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Parma

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Di origine etrusca e conquistata dai gallo boi ma fu fiorente colonia romana dal II sec. a. C. Decadde ai tempi dell'imperatore Massimo nel 387 e venne assoggettata al dominio dei goti e degli unni. Fino all'anno 1000 la sua storia è contrassegnata da invasioni e lotte. Nel 1029 la città si sottomise a Corrado II e Clemente III.
Durò quasi vent'anni la guerra con Cremona che la indebolì economicamente. Dopo un breve periodo Repubblicano e varie signorie fu assoggettata da Luchino Visconti, passando poi a Ottobono terzi; a Niccolò d'Este; a Filippo Maria Visconti e agli Sforza. Fu solo nel 1545 che divenne stato autonomo sotto la signoria dei Farnese, i quali la tennero fino al 1731 quando passò ai Borbone.
Fu proprio un Borbone a dotare Parma di molte opere di elevato valore artistico e dal 1749 al 1765 la città divenne punto di riferimento per pittori e scrittori grazie al Borbone don Filippo. Dopo il periodo Napoleonico Maria Luigia d'Austria ex consorte di Napoleone I fu nominata duchessa, regnando per 30 anni fino al 1847 con una mitezza riconosciuta ancora oggi dalla città. Tornarono i Borbone ma nel 1860 la cittadina con un plebiscito decise di far parte del nascente Regno d'Italia.
Essa: è sede universitaria dal sec. XI; è l'antica capitale del ducato di Parma e di Piacenza (1545 – 1859); è sede dal 1956 del Magistrato per il fiume Po e oggi: Agenzia interregionale per il fiume Po (AIPO) dal 1990 dell'Autorità del Bacino del fiume Po (AdbPo) e dal 1994 di un Reparti di Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri con competenza sull'Italia Settentrionale; è sede dal 2002 dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA); ha sede il Crèdit Agricole Cariparma il quale fino al 24 ottobre 2016 era denominato “Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza“).
Nel 2015 ha ricevuto il prestigioso riconoscimento di “Città creativa per la gastronomia” dall'UNESCO, infine è legata all'omonima città statunitense la quale sorge nello stato dell'Ohio che originariamente si chiamava “Greenbrier“ e rinominata nel 1826 su proposta del medico David Long il quale visitando la cittadina emiliana ne rimase impressionato dalla grandezza e bellezza.

I ITINERARIO
Palazzo della Pilotta: è un vasto insieme di edifici sito nel centro storico, il nome deriva dal gioco della pelota basca che praticavano i soldati spagnoli nel cortile del Guazzatoio. Fu eretto nel 1580 da Ottavio Farnese e oggi all'interno dell'edificio trovano posto:
Museo Archeologico nazionale di Parma allestito nel 1965 ed oltre al materiale proveniente da Velleia e le collezioni acquistate nell'ottocento, espone marmi dalla raccolta Gonzaga e Farnese tra questi la testa colossale di Zeus e la splendida replica dell'Eros di Pressitele; collezione egizia dove è notevole il rilievo del dignitario Amenemone (epoca di Amenophis III – 1405 / 1370 a. C.); numerosi vasi greci tra cui una “kylix“ di Oltos 520 – 510 a. C.; sezione pre e protostorica età del bronzo, età del ferro, età romana.
Liceo artistico statale Paolo Toschi ed occupa in gran parte gli ambienti che il duca di Parma “Don Filippo di Borbone“ aveva destinato all'Accademia di Belle Arti dove ebbe sede la stamperia reale di Giambattista Bodoni e fu reso famoso in tutto il mondo.
Biblioteca Palatina il cui nome trae origine dal tempio di Apollo Palatino di Roma; vi si accede salendo lo scalone imperiale e una maestosa doppia scalinata conduce anche alla Galleria nazionale, al teatro Farnese e al Museo archeologico. Dell'originario patrimonio di 40 mila volumi ne custodisce oggi 708.000 fra volumi, opuscoli, fogli singoli, periodici cessati, 250 periodici correnti, 6.620 manoscritti, 75.000 carteggi, 3.042 incunaboli, 52.470 stampe e disegni nonché una vastissima raccolta di manoscritti ebraici forse la più grande del mondo custodita in una biblioteca pubblica. Inoltre dal 1889 è attiva una sezione musicale presso il Conservatorio Arrigo Boito con oltre 160.000 unità e importanti fondi storici; tra i carteggi è importantissimo quello relativo alla corrispondenza tra Giuseppe Verdi e Giulio Ricordi.
Museo Bodoniano dedicato a Giambattista Bodoni 1740 / 1813 composto da migliaia di volumi, carteggi e strumenti tipografici della stamperia Bodoni; quella dedicata alla storia del libro dai manoscritti ai libri a stampa è una delle collezioni più preziose.
Teatro Farnese in un ampio salone di 87 metri di lunghezza per 32 metri di larghezza e 22 di altezza, la cavea ad “U“ è formata da 14 gradini che ospitava 3000 spettatori. Sulla sommità vi sono due ordini di serliane: quello inferiore tuscanico e al superiore ionico, mentre il palcoscenico è lungo 40 metri con apertura di 12 metri. Semi-distrutto nella II guerra mondiale venne ricostruito tra il 1956 / 60 ed è tornato ad ospitare eventi teatrali.
Galleria nazionale di Parma che tra le tante opere espone quelle di: Canaletto – Beato Angelico – Guercino – Leonardo da Vinci – Parmigianino – Tintoretto – Correggio – Sebastiano del Piombo. sculture comei capitelli di: Benedetto Antelami – dipinti di: Agnolo Gaddi – Niccolò di Pietro Gerini – Gherardo Starnina – Paolo Veneziano – Giovanni di Paolo e opere in stile bizantino di autori emiliani. Inoltre opere dal trecento al novecento.
All'esterno del palazzo sono di rilievo:
Il museo Glauco Lombardi il quale custodisce opere del periodo di Maria Luigia.
Il monumento al partigiano opera dello scultore Marino Mazzacurati raffigurante un partigiano armato di mitra “sten“ su di una grande roccia in pietra di Sarnico e ai piedi un partigiano morto.
Monumento a Giuseppe Verdi l'ara è costituita da un grande altorilievo il quale raffigura Giuseppe Verdi in meditazione contornato dalle muse che gli suggeriscono nell'ordine: l'ispirazione, la melodia, il canto, il ritmo della danza, l'amore e la morte. La parte posteriore è suddivisa da tre distinti altorilievi che rappresentano: la scena dell'approvazione all'annessione al Regno d'Italia 12 settembre 1859; la scena con l'epigrafe Viva V.E.R.D.I. Accoglienza della città di Torino al maestro che recava nelle mani del re Vittorio Emanuele II l'esito del plebiscito; la scena di tale consegna ad altri delegati del re 15 settembre 1859.
Piazzale della pace: è una grande area verde delimitato dal Palazzo della Pilotta – Palazzo della Provincia – Palazzo di Riserva – Palazzo dell'Intendenza di Finanza al suo interno contiene il monumento a Giuseppe Verdi e il Monumento al partigiano, il piazzale inoltre è caratterizzato da ampi prati all'inglese, alte piante e una grande fontana.
Palazzo ducale fu danneggiato durante la II guerra mondiale e in seguito abbattuto e i tentativi di riedificarlo non sortirono alcun effetto tanto che nel 1998 l'architetto Mario Botta vi realizzò il grande prato di piazzale della Pace.
Palazzo della Provincia: costituisce la sede di rappresentanza dell'Amministrazione Provinciale e si eleva di quattro piani fuori terra oltre all'interrato. All'interno le facciate neoclassiche sono caratterizzate da un rivestimento in bugnato, mentre i piani superiori sono rivestiti in pietra; le finestre presentano eleganti cornici al primo piano e l'ingresso è preceduto da un portico con colonne classiche le quali sostengono un balcone balaustrato; le restanti facciate sono prive di decorazioni.
All'interno il primo piano è raggiungibile con elegante scalone, rifinito con materiale e opere di pregio in parte proveniente dal Palazzo ducale. La sala del consiglio riporta decorazioni e affreschi che interessano tutte le pareti raffigurando scene di lavoro, lotte popolari e della resistenza.
Palazzo di Riserva: è un edificio storico del 1687 ed ospita il Museo Glauco Lombardi il quale fu inaugurato nel 1961 dal Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi. Dal 1866 l'ala del palazzo con la residenza del duca, ospita la società Parmese di “lettura e conversazione“ nata nel 1858 su iniziativa del conte Filippo Linati. Al suo interno il salone S. Paolo venne decorato e dalla duchessa fu destinato a salone da ballo, conserva ancora l'arredo neoclassico del tempo di Maria Luigia.
Casa di Arturo Toscanini: è una modesta costruzione dove nacque e visse il maestro; oggi è trasformata in museo raccogliendo oggetti, cimeli e documenti riguardanti la vita del grande musicista.
Parco ducale: è un grande parco pubblico di 208.700 mq fu costruito da Ottavio Farnese nel 1561; nel 1749 venne ristrutturato dall'architetto Petitot il quale realizzò un parco neoclassico ricco di vasi e statue di Jean-Baptiste Boudard, costruendovi anche il tempietto d'Arcadia realizzato in forma di rovine.
Tempietto d'Arcadia: s'innalza su otto colonne in laterizio di ordine dorico, su cui è accennato oltre all'architrave marmoreo, una volta a cupola e decorata internamente con riquadrature a cassettoni. Nel 1920 sull'isolotto della peschiera fu posta la grande fontana del Trianon dell'architetto e scultore Giuliano Mozzani che la realizzò nel 1712/19.
Fontana del Trianon è una fontana monumentale in forme barocche sita al centro della peschiera del parco ducale; è inquadrata scenograficamente da ampie volute innalzandosi su tre alti ripiani in marmo di Carrara con inserti in marmo verde su cui si sviluppano le cascatelle. Alla sommità vi è una grande conchiglia, ai lati due statue marmoree in posizione semi-coricata, rappresentando il fiume Taro e il torrente Parma; più esternamente vi sono due leoni accovacciati.
Nel piano basso si trovano tre piccole vasche aggettanti, alternate a mascheroni marmorei. Divenuto di proprietà comunale fu aperto al pubblico nel 2000 ed è molto frequentato dai cittadini che lo utilizzano per praticare jogging per i suoi 3,2 km di viali alberati di cui circa 1,8 di viale perimetrale.
Ex Monastero di S. Paolo: risalente al 985 celebre centro di spiritualità e cultura è oggi in parte museo ospitante i giardini e la camera della badessa. Il Monastero ebbe il suo periodo di massimo splendore nel XV e XVI sec. Il 30 ottobre 1583 Margherita Farnese ebbe l'annullamento dal suo matrimonio con Vincenzo II Gonzaga e vi fece la sua professione religiosa assumendo il nome di suor Maura Lucenia. In un'altra ala del monastero nel 2002 è stata allestita la pinacoteca Stuard.
Giardini di S. Paolo: sito nella parte più monumentale della città poco distante di piazzale della pace e all'interno delle mura dell'antico monastero di S. Paolo risalente al 985; il giardino venne ricavato nel XIX sec. trasformando gli spazi della vecchia cucina e dell'orto del convento e vi fu aggiunto una fontana, una grotta, un gazebo e un piccolo circuito per trenino (non più visibile) ed era luogo di gioco per le alunne della scuola adiacente. Aperto al pubblico è un'oasi di pace e verde.
Palazzo del Giardino: risale al 1561 sito all'interno del parco ducale, attualmente ospita il Comando Provinciale dei Carabinieri di Parma e una delle sedi del RIS. Al piano terra vi sono opere di Cesare Baglioni risalenti al settecento; un monumentale scalone porta alla “Sala degli uccelli“ così chiamato per il soffitto ornato con decorazioni a stucco e a fresco di Benigno Bossi, i quali raffigurano 224 specie di uccelli.
Sala di Alcina è la più antica del palazzo decorata con affreschi di Girolamo Mirola del 1568 con la collaborazione di Jacopo Zanguidi detto “il Bertoja“ con scene tratte dal V libro dell'Orlando Furioso.
Sala dell'Aetas Felicior o “sala del bacio“ affrescata dal Bertoja tra il 1570/73 con scene raffigurante il mito di Venere e Amore. La sala prende il nome dall'iscrizione in latino Aetas Felicior che campeggia su di una cornice la quale corre lungo il soffitto. E' detta del bacio per la scena della danza che si intravede fra colonne trasparenti di cristallo.
Sala d'Orfeo affrescata dal Mirola e dal Bertoja fra il 1568/70 riportante le scene della storia d'amore di Orfeo le quali sono intervallate da figure architettoniche.
Sala di Erminia decorata con affreschi di Alessandro Tiarini nel 1628 con scene tratte dalla Gerusalemme liberata e decorazioni a stucco di Carlo Bossi raffiguranti un intreccio di rami.
Sala dell'amore con la volta affrescata da Agostino Carracci con tre rappresentazioni dell'amore: l'amore materno con Venere che guarda il figlio Enea mentre si dirige verso l'Italia; l'amore celeste fra Venere e Marte e quello umano fra Peleo e Teti. Poichè il Carracci morì nel 1602 prima di completare l'opera, esso nel 1679/80 venne completato da Carlo Cignani con altre rappresentazioni dell'amore.
Sala delle leggende tre pareti della stanza sono affrescate con scene dipinte da Giovan Battista Trotti detto “il Malosso“ realizzate tra il 1604 e il 1619: Giove che incorona Bacco accompagnato da Venere; il sacrificio di Alcesti; Circe ridà la forma umana ai compagni di Ulisse e nella parete vicino alla finestra ci sono due affreschi del fiammingo Jan Soens.
Palazzetto Eucherio Sanvitale: detto anche “Casino di Codiponte o Casino degli Umiliati“ sito all'interno del parco ducale del XVI sec. in stile rinascimentale, è un prezioso gioiello dell'architettura tardo-quattrocentesca ed eretto dai frati Umiliati. Fu possesso di nobili fino al settecento quando divenne l'abitazione del giardiniere Nicolas Oranger il quale fu insignito della qualifica di “Governatore del giardino“ e in alcune mappe del periodo compare con la dicitura “Maison du Jardinier“. Nel 1840 la duchessa Maria Luigia fece aggiungere alcune stanze fra le torrette venendo a creare un vero e proprio primo piano.
Esternamente di dimensioni modeste si sviluppa su pianta ad “H“ con quattro torri angolari e collegate da due loggiati percorribili con cinque arcate composte da colonne di ordine toscano. Sui due ingressi due epigrafi: ingresso principale la scritta “DII Facientes Adiuvant“ e sul portone al lato opposto ”DII Bona Laborantibus Vendunt“.
L'interno è caratterizzato da una grande sala le cui decorazioni sono state compromesse dalle stuccature dei restauri del 1975. Le volte in due sale del palazzetto sono ad ombrello con 16 costoloni concentrici con superficie curva e ripartite in quattro per ogni lato. Le volte sono state affrescate da Cesare Baglioni il quale all'epoca era stipendiatyo alla corte Farnese.
Sala del pergolato è affrescata in modo da dare illusione di trovarsi sotto un pergolato con cielo sereno; ai quattro angoli troviamo massicci alberi dipinti quasi al vero e da essi s'innalza il pergolato su tutto il soffitto.
Sala del velario è ornata da bande di diverso colore che seguono l'alternarsi dei costoloni della volta ad ombrello e decorati da cammei e sfere trasparenti.
Sala dei paesaggi in cui l'estesa decorazione circonda la lunetta affrescata dal Parmigianino, l'affresco al soffitto è caratterizzato da figure femminili, paesaggi marini e montani interpretati nel modo fiammingo, incorniciati da elementi di fantasia come anfore, pesci, uccelli e ornamenti floreali.
Sala del Parmigianino in una nicchia presenta la Madonna in atteggiamento di preghiera con il bambino a fianco risalente a prima del 1524. Altre logge sono decorate con vasi e fiori, paesaggi naturali e boschi.
Cappella della Vergine sita nella piccola torretta completamente affrescata con la tecnica ad olio su muro, rappresentando sui quattro lati: la nascita della Vergine; la presentazione al tempio; lo sposalizio della Vergine; l'annunciazione e la visitazione per continuare con l'adorazione dei pastori e l'adorazione dei re magi. Le pitture sono opera di Paolo Piazza, la cappella fu utilizzata da Ranuccio I Farnese devoto all'ordine francescano per il ritiro spirituale nel XVII sec.
Camera della Badessa o Camera di S. Paolo è un ambiente dell'ex Monastero di S. Paolo; è celebre poiché nel 1518 fu affrescata dal Correggio, la decorazione comprende la volta di 697 x 645 cm e la cappa del camino, incentrata sul tema della dea Diana e delle rispondenze filosofico-mitologiche.
La camera faceva parte di un complesso di sei ambienti che costituivano l'appartamento personale della badessa Giovanna da Piacenza; essa è coperta da una volta a ombrello di gusto tardogotico, la quale venne realizzata nel 1514 da Giorgio da Erba con arazzi alle pareti. La volta vuole imitare un pergolato aperto nel cielo trasformando l'ambiente interno in un giardino illusorio; i costoloni della volta delimitati da nervature simulano canne di bambù.
Al centro della volta vi è lo stemma della badessa il quale è composto da tre lune falcate chiamate crescenti in stucco dorato, attorno al quale l'artista creò un sistema di fasce rosa e artisticamente annodate a cui sono legate dei festoni vegetali uno per settore. Lungo le pareti vi sono lunette che simulano nicchie contenenti statue e realizzate con uno straordinario effetto di trompe l'oeil.
La fascia più bassa simula peducci con arieti ai quali sono appesi teli di lino tesi a cui sono appesi oggetti come piatti, vasi, brocche, peltri ecc. Sulla cappa del camino Correggio dipinse la dea Diana su di un cocchio tirato da cavalli. Alla dea si riferiscono i putti che si affacciano negli ovali portando armi e trofei di caccia.
Sull'architrave del camino vi è incisa una frase latina “Ignem gladio ne fodias“ (Non disturbare la fiamma con la spada). Il fregio sito alla base della volta mostra peducci con arieti ingioiellati, tra i quali sono tesi dei lembi di lino in cui sono appoggiate stoviglie e suppellettili all'antica.

II ITINERARIO
Palazzo del comune: risale al 1627 interamente in laterizio e s'innalza su alti portici noti in città come “Voltoni del grano“ poiché per secoli ospitarono il mercato del grano fino al 1908; ai pilastri vi sono affissi lapidi di marmo e pietra commemorative degli eventi storici cittadini e nazionali, tra cui quella in onore dei caduti d'Africa che fu realizzata da Alessandro Marzaroli nel 1903 e quella dedicata a Giuseppe Mazzini del 1887 opera di Giovanni Chierici.
L'interno è raggiungibile attraverso uno scalone affrescato e ospita molte opere di valore tra cui i dipinti di Annibale Carracci, Ilario Spolverini e di Gervasio e Bernardino Gatti.
Sala Consiliare è ricoperto da una volta a padiglione interamente affrescata e raffigurante una finta architettura in pietra serena con decorazioni in monocromo che inquadra due grandi rettangoli in sommità e una serie di lunette ai lati. Tre risultano le fittizie chiavi di volta, le due estreme sono contornate da quattro medaglioni rappresentanti gli uomini illustri della città (Alessandro Farnese – Giuseppe Verdi – Il Parmigianino – Jacopo Sanvitale – Angrlo Mazza – Paolo Toschi – Macedonio Melloni e Giacomo Tommasini); attorno ad essi altrettanti figure femminili allegoriche delle virtù: La Temperanza – la Prudenza – la Fermezza nella battaglia e la forza del diritto – la Giustizia – la fermezza nelle decisioni – la Ponderatezza e l'Abbondanza.
Palazzo del Podestà: del 1221 costituito da due porzioni: una a diretto contatto con il palazzo del comune, l'altro si sviluppa su di un ampio voltone coronato da una serie di monofore; il corpo centrale è caratterizzato da eleganti trifore medievali che manifestano l'antica presenza della scala, a coronamento della facciata sorge una merlatura a coda di rondine.
Palazzo del Governatore: del 1283 con la facciata interamente coronata e colorata nelle sfumature di giallo e caratterizzata dall'alta torre centrale la quale presenta elementi tipici dello stile barocco; su di essa tre grandi aperture che ospitano la campana vi è posizionato un grande orologio e sotto ai lati della nicchia che ospita la statua della Vergine incoronata del Boudard vi sono le complesse meridiane dell'ottocento.
Tra gli antichi palazzi pubblici cittadini sono degni di ammirazione anche: il palazzo dell'Università imponente edificio del XVI sec. attuale sede centrale dell'Università di Parma; Palazzo delle Orsoline in stile barocco; il Palazzo del Tribunale; il neoclassico Palazzo imperiale dell'Arena un grande edificio e ricco di importanti affreschi e sede del Convitto Nazionale di Maria Luigia; l'elegante Casinetto Petitot; l'imponente Palazzo Giordani in stile Liberty e sede degli uffici della provincia di Parma; il neogotico seminario minore; la Casa madre dei Missionari Saveriani sede del museo d'arte cinese ed etnografico.
Il settecentesco palazzo Dalla Rosa Prati; l'imponente palazzo Sanvitale sede del museo Amedeo Bocchi; il rinascimentale Palazzo Cusani attuale sede della Casa della musica; il Palazzo Tirelli dalle ampie finestre rinascimentali in cotto; il neoclassico Palazzo Dazzi; il barocco Palazzo Rangoni Farnese con l'imponente portale costituito da due pseudo telamoni i quali sorreggono il balcone oggi sede della Prefettura; il seicentesco Palazzo Marchi con la facciata in finto bugnato e altri.
Nell'ambito urbano e nelle periferie numerose sono le ville e i villini d'epoca liberty ed è giusto menzionare: Villino Bonazzi del 1911 considerato il più tipico del liberty Italiano; Villa Picedi e Villa Avogadro siti in origine in aperta campagna; la neoclassica villa Levi-Tedeschi con imponente pronao e alta torretta; a Gaione la neoclassica Villa Paganini circondata da un ampio parco; la cinquecentesca villa Malenchini sita al centro di un parco romantico di 15 ettari con struttura rococò del portale d'ingresso e dagli importanti affreschi rinascimentali di Cesare Baglioni delle sale interne; e ancora altri.
Parco Cittadella: è un parco di 120.000 mq al centro dell'omonimo quartiere sito a sud del centro storico; occupa spazi interni e parte del fossato dell'antica fortezza pentagonale eretta nel sec. XVI. L'ingresso principale a nord è caratterizzato da una facciata monumentale in marmo di Carrara progettato nel 1596 da Simone Moschino, mentre quello secondario posto a sud e detto anche “Porta del soccorso“ è provvisto di cinque baluardi.
Nel secondo dopoguerra furono demolite le caserme che erano poste negli spazi interni e la fortezza fu trasformata in parco pubblico. Oggi è molto frequentata per i suoi campi sportivi, aree attrezzate per i bimbi, aree verdi per il relax, area riservata ai cani e ad una fontana.
Cittadella di Parma: del sec. XVI è un'imponente fortezza pentagonale sita nel centro storico a margine delle soppresse mura storiche della cittadina; fu eretta per volere del duca Alessandro Farnese per scopi difensivi ed emblema del potere ducale. L'ingresso principale è caratterizzato da una facciata monumentale in marmo di Carrara, la quale fu progettata nel 1596 da Simone Moschino, mentre quello a sud detto anche “Porta del Soccorso“ è dotato di cinque baluardi. Nel secondo dopoguerra vennero demolite le caserme e trasformata in un grande parco pubblico.
Duomo: risale al 1074 e fu consacrato nel 1106 da papa Pasquale II, si presenta con facciata a capanna munita di protiro con leoni stilofori, sulla destra si eleva l'alta torre campanaria in stile gotico del 1284 alta 63 metri; il paramento murario è in mattoni ad eccezione degli angoli, i quali sono rivestiti con blocchi di marmo.
L'interno a tre navate di sette campate, la struttura è quella romanica del sec. XI con aggiunte successive. La navata centrale è larga il doppio delle laterali con volta a crociera, le pareti della navata centrale sono ornate da ciclo di affreschi ad opera di Lattanzio Gambara del 1567 e si sviluppano in tre fasce: tra il matroneo e le navate episodi dall'antico Testamento; tra matroneo e le lunette: episodi dal Nuovo Testamento; nelle lunette figure allegoriche; la lunetta della parete sinistra della settima campata fu dipinta da Innocenzo Martini nel 1585.
Sulla contro-facciata vi è un grande affresco raffigurante l'Ascensione di Cristo dipinto nel 1571 da Lattanzio Gambara. Gli affreschi della volta sono opera di Girolamo Bedoli-Mazzola risalenti al 1555. Il transetto e l'abside sono rialzati e preceduti da una lunga scalinata in marmo rosso, Il capo-croce risale al 1180. La crociera è coperta dalla cupola ottagonale con lanterna solo esternamente; nel tamburo movimentato da un loggiato con trifore e si aprono otto rosoni circolari. Essa è interamente affrescata con l'Assunzione della Vergine ad opera di Antonio Allegri detto “il Correggio“ nel 1524/30.
Il grande affresco ha una superficie di circa 650 cmq, al centro dell'affresco tra figure di Angeli, Apostoli, Santi e Patriarche è raffigurata una grande luce gialla simbolo della presenza di Dio; anche gli affreschi dei pennacchi sono opera del Correggio. L'altare maggiore è montato su di una base formata da due gradini bronzei con incisi passi del Vangelo in varie lingue: è un'antica arca del XII sec. contenenti le reliquie dei Santi martiri Abdon e Sennen, Nicomede di Roma, Ercolano di Perugia e Pudenziana; i quattro lati sono decorati da bassorilievi raffiguranti gli Apostoli i Santi martiri entro una mandorla il Redentore benedicente affiancato dai simboli degli Evangelisti.
Sotto il capocroce si sviluppa la cripta romanica, coperta con volte a crociera e sorrette da colonne in marmo con capitelli scolpiti. Le navate hanno un numero variabile da 11 in corrispondenza del transetto a tre sotto il coro e l'abside centrale. L'altare marmoreo è costituito da un tronco di piramide rovesciato, mentre dal soffitto pende un moderno Crocifisso in bronzo e ai lati vi sono stalli lignei del 1555 realizzati da Matteo Fabi.
Battistero: grande edificio a pianta ottagonale destinato al rito battesimale e sorge a fianco del campanile del Duomo e considerato il punto di congiunzione tra l'architettura romanica e l'architettura gotica. L'esterno è costruito in marmo rosa di Verona a forma ottagonale (simbolo di eternità); al piano terra si aprono portali strombati con archi a tutto sesto. Al livello inferiore del paramento marmoreo troviamo lo zooforo, una serie di 75 formelle scolpite a bassorilievo dall'Antelami e dalla sua bottega incastonate a mò di fregio, l'ultima fascia è decorata da archetti ciechi di dimensione sfasata rispetto alle loggetti sottostanti.
L'interno è costituito da 16 arcate che compongono delle nicchie e ciascuna delle quali contiene una scena dipinta; tutti gli affreschi e dipinti risalgono al XIII e XIV sec. I 16 lati della conformazione interna duplicano l'ottagono esterno evocando la cerchia dei dodici Apostoli abbinata al quattro dei punti cardinali, degli Evangelisti e delle stagioni.
La cupola è suddivisa a ombrello e sedici costoloni tubolari di marmo rosa di Verona si dipartono a raggiera dal centro della cupola, ogni una dei quali va a finire su di una colonna a sua volta sovrapposta su altre fino al suolo. Dal XIII al XV sec. le nicchie sono state affrescate con i rispettivi catini sottostanti alle logge da pittori emiliani, con storie della vita del Cristo e della Madonna; particolarmente interessanti sono le dodici statue che rappresentano i mesi e le stagioni uno splendido esempio di stile romanico.
Abbazia di S. Giovanni Evangelista: risale al 1490 ad opera di Bernardino Zaccagni comprendente la Chiesa, il monastero e l'antica speziera. La Chiesa si presenta con facciata marmorea, il campanile fu aggiunto nel 1613 con altezza di 75 metri ed è il più alto di Parma.
L'interno ha tre navate coperte da volte a crociera e cupola a intersezione del transetto; nella navata mediana spicca il fregio continuo del Correggio e aiuti, mentre le decorazioni delle volte con candelabre, putti e simboli di Giovanni Evangelista si riferiscono a Michelangelo Anselmi del 1520 circa. Le dodici cappelle laterali furono affrescate da artisti come: Angelo Michele Colonna, Giacomo Alboresi, Giovanni Battista Merano, Giacomo Antonio Boni, Tommaso Aldrovandini e Carlo Giuseppe Carpi.
Nella navata sinistra vi è il fonte battesimale la cui base deriva da un monumento romano forse funebre del I sec. d. C. oltre alle cappelle decorate e affrescate con rappresentazioni di Madonne e Santi da artisti come: Parmigianino, Jan Soens, Giovanni Battista Merano, Girolamo Mazzola Bedoli e Michelangelo Anselmi. Anche la navata destra mostra pale, dipinti e affreschi di noti autori.
Nel transetto è notevole l'affresco dell'Anselmi e le sculture del Begarelli. La grande cupola fu dipinta dal Correggio nel 1520 e raffigura la visione di S. Giovanni il quale vede spalancarsi i cieli e apparire uno sfolgorante Cristo che gli indica il suo posto nella schiera degli Apostoli. Allo stesso autore sono attribuite le grottesche della crociera, mentre i putti nelle vele furono aggiunti nel 1588 da Innocenzo Martini, il quale dipinse anche le figura sulle cantorie e sull'organo.
Di marmi screziati di vari colori è decorato l'altare maggiore su disegno di Bartolomeo Avanzini, mentre la firma di Bernardo Falconi si trova apposta su uno degli otto putti in bronzo che reggono la mensa dell'altare maggiore. Sulla parete di fondo vi è la grande pala della Trasfigurazione di Girolamo Bedoli-Mazzola risalente al 1556, esso disegnò anche la cornice la quale fu riccamente intagliata da Gianfrancesco Testa.
Con motivi floreali, vedute urbane e collinari, strumenti musicali è intarsiato il coro ligneo ad opera di Marcantonio Zucchi il quale vi lavorò dal 1513 al 1531, al quale seguirono i fratelli Gianfrancesco e Pasquale Testa fino al 1538. Del Correggio è notevole l'affresco della lunetta del portale che porta alla sagrestia e l'iscrizione intorno alla lunetta “Altius Caeteris Dei Patefecit Arcana”; la sacrestia venne affrescata nel 1508 da Cesare Cesariano e custodisce un rivestimento ligneo del seicento e un armadio porta reliquie.
Il primo organo a canne di cui si ha menzione risale al 1517 dall'organaro Cristoforo Antegnati. Il monastero si sviluppa attorno a tre chiostri, il primo cortile presenta un colonnato in stile ionico, il secondo contiene decorazioni del Correggio e nel terzo detto il chiostro di S. Benedetto sono visibili affreschi di inizio cinquecento. All'interno della Biblioteca Monumentale sono presenti codici che dimostrano l'attività amanuense del monastero.
Antica Spezieria di S. Giovanni: è la storica farmacia fondata dai monaci benedettini in epoca remota con le prime fonti certe risalenti al 1201; gli attuali arredi furono realizzati tra il XV sec., la suddivisione in quattro ambienti ancora oggi visibile risale al 1766, quando le normative borboniche costrinsero i benedettini alla laicizzazione; nel 1896 fu acquistata dal Demanio e nel 1951 la farmacia fu trasformata in museo aperto al pubblico.

III ITINERARIO
Basilica di S. Maria della Steccata: risale al 1521 e rientra fra il patrimonio dell'Ordine costantiniano e dal 2006 è sede del Museo costantiniano della Steccata. La basilica è a croce greca con bracci posti sugli assi cardinali e chiusi da quattro absidi simmetriche; tra i bracci sorgono quattro cappelle quadrangolari da sempre destinate al culto.
L'esterno privo di campanile è suddiviso in tre livelli: absidi e cappelle d'angolo; tetto e presbiterio; cupola. Le finestre danno luce graduale a tutta la Chiesa, l'abside riceve luce diffusa ed abbondante e la cupola viene colpita da una luce intensa; a tal proposito è importante il ruolo delle foglie d'oro siti negli archi traversi e della dorature del rame, delle rosette e delle volte a botte.
L'interno è arricchito dagli affreschi di scuola parmense del XVII sec. il Parmigianino realizzò solo i pregevolissimi affreschi del sott'arco raffigurante le tre Vergini savie e le tre Vergini stolte; gli altri affreschi sono opera di Michelangelo Anselmi. La cripta risale al 1823 per volere di Maria Luigia d'Austria per custodire i sepolcri dei duchi e dei principi delle case Farnese e Borbone-Parma.
Nel 1851 presso l'ingresso della Chiesa, venne collocato il gruppo con la pietà di Tommaso Bandini dedicato alla memoria di Maria Luigia e nel 1905 vi fu traslato anche il monumento funebre ad Adamo di Neipperg, marito morganatico (un tipo di matrimonio che impedisce il passaggio alla consorte dei titoli e dei privilegi del marito) della duchessa il quale fu realizzato da Lorenzo Bartolini nel 1831. L'organo è del 1574 ad opera di Benedetto Antegnati e modificato nel 1591 dal cembalista Claudio Merulo; nel 1892 fu sostituito da un organo a canne da Carlo Vegezzi-Bossi.
Museo dell'Ordine costantiniano di S. Giorgio: noto come museo costantiniano della Steccata e fa parte dell'Associazione dei Castelli del Ducato di Parma e Piacenza. Il museo si snoda fra gli ambienti della basilica rinascimentale con il primo ambiente che è costituita dalla cripta-sepolcreto e raccoglie le spoglie di molti duchi della famiglia Farnese e alcuni duchi della stirpe Borbone-Parma, fu realizzato per volere della duchessa Maria Luigia.
L'ambiente è suddiviso in due navate da alcune colonne ed è caratterizzato dalla presenza di un semplice altare, numerose lapidi marmoree e della tomba monumentale in pietra del duca Alessandro Farnese e di sua moglie Maria d'Aviz; inoltre una nicchia custodisce una piccola urna contenente il cuore di Carlo III di Borbone, il quale fu tumulato nella cappella della Villa Borbone di Viareggio.
La stanza custodisce antiche armi del duca Alessandro, un prezioso Crocifisso regalato dal papa Pio VII alla duchessa Maria Teresa di Savoia e gli apparati funebri neoclassici del duca Ferdinando di Borbone.
Galleria degli stemmi è un lungo corridoio decorato con una serie di stemmi appartenuti ai cavalieri dell'Ordine costantiniano nominati dalla duchessa Maria Luigia la quale si fregiò del titolo di Gran Maestro dell'ordine dal 1816 al 1847. Vi si trovano anche due grandi statue lignee dorate di S. Domenico e S. Rosa del XVII sec. create dall'intagliatore Lorenzo Aili.
Sagrestia nobile ambiente del 1665 ed è rivestita da notevoli armadiature lignee barocche, le quali furono riccamente intagliate da Giovan Battista Mascheroni aiutato da Carlo Rottini e Rinaldo Torri; un'elaborata cornice scolpita e intervallata dalle statue dei quattro Evangelisti realizzate da Francesco Nicolini nel 1670 corona la struttura che culmina nell'altare intagliato e dorato, su cui s'innalza all'interno di una grande cornice fiancheggiata da colonne tortili che sostengono un grande timpano circolare e una grande pala raffigurante la Sacra Famiglia realizzata dal pittore fiammingo Giovanni Sons nel 1607.
Pezzi pregevoli di arredi sacri donati nei secoli all'Ordine Costantiniano sono custoditi nell'ambiente e sono: alcune pianete dal XVI al XVII sec.; paliotto argenteo con fondo ligneo dorato del 1717 opera di Michele Cruer; reliquiario in argento dorato e sbalzato modellato da Giuseppe Doria nel 1713; calice con ampolle in argento del XVIII sec. riccamente intagliato.
Quadreria: decorato con numerosi quadri e disegni appartenuti all'Ordine e realizzati dal XVI al XIX sec. da autori come: Galli da Bibbiena; Girolamo Mazzola Bedoli; Vincenzo Camuccini; Alexander Roslin; Michele Desubleo a altri.
Sala Borbonica custodisce il patrimonio araldico dell'Ordine Costantiniano di S. Giorgio composto dagli originali bozzetti per le uniformi e dagli antichi stemmari decorati. Inoltre vi sono numerosi oggetti di valore storico che appartennero alle famiglie Farnese e Borbone: la camicia indossata dal re di Francia Luigi XVI sul patibolo; il mantello nuziale di Maria Luisa di Borbone; varie decorazioni onorifiche dei Borbone; antichi documenti e disegni.
Chiesa di S. Pietro Apostolo: del 1707 si presenta con la facciata decorata da un trofeo con la tiara e le chiavi pontificie e festoni disegnato da Petitot e modellato in stucco da Benigno Bossi. L'interno a navata unica e sull'altare maggiore è presente un quadro di Alessandro Mazzola raffigurante la Madonna, il Bambino e i Santi Pietro e Paolo. Custodisce opere di Alessandro Bernabei – Giovanni Bolla – Clemente Ruta.
Chiesa di S. Vitale: del 1651 con facciata a salienti, paramento murario in intonaco giallo; struttura a due ordini sovrapposti separato da un alto cornicione e divisi in tre (ordine superiore) e cinque (ordine inferiore) con sezioni di paraste lisce ioniche (nell'ordine superiore) e composite; il portale centrale reca un timpano marmoreo sorretto da due colonne composite.
L'interno a croce latina e navata unica, il transetto sporgente e profonda abside semi-circolare; la navata è coperta da volta a botte lunettata e affiancata da cappelle laterali chiuse da una balaustra marmorea. La crociera è coperta con cupola semi-sferica priva di tamburo con lanterna ottagonale, il marmoreo gruppo scultoreo del monumento Beccaria occupa la parete di fondo del transetto con al centro l'altare dedicato alla Beata Vergine di Costantinopoli.
Il presbiterio occupa interamente l'abside il quale è rialzato su alcuni gradini e al centro vi è l'altare maggiore in marmi policromi e sormontato da un Crocifisso ligneo scolpito; un affresco raffigurante l'Apoteosi di S. Vitale realizzato da Giuseppe Peroni arricchisce la volta del presbiterio.
Chiesa di S. Antonio Abate: del 1712 con facciata divisa in tre piani in cui i vuoti prevalgono sui pieni; la decorazione interna fu opera di Gaetano Ghidetti e Antonio Bresciani, mentre le figure di Angeli e la scena dell'Apoteosi di S. Antonio, affrescati nella volta superiore e l'affresco che funge da pala d'altare la quale raffigura S. Antonio Abate sono di Giuseppe Peroni. Le cappelle laterali custodiscono i dipinti di: Pompeo Batoni – Giovanni Gottardi – Giambettino Cignaroli, inoltre nelle nicchie tra gli altari laterali vi sono collocate otto sculture in stucco raffigurante le beatitudini realizzate da Gaetano Callani.
Chiesa di S. Sepolcro: risale al 1275 eretta su di un precedente edificio sacro del 1136, nel 1506 la facciata fu modificata con aggiunta di paraste in arenaria scolpita, nel 1603 fu innalzata la navata e realizzato il soffitto ligneo a cassettoni. Il campanile in stile barocco risale al 1616 ed è stato attribuito al Malosso o a Simone Moschino, mentre la cuspide è del 1753.
L'interno a navata unica con cappelle laterali. Annesso al tempio vi è l'ex monastero dei Canonici Regolari Lateranensi i quali officiarono dal 1257 al 1798; l'assetto dell'edificio risale al 1493 quando l'architetto Ziliolo da Reggio realizzò il chiostro rinascimentale, con colonne e capitelli scolpiti da Antonio Ferrari d'Agrate.
Chiesa di S. Francesco del Prato: del XIII sec. in stile gotico; agli inizi degli anni novanta del 900 fu adibita a carcere cittadino, in attesa di un restauro che la riporti agli antichi splendori, sono stati eseguiti piccoli interventi in cui è stato rinvenuto un affresco al centro dell'abside, Cristo Pantocrator attribuito a Bernardino Grossi e al suo allievo e genero Jacopo Loschi.
Oratorio dell'Immacolata Concezione: nacque dall'espansione di una cappella della Chiesa di S. Francesco del Prato, risale al XV sec. L'interno ospita affreschi di Michelangelo Anselmi e Francesco Maria Rondani i quali erano collaboratori del Correggio; esso si è salvato dalla trasformazione in carcere poiché adibito a cappella del carcere stesso.
Ex Chiesa di S. Maria del Carmine: del XIII sec. in stile gotico, subì la confisca napoleonica con l'attiguo convento e riutilizzata in svariati modi. Restaurata completamente è trasformata in auditorium del conservatorio Arrigo Boito che ne occupa l'ex convento.
Chiesa di S. Maria degli Angeli: risale al 1565 annessa all'adiacente monastero delle Clarisse Cappuccine, la Chiesa è preceduta da un portici a tre fornici con archi a tutto sesto, mentre l'interno è diviso in tre navate separate da otto colonne binate in marmo e interamente decorato con affreschi del cinque/seicento ad opera di Giovanni Maria Conti della Camera – Pier Antonio Bernabei – Sebastiano Ricci e Giovanni Battista Tinti.
Chiesa della SS. Annunziata: del 1566 e vi si accede attraverso un monumentale arco d'ingresso con il portale sovrastato da un grande rilievo a stucco raffigurante la Madonna annunciata, il quale fu realizzato da Giovan Battista Barberini nel 1681. Al suo interno si trova l'organo a canne del 1805 realizzato da Giuseppe Serassi.
Chiesa di S. Maria delle Grazie: risale al 1617 è un piccolo oratorio dalle forme barocche; al suo interno conserva la cupola affrescata da Sebastiano Galeotti e nelle cappelle laterali due importanti dipinti di Sisto Badalocchio e Antonio Savazzini.
Oratorio di S. Ilario: è sito all'interno del complesso storico dell'ospedale vecchio in stile barocco; l'oratorio si compone di tre navate scandite da pilastri con volte e lunette decorate a fresco da Giovanni Maria Conti della Camera nel 1663.
Ex Chiesa di S. Francesco di Paola: del 1689 in forme barocche e a fianco dell'ospedale vecchio; la facciata è contornata da due torri dette “dei Paolotti”, a seguito della soppressione napoleonica del 1810 il convento ospita alcuni dipartimenti dell'Università di Parma.
Chiesa di S. Croce: del 1210 oggi dell'antico edificio si conservano i capitelli sui pilastri della navata centrale e alcune tracce all'esterno; l'interno è decorato con affreschi del XVII sec. e realizzati da Giovanni Maria Conti della Camera e suoi aiuti.
Chiesa di S. Maria del quartiere: del 1604 in forme barocche su progetto di Giovan Battista Aleotti detto “l'Argenta”; la Chiesa ha una forma di prisma esagonale e presenta uno spazio interiore centrale dominato da una grande cupola la quale custodisce pregevoli affreschi del Paradiso, che furono realizzati nel 1619 da Pier Antonio Bernