrapposizione all' eresia ariana; riconosciuto dall'UNESCO nel 1996.
Per la “subsidenza“ tipico di Ravenna il monumento è interrato di circa due metri; ha pianta ottagonale che secondo la numerologia associa l'otto con la resurrezione essendo la somma di sette, il tempo, più uno Dio Padre. Esternamente ha un rivestimento in laterizio con quattro absidi aggiunte nel X sec., mentre le arcate e le lesene risalgono alla costruzione originaria.
L'interno spicca per la decorazione di tutta la cupola a mosaico risalente al tempo del vescovo Neone, entro tre anelli concentrici sono rappresentati vari soggetti; nel tondo centrale su sfondo oro vi è la scena del battesimo di Gesù con S. Giovanni Battista nel gesto di battezzare il Cristo e immerso fino alla vita nel Giordano, mentre sopra il Cristo svetta la colomba dello Spirito Santo.
La seconda fascia presenta i dodici apostoli su sfondo azzurro con le vesti (toga e pallio) alternati nei colori bianchi e oro e nelle mani delle corone da offrire a Cristo. Gli Apostoli sono intervallati da candelabri, mentre dal cerchio superiore pendono drappi bianchi, i quali visti dal basso hanno la forma di una corolla di un fiore.
L'anello esterno a fondo azzurro presenta una serie di finte architetture tripartite, con una nicchia o esedra al centro affiancata da due strutture portate da quattro colonne ai lati. Anche le pareti recano le decorazioni dell'epoca del vescovo Neone; essi sono sedici in tutto riportante quattro profeti maggiori e dodici minori, poiché la catechesi dell'iniziazione si basava oltre che sui quattro Vangeli anche sui testi dei profeti del Vecchio Testamento.
La vasca battesimale marmorea posta al centro dell'edificio è ottagonale e risale al sec. XVI, fatta eccezione dell'ambone dove saliva il sacerdote per amministrare il battesimo, il quale è originale e risale al V sec.
Cappella Arcivescovile: risale al 495 monumento paleocristiano riconosciuto dall'UNESCO 1996. La cappella è sita al primo piano del palazzo arcivescovile, è di natura Ortodossa ed eretta durante il regno di Teodorico; essa è anche conosciuta come cappella di S. Andrea ed è l'antico oratorio dell'Episcopio ravennate il quale fu voluto dal vescovo Pietro II e dedicata a S. Pietro Crisologo che fu arcivescovo di Ravenna dal 433 al 450, mentre la cappella fu allestita nel 495.
Si presenta con pianta a forma di Croce dotata di vestibolo marmoreo e ricco di mosaici; nella volta a vela spiccano le immagini dei quattro arcangeli: Michele – Gabriele – Raffaele – Uriele i quali reggono un clipeo con il monogramma Cristologico immersi fra racemi abitati da uccelli. Nei sotto archi vi sono rappresentati busti di Cristo, di sei Santi e sei Sante dell'età dei martiri
Basilica di S. Apollinare Nuovo: del 505 monumento paleocristiano fu la Chiesa di culto ariano e palatina di Teodorico per l'uso della sua corte; riconosciuto dall'UNESCO 1996. Fu consacrata a S. Martino di Tours e nel sec. IX a S. Apollinare. Si presenta a tre navate priva di quadri-portico e preceduto da un portico o nartece del XVI sec. Esternamente ha facciata a salienti in laterizio; al centro vi è una grande e larga bifora in marmo, mentre il campanile è a pianta circolare in mattoni.
La navata mediana è delimitata da dodici coppie di colonne poste una di fronte all'altra che sorreggono archi a tutto sesto.
Come tutte le Chiese di Ravenna del periodo imperiale anche S. Apollinare reca decorazioni meravigliosi e ricchissimi mosaici. Le pareti della navata centrale sono divise in tre fasce ben distinte dalle decorazioni musive; la fascia più alta è decorata da una serie di riquadri intervallati dal motivo allegorico di un padiglione con due colombe e scene della vita di Cristo. La fascia mediana è composta da riquadri tra le finestre le quali incorniciano solide figure di Santi e profeti.
Sulla parete di fronte è raffigurato il porto di Classe che in quel tempo era il più grande di tutto l'Adriatico e sede principale della flotta imperiale romana, sopra la porta d'ingresso alla città in mosaico si legge in latino “Civi Classis” (città di Classe).
Mausoleo di Teodorico: risale al 520 da Teodorico il grande come sua futura tomba è un monumento paleocristiano riconosciuto dall'UNESCO 1996. Il monumento venne eretto in una zona disabitata presso la necropoli riservata ai Goti, in epoca bizantina venne adibita a Chiesa della Madonna di “S. Maria ad Farum” per la vicinanza di un porto dotato di faro; oggi il mausoleo è inserito in un parco vicino al centro della città.
Si distingue per la sua costruzione NON in mattoni ma con blocchi di pietra “Aurisina“; esso è a pianta decagonale e caratterizzato da due ordini: il primo è esternamente con nicchie coperte da solidi archi a tutto sesto, mentre al suo interno reca un vano cruciforme. Il secondo è più piccolo e raggiungibile da una scala esterna, il vano interno è circolare con una sola nicchia ad arco provvisto di croce; oggi vi si trova la vasca di porfido rosso, priva di lastra superiore per copertura e conteneva il corpo del re.
La sua caratteristica è data dalla copertura formata da un enorme monolite a forma di calotta in pietra Aurisina, con un diametro di 10,76 metri, un'altezza di 3,09 e un peso di circa 230 tonnellate.
Battistero degli Ariani: risale al V sec. dal re ostrogoto Teodorico, monumento paleocristiano riconosciuto dall'UNESCO nel 1996 ed era il battistero dell'antica Cattedrale ariana, la quale oggi è denominata “Chiesa dello Spirito Santo”.
Esternamente l'edificio si presenta con una subsidenza di metri 2,25 metri a pianta ottagonale e costruzione in laterizio, con absidi nel registro inferiore e finestre ad arco in quello superiore; l'interno è privo di arredi e la vasca battesimale è ricordata da una lastra marmorea rotonda sita al centro. La cupola è completamente decorata a mosaico, al centro si trova una rappresentazione del battesimo di Cristo con Giovanni il Battista, la personificazione del fiume Giordano e la colomba dello Spirito Santo.
Nel registro più esterno si trova il trono vuoto “dell'etimasìa“ (in greco preparazione il quale rinvia alla seconda venuta di Cristo) e i dodici apostoli in atto di offrire corone con le mani coperte e divisi da esili palme.
Basilica di S. Vitale: del 525 è uno dei più famosi e importanti luoghi di culto dell'arte paleocristiana e bizantina riconosciuto dall'UNESCO nel 1996. La sua costruzione ebbe inizio dal vescovo Ecclesio dopo la morte di Teodorico e completata nel 547 dall'arcivescovo Massimiano, essa segna un distacco dalle tipiche basiliche longitudinali e nella pianta a base ottagonale, con la cupola inglobata e nascosta dal tiburio. Ogni faccia è collegata con quella attigua mediante contrafforti e a sua volta si suddivide in settori per mezzo di paraste e di una sottile cornice dentellata.
L'interno è apparentemente semplice: un deambulatorio ottagonale a due piani il quale racchiude un ambiente centrale dello stesso disegno, posti fra loro in rapporto aureo. Nel passaggio dall'uno all'altro si trovano delle esedre traforate da un doppio ordine di arcatelle. Le quali sono racchiuse entro grandi archi e sostenuti da pilastri angolari, su questi la cupola la quale è di elevazione maggiore a quelle di simili Chiese orientali. Oltre ai celeberrimi mosaici completano la decorazione interna i marmi policromi, gli stucchi e le balaustre del matroneo traforate finemente; sui pulvini vi sono raffigurate figure zoomorfe e la croce.
Di grande effetto è la luce che fa da protagonista, penetrando da diverse angolazioni determina un gioco luministico che appare imprevedibile. Le due aquile imperiali sorreggono il clipeo cristologico, il quale rappresenta il monogramma stilizzato di Cristo; sul pavimento vi è raffigurato un labirinto, simbolo del labirinto dell'anima nel difficile percorso verso la santificazione. Sull'estradosso dell'arco absidale due angeli in volo reggono un clipeo cristologico solare, mentre ai lati vi sono le Gerusalemme e Betlemme celesti; sul catino vi è il Cristo Pantocrator assiso su di un globo azzurro tra due arcangeli, con il rotolo dai sette sigilli in una mano mentre l'altra porge la corona trionfale a S. Vitale, la quale avanza con le mani ricoperte dalla sua ricchissima clamide (un tipo di mantello corto e leggero orlato d'oro); sulla destra è presente il proto-vescovo Ecclesio con il modello della Chiesa da lui fondata.
Sulla volta del presbiterio quattro angeli sostengono un clipeo con l'Agnus Dei, mentre ai lati si aprono due coppie di trifore, su ciascuna delle quali è presente una lunetta che ospita mosaici con i sacrifici di Abele e Melchisedec, nonché una scena in due tempi dell'ospitalità di Abramo ai tre angeli e il sacrificio di Isacco. Nei pennacchi di risulta vi sono le immagini di Geremia e Mosè il quale custodisce il gregge di Letro e che si appresta a togliersi i calzari prima di entrare nel roveto ardente; ancora Isaia e Mosè il quale sale sul monte Sinai e riceve le tavole della legge, mentre nell'ordine superiore si apre una trifora più stretta con i simboli degli Evangelisti: Matteo – Marco – Giovanni e Luca.

II ITINERARIO
Basilica di S. Apollinare in Classe: risale al 532 sita a cinque km dal centro di Ravenna riconosciuta dall'UNESCO come Monumento paleocristiano 1996. Si presenta a tre navate con copertura a capriate scoperte, corpo mediano rialzato e abside poligonale affiancata da cappelle absidate. La facciata rifatta come altre parti della Chiesa è preceduta da nartece sotto il quale vi sono marmi e iscrizioni; sulla sinistra si erge il campanile del IX sec. a forma cilindrica, mentre le finestre dal basso verso l'alto, sono monofore poi bifore e infine trifore in modo da rendere l'edificio più stabile e leggero.
L'interno le navate sono separate da due file di dodici colonne con fusti di marmo striato del Proconnesio (una varietà di marmo bianco tra le più utilizzate nell'impero romano), capitelli a foglie e pulvini con una croce scolpita sul lato della navata; le colonne sono collocate da arcate. Sul luogo del martirio del Santo al centro vi è collocato un altare antico, lungo i muri vi sono sistemati numerosi sarcofagi databili dal V al sec. VIII.
La decorazione del catino con i suoi mosaici risale al VI sec. e si divide in due zone: la parte superiore del disco rappresenta un cielo stellato in cui campeggia una Croce gemmata con il volto di Cristo dentro un medaglione circolare; sopra la Croce una mano che esce dalle nuvole e ai lati le figure di Elia e Mosè, in mezzo a nubi vi sono i simboli alati degli Evangelisti mentre i tre agnelli con il muso rivolto verso la Croce simboleggiano gli Apostoli: Pietro, Giovanni e Giacomo presenti sul Monte Tabor.
Nella zona inferiore si allarga una verde valle fiorita con rocce, cespugli, piante e uccelli al centro la figura di S. Apollinare il quale fu il primo vescovo di Ravenna; ai lati dell'abside vi sono due pannelli del VII sec. quello di sinistra reca l'imperatore bizantino Costantino IV (668 – 685) mentre a quello di destra vi sono Abramo, Abele e Melchisedec attorno ad un altare offrendo sacrificio al Signore. La figura di S. Apollinare era legittima di una diocesi direttamente collegata ai primi seguaci di Cristo essendo il Santo discepolo di S. Pietro.
Basilica Cattedrale: della S. Resurrezione del XVIII sec. demolendo l'antica cattedrale a cinque navate e dedicata alla “Hagìa Anastasis” ovvero alla Resurrezione, dell'antica cattedrale rimangono oltre al campanile del sec. X e il battistero, una porzione di muratura con arco, alcune delle 56 colonne le quali sostenevano le cinque navate, capitelli detti “a testa d'ariete“ e frammenti della decorazione musiva del XII sec. nonché ambone decorato con fasce di formelle recanti animali simbolici.
La facciata è in stile barocco e nella parte inferiore presenta un largo portico con campate coperte con volta a vela, mentre le arcate laterali poggiano su pilastri; la parte superiore della facciata presenta un grande finestrone rettangolare incorniciato da due coppie di lesene corinzie le quali sorreggono idealmente un cornicione con soprastante timpani semi-circolare.
La torre campanaria ha forma cilindrica la cui sommità raggiunge i 35 metri, vi si aprono quattro livelli principali di finestre: quello inferiore da sette monofore, il secondo da bifore, il terzo da sei trifore poggianti su colonnine mentre il quarto corrisponde alla cella campanaria, con la I campana dal diametro di 1369 e peso di 1500 kg., la II campana dal diametro di 1072 e peso 830 kg., III campana dal diametro di 931 e 500 kg, la IV campana dal diametro 818 e peso 450 kg. La cupola neoclassica si eleva tra la navata centrale e il transetto eretta con base ellittica e sormontata da una lanterna la quale in sommità raggiunte i metri 47,40 di altezza.
L'interno a tre navate in stile barocco pianta a croce latina e ricca pavimentazione in opus sectile, la navata centrale è coperta con volta a botte lunettata la quale va ad innestarsi su di un alto cornicione che poggia su lesene corinzie e reca la seguente iscrizione: “O S. Apollinare, sacerdote e martire di Cristo, prega per la tua gente che ti sei acquistato dal paganesimo. Noi siamo tuo popolo e pecore del tuo gregge. Intercedi per noi presso il figlio di Dio”. Le cappelle laterali si articolano in tre campate coperte con cupolette arricchite da marmi pregiati, bassorilievi, pale e tele di grandi artisti. La cupola neoclassica è a pianta ellittica, illuminata dalle finestre del tamburo e della lanterna con calotta decorata con cassettoni esagonali; le coppie di lesene corinzie sorreggono il cornicione sul quale vi è l' iscrizione tratta dalla sequenza pasquale la quale continua anche nell'abside: “Alla vittima pasquale innalzino il sacrificio di lode i cristiani: l'Agnello ha riscattato le pecore, Cristo innocente, ha riconciliato i peccatori al Padre; la morte e la vita si scontrano in un mirabile duello: il datore della vita, morto, regna vivo.”.
La cappella del SS. Sacramento risale al 28 novembre 1612 per volere del vescovo Pietro Aldobrandini su progetto del Maderno, si presenta a croce greca con il vano centrale coperto con una bassa cupoletta priva di tamburo o lanterna è illuminata da due finestre a lunetta, altare in marmi policromi e sulla mensa poggia un pregevole tabernacolo e la pala di Guido Reni raffigurante Mosè e la raccolta della manna nel deserto realizzata nel 1614.
Al suo interno custodisce alcuni elementi marmorei, la seicentesca cappella del Sacramento la quale fu realizzata dal Maderno e affrescata dal Reni; due sarcofagi bellissimi esempi della scultura ravennate del V sec., l'ambone dell'arcivescovo Agnello che fu realizzato nel 556 – 569 riportante nella parte superiore l'iscrizione. “Il servo di Cristo, vescovo Agnello, fece questo ambone”, esso è posto sotto la terza arcata tra la navata centrale e la navata di destra. E' della tipologia a torre e realizzato interamente in marmo greco, con pedana raggiungibile tramite due serie di gradini chiusa sui due lati davanti e dietro da un doppio parapetto. E' bombato verso l'esterno e decorato da 36 formelle rettangolari contenenti bassorilievi con figure di animali.
Museo arcivescovile: raccoglie numerosi frammenti provenienti dall'antica cattedrale e da altre Chiese di Ravenna, tra le opere più importanti: parti di mosaico del XII sec.; scultura in porfido di epoca bizantina del VI sec.; la cattedra di Massimiano un pregevolissimo arredo liturgico rivestito di placche in avorio istoriate raffigurante la vita di Gesù, storie di Giuseppe Ebreo, Evangelisti e S. Giovanni Battista. Nell'oratorio di S. Andrea o cappella arcivescovile con pianta a croce greca, si ammirano splendidi mosaici risalenti al VI sec.
Basilica di S. Agata Maggiore: è una delle Chiese più antiche di Ravenna risale al V sec. con restauri del XX sec. la facciata è a salienti in cotto e movimentata da quattro lesene, il protiro è chiuso da due balaustre rinascimentali sorrette da pilastrini circolari. Nel giardino quadrangolare vi si trovano 14 antichi sarcofagi e il più antico è del VI sec. sito lungo la scalinata d'accesso; la torre cilindrica risale al 1560 poggiante su di un basamento conico, la cella campanaria si apre all'esterno con quattro bifore sorrette da colonnine.
L'interno risale all'ottocento e ai restauri del 1913/18 diviso in tre navate separate da due serie di dieci colonne di spoglio e di epoche diverse. La navata centrale molto luminosa è coperta a capriate e custodisce: il pulpito; l'ambone in marmo greco venato di grigio e verde con l'aspetto nella parte terminale di una grande colonna scanalata e cava all'interno, con finissima decorazione lungo il bordo di foglie e perle.
Il fonte battesimale è costituito da una bassa colonna sormontata da capitello-vasca. I quattro altari laterali della Chiesa sono coperti da un baldacchino pensile di gusto rinascimentale, con la differenza che mentre le mensole degli altari poggiano su semi-pilastri, quelle degli altari di fondo poggiano su colonne. L'altare maggiore con il paliotto costituito da un antico pluteo del VI sec. con la raffigurazione di due pavoni i quali secondo la simbologia cristiana significano “la Resurrezione”.
Basilica di S. Francesco: risalente al IX sec. e sorge su di una Chiesa del 450 per volere del vescovo Neone; qui nel 1321 vennero celebrate le esequie di Dante Alighieri. La facciata è a salienti con mattoni a vista, al centro il portale con arco a tutto sesto e sopra di esso una bifora e ai lati vi sono due sarcofagi in marmo; la torre campanaria è del IX sec. e nel 1921 vennero riordinati i tre ordini di finestre: una bifora nell'ordine inferiore, una trifora nel mediano e quadrifora in quello superiore per ciascun lato, mentre la croce in ferro posta alla sommità raggiunge metri 32,60.
L'interno ha una lunghezza di 46,5 metri in tre navate con archi a tutto sesto, i quali sono sorretti da colonne di spoglio; lungo la navata destra si aprono tre cappelle laterali con affreschi. Al centro si trova l'altare maggiore costituito dal sarcofago del vescovo Liberio III del V sec. il quale presenta cinque figure entro archi sorretti da colonne tortili, alle spalle dell'altare vi è il coro ligneo scolpito.
Cripta: del IX sec. a tre navate e coperta con volta a crociera sorretta da quattro colonnine con semplici capitelli geometrici; sul pavimento vi sono antichi mosaici tra questi un'iscrizione ricorda che l'ambiente doveva accogliere le spoglie del vescovo Neone. Poichè si trova sotto il livello del mare l'acqua invade la cripta come una piccola piscina dove nuotano anche diversi pesci. Dietro la finestra di accesso alla cripta si trova il marmoreo sarcofago di Neone.
Tomba di Dante: è attigua al convento di S. Francesco eretta nel 1781 da Camillo Morigia a forma di tempietto; le spoglie del poeta sono racchiuse in un sarcofago di epoca romana, arricchito dal 1483 da un bassorilievo di Pietro Lombardo con il profilo del poeta; è illuminato da una lampada che arde perennemente.
Basilica di S. Maria in porto: risale al 1553 ed è sede del Santuario della Madonna Greca, esso affaccia su di un ampio spiazzo rettangolare con aiuole è preceduta da una scalinata; la bianca facciata in pietra d'Istria a salienti è opera di Camillo Morigia divisa in due fasce sovrapposte da un alto cornicione: la fascia inferiore di ordine ionico corrisponde a tutte e tre le navate, mentre la superiore di ordine corinzio corrisponde solo alla navata centrale. Entro le nicchie si trovano le statue dei Santi e raffigurano: “la Carità – la Fede – la Speranza e l'Umiltà”; il portale centrale più grande rispetto agli altri due è sormontato dalla statua raffigurante la “Madonna Greca“ del 1689, le colonne che ne sorreggono il frontone sono del V sec.
L'interno a croce latina divisa in tre navate di sei campate coperte con volta a vela e cappelle laterali con volte a botte e altare barocco in marmo. Custodisce opere di artisti come: Ippolito Scarsella detto “lo Scarsellino“; Cesare Corti; Palma il Giovane; Emilio Taruffi.
I bracci del transetto sono costituiti da una campata quadrata con volta a vela e abside semi-circolare delimitata da una balaustra marmorea e sull'altare vi è la Madonna Greca in bassorilievo marmoreo del IX sec.; raffigura la Madonna orante con un ampio mantello la quale secondo la tradizione il giorno 8 aprile 1100 nei pressi di Classe, sulla spiaggia apparve tra due angeli ad un gruppo di religiosi.
Sull'altare maggiore sopra la mensa vi è il pregevole ciborio in marmi policromi ai lati due angeli in marmo di Carrara. Dietro l'altare il pregevole coro ligneo del XVI sec. composto da 75 stalli e si articola in due ordini sovrapposti: quello superiore con decorazioni scolpite; al centro dell'abside fra due grandi finestre rettangolari vi è una ricca cornice lignea dorata e intagliata contenente la pala “Annunciazione” del riminese Giovanni Laurentini.
La Madonna Greca: venerata la sacra immagine patrona di Ravenna, secondo la leggenda essa giunse miracolosamente da Costantinopoli nell'anno 1100 il giorno della domenica in albis; fu rinvenuta sulla spiaggia dai monaci di S. Maria in Porto Fuori. Si tratta di un bassorilievo bizantino scolpito in marmo pario (varietà di marmo bianco a grana fine particolarmente pregiato proveniente dalle cave nell'isola di Paros in Grecia, fu il marmo più usato nella scultura prima della diffusione del marmo lunese fino al I sec. a. C.); essa risale ad un'età anteriore al Concilio di Efeso del 431 (e in virtù di questo ne fa la più antica immagine della Vergine realizzata in oriente. Resta senza fonte).
Chiesa di S. Apollinare in Veclo: il nome può avere due significati quello di vecchio per la differenza di S. Apollinare nuovo o quello di vicolo per la sua posizione in un vicolo. Sorge nel sec. XVIII su di un'antica Chiesa bizantina come recita una targa apposta all'edificio in stile barocco. La facciata è in mattoni molto semplice e su due lati si trovano due paraste mentre al centro vi è il portale d'accesso; l'interno è a croce greca con l'altare di S. Apollinare di fronte e lateralmente due nicchie, quella di destra ospita la statua della Madonna mentre la sinistra ospita l'odierno altare maggiore. Questo cambiamento di altari è dovuto alla trasformazione della Chiesa per le suore Clarisse cappuccine.
Ex Chiesa di S. Barbara: la prima testimonianza della Chiesa risale al 1109; i frati minori osservanti nel 1503 presero il posto dei benedettini e cambiarono nome alla Chiesa dedicandola a S. Barbara. La sua chiusura avvenne per ordinanza napoleonica nel XIX sec. Fu danneggiata dai bombardamenti nella seconda guerra mondiale e nel dopoguerra divenne abitazione civile, poi dagli anno settanta adibita a laboratorio artigianale.
Chiesa di S. Biagio: risale al 1838 ubicata fuori le mura nell'area che anticamente era denominata Tauresio e poi Borgo Adriano dal nome della porta che si trova nei pressi dell'edificio. Esternamente l'edificio è rimasto alo stato grezzo con paramento murario in mattoncini a vista senza alcun elemento decorativo, la facciata è a capanna con portale rettangolare e sormontato da un rosone circolare in stile neo-romanico il quale risale ai restauri post-bellici; a lato si erge il piccolo campanile a torre con la cella campanaria dotata di una monofora ogivale.
L'interno è a croce latina a navata unica coperta da un semplice soffitto a cassettoni lignei e viene illuminata da due ampie bifore, nei pressi del transetto vi è il pulpito in legno scolpito e a sinistra poggiante su di una mensola, la statua policroma di S. Biagio. Nel transetto a custodire il Santissimo Sacramento vi è il tabernacolo con un antico Crocifisso ligneo scolpito, il quale fu rinvenuto nel settembre del 1692 sulla riva del mare da un pescatore del borgo; di fronte vi è la statua policroma della Vergine del soccorso.
Nella parete di fondo un arco a tutto sesto dà sul presbiterio e coperto con volta a botte lunettata e terminante con abside semi-circolare.
Chiesa di S. Carlino: l'antico edificio risale al 1062 fu rifatta nel 1756 facendola assumere le forme attuali con la facciata in ordine dorico e la porta con le due colonne di granito.

III ITINERARIO
Chiesa di S. Eufemia: risale al 1742 sorge sulle fondamenta di un precedente edificio paleocristiano che secondo la leggenda fu il primo luogo di culto del Ravennate, un piccolo pozzo sito nella sacrestia riporta la dicitura: “Qui cominciò la fede dei ravennati“ la dedica a S. Eufemia deriva dalla vicenda secondo cui S. Apollinare in viaggio ad Aquilea, ottenne il corpo della giovane appena morta come reliquia. Dette reliquie assieme a quelle di S. Agata furono rinvenute all'interno della Chiesa nel 1686 e poste in un piccolo sarcofago sull'altare.
L'ingresso alla Chiesa è preceduto da uno spazio verde con cancellata in ferro; l'edificio è a tre navate con due altari laterali, dietro l'altare maggiore vi è il coro assieme al quadro di Antonio Burrini il quale raffigura la Santa a cui è dedicata la Chiesa e al quadro che raffigura S. Apollinare mentre battezza il tribuno opera di Andrea Barbiani. Nel piccolo campanile vi è una campana risalente al 1358.
Domus dei tappeti di pietra: dal 30 ottobre 2002 la Chiesa di S. Eufemia ospita un sito archeologico in un ambiente ipogeo a circa tre metri sotto la stessa Chiesa. Il sito venne alla luce durante alcuni lavori comprendente alcuni edifici dell'età romana repubblicana III – II sec. a. C. al periodo tardo antico; in particolare venne alla luce un palazzo signorile bizantino del VI sec. con 14 stanze e tre cortili interamente decorato con meravigliosi mosaici e intarsi marmorei. Esse riportano la decorazione in pavimentazione musiva con elementi geometrici, vegetali e figurativi coprendo una superficie di 700 mq. Fra i maggiori si ricorda: il buon pastore differente dalla classica iconografia cristiana e la danza dei geni delle stagioni un caso rarissimo di geni danzanti in cerchio. Nel 2004 ha ottenuto il premio “Bell'Italia”.
Palazzo di Teodorico: è ritenuto il nartece dell'antica Chiesa di S. Salvatore di fatto è l'entrata della precedente Chiesa; è il palazzo più antico e al suo interno sono presenti mosaici del re Ostrogoto. Ravenna fu sede imperiale del Sacro Romano Impero nel sec. X, una residenza imperiale fu fatta erigere da Onorio e successivamente rimaneggiata fino a raggiungere un quartiere interamente occupato da strutture della corte imperiale, ma oggi ne sappiamo ben poco.
Palazzo dei Rasponi dalle Teste: è una lussuosa costruzione del settecento così chiamata per la presenza di protomi leonine scolpite negli architravi delle finestre; è l'attuale sede dell'Università in piazza J. F. Kennedy.
Palazzo della provincia: del 1925 sostituisce l'antico palazzo della famiglia Rasponi utilizzato come dimora patrizia fino al 1886; dell'antica struttura è sopravvissuta la cripta consistente in una cappella gentilizia, essa è composta da tre ambienti: l'ingresso il quale si innesta alla base di una torretta neogotica del XIX sec.; un piccolo locale accoglie la sfera in pietra con l'iscrizione: “sic vita pendet ab alto” e un vano contenente un piccolo altare per le funzioni religiose. La caratteristica della struttura è il pavimento a mosaico del VI sec., decorato con motivi orientali e figure di animali come galline, oche, teste di ariete e serpenti.
Il giardino è dominato da una fontana circolare e dalla torre neogotica, comprendente una parte pensile con belvedere.
Palazzo Spalletti: già Rasponi Murat del sec. XV e rifatto nel XVII, al suo interno custodisce varie opere artistiche.
Piazza del Popolo: fulcro di Ravenna risalente al sec. XIII quando la famiglia Polenta divenne padrona della città e fu creata la piazza; nel 1295 venne costruito il palazzo del rettore di Romagna, il quali nel 1544 divenne palazzo apostolico sede del legato in Romagna, mentre il palazzo di Bernardino da Polenta nel 1681 venne sostituito dal palazzo comunale conosciuto come “Palazzo merlato“.
Palazzetto veneziano: con portico sostenuto da colonne di granito e capitelli sui quali è scolpito il monogramma di Teodorico; davanti al palazzetto si elevano due colonne fatte erigere dai veneziani nel sec. XV con le effigi dei Patroni di Ravenna: S. Vitale e S. Apollinare.
Rocca di Brancaleone: eretta nel sec. XV dai veneziani come fortezza oggi adibita a parco pubblico e sede di un teatro estivo all'aperto; dalla rocca sono ancora visibili i monumentali bastioni e la torre d'ingresso.
Della sua cinta muraria restano quasi tutte le porte di epoche diverse e i resti di qualche torre:
Porta Adriana chiamata anche Port'Aurea nuova; Porta Nuova nota anche come porta Gregoriana o porta Pamphilia; Porta S. Lorenzo inglobata presso i giardini pubblici; Porta S. Mama o S. Mamante di origine medievale rimaneggiata nel sec. XVII; Porta serrata o Anastasia o Cibo; Porta sisi o Sisina o Ursicina; Porta Vandalaria della quale se ne scorge l'ancona d'ingresso interrato presso i giardini pubblici; Porta Nuova dei veneziani o semplicemente porta nuova risale all'epoca della costruzione della rocca Brancaleone, un tempo collegata alla cittadella ed ora cinta dalla cancellata di un'abitazione privata; Il Portonaccio ultima costruita di fronte a Porta Sisi nel 1785 a seguito dell'annessione del borgo S. Rocco alla città; Torrione dei preti del XV sec.; Torrione Zancano del XV sec.; Torrione veneziano delle mura di S. Vitale; Torre Sallustra d'origine romana, la si crede parte di un'antica porta del nucleo più antico della città è inglobata nel complesso del Palazzo vescovile.

Aree naturali
Il territorio comprende un grande parco urbano in località “Fosso Ghiaia” con l'oasi WWF; i giardini pubblici un parco di 37.500 mq già sede del passato ippodromo e velodromo e oggi ospita il Planetario. Parco Teodorico di 14 ettari il quale rappresenta il nodo di collegamento tra il vicino percorso delle mura storiche e la cintura verde esterna e al suo interno il mausoleo di Teodorico.
Biblioteca Classense: conserva codici e incunaboli, manoscritti e libri rari, mappe antiche, incisioni e foto dell'epoca. Il patrimonio è di circa 800.000 volumi e considerato fra i principali d'Italia. Essa ospita anche due raccolte museali “il Museo del Risorgimento” e il “Museo Dantesco”, nonché l'archivio storico di Ravenna.
Biblioteca Oriani: istituita nel 1927 allo scopo di perpetuare la memoria dello scrittore faentino Alfredo Oriani (1852 – 1909) fu la biblioteca di storia contemporanea intitolata a Benito Mussolini e si occupò di archiviare tutto ciò che veniva pubblicato sul fondatore del fascismo, tra il 1927 e il 1943 raccolse circa 20.000 volumi. Oggi accogliendo anche libri attinenti a politica, economia e scienze sociali possiede un patrimonio di 170.000 volumi, 1000 manoscritti; 1200 periodici e 700 documenti audiovisivi.
Museo arcivescovile: fondato nel 1734 è il primo museo diocesano sorto in Italia. Il percorso espositivo è costituito da quattro sale: Ambone – statua bizantina – lastra in marmo con calendario pasquale – Croce dell'arcivescovo Agnello – mosaici del XII sec. - pianeta X eXIII sec. completa la visita la torre romana Salustra dove vi è esposta la Cattedra vescovile di Massimiano del VI sec. è un trono episcopale con struttura in legno ricoperta di placchette in avorio.
Museo Nazionale: del 1887 conserva materiale archeologico, reperti lapidei di varie epoche e oggetti d'arte come bronzetti, avori, icone, armi, ceramiche. Tra i lapidei vi è il sarcofago paleocristiano della “traditio legis” una ricca serie di capitelli bizantini; tra i bronzetti è da segnalare un Marco Aurelio a cavallo e un vecchio satiro con vaso di Andrea Briosco; degna di nota è la serie delle placchette “le fatiche di Ercole“ del Moderno.
Il materiale archeologico risale all'età del bronzo fra le sculture: una testa di Tyche (nella mitologia greca era la personificazione della fortuna) turrita e un sarcofago da bambino decorato con bassorilievi. Le icone con una collezione di quasi duecento dipinti, mentre le monete comprende monete romane sia repubblicane che imperiali, tardo-romane e bizantine fra cui: un solido (moneta d'oro coniata nell'impero romano e introdotta da Costantino I nel 309/10 e usata in tutto l'impero Romano d'Oriente fino al X sec.) di Teodosio e vari pezzi del periodo giustinianeo e medievali.
Cinema: a Ravenna è stato girato il film che vinse il leone d'oro nel 1964 “deserto rosso”; nel 1956 furono girati gli esterni di “mogli e buoi” in piazza del popolo.

Escursioni
Bagnacavallo: a 19 km circa è un borgo rurale il quale conserva l'aspetto medievale con portici e interessanti costruzioni, di particolare interesse è la Chiesa di S. Michele risalente al 1400; del XV sec. è l'abside a pianta poligonale con ornamentazioni in cotto e finestre di stile gotico. Al suo interno custodisce una tavola di Bartolomeo Ramenghi detto “il Bagnacavallo“ del 1542, la quale raffigura il Redentore.
Interessante è anche la settecentesca piazza nuova a pianta ellittica con portico dove vi è allestito un caratteristico mercato. Poco fuori l'abitato sorge la Pieve di S. Pietro in Sylvis eretta nel VII sec. e al suo interno custodisce pregevoli affreschi del trecento.
Russi: a circa 15 km è un centro agricolo con attività industriali, la sua ricchezza è la parrocchiale del tardo settecento la quale conserva notevoli decorazioni in stucco. Nel 1938 venne alla luce una villa romana di epoca augustea con interventi successivi di età Traianea. Il ritrovamento di monete tardo imperiale attestano l'uso della villa al IV sec.


MARINA DI RAVENNA
E' una frazione del comune di Ravenna; dalla sua fondazione fino agli anni venti la sua storia coincide con quella di Porto Corsini. Il nome “marina di Ravenna“ le fu dato nel 1926 con lo scopo di dare impulso all'attività turistica. La cittadina è dotata di un impianto di arrampicata sportiva e un campo di tiro con l'arco.
Importante è il Museo Nazionale delle attività subacquee istituito dalla “Historical Diving Society“ Italia; inoltre Marina di Ravenna è sede della “Carnevali Yachts“ una delle più grandi aziende navali d'Italia e delle società che operano presso le piattaforme petrolifere dell'Adriatico. Meta frequentatissima delle gite domenicali è la Diga foranea con una lunghezza di circa tre km. Percorribile a piedi e in bici, nel tempo è diventato un paradiso non solo per i pescatori ma anche per chi ama le passeggiate; custodisce un'opera dello scultore Olandese Cornelis Rijken.
Dall'ampio parcheggio in direzione sud si può passeggiare a piedi nudi sulla “spiaggia delle camminate“ 12 km di passeggiata, incontrando l'ex colonia lunga circa 300 metri e le terme di Punta marina del 1963, in cui si sfruttano le proprietà della sabbia e dell'acqua marina, le quali vengono utilizzate per la cura dei disturbi ginecologici, delle vie respiratorie e dell'artrosi.
A cinque km sorge il “Capanno Garibaldi“ dove l'eroe vi passò una notte nell'agosto del 1849 in seguito alla caduta della Repubblica romana.
Marina Romea a 5 km immersa nel verde dei pini è una meta per la villeggiatura estiva con nei pressi il piccolo centro turistico di Casal Borsetti.
Parco divertimento Mirabilandia nella frazione Savio per estensione di superficie 750.000 mq è il più grande parco divertimenti Italiano.
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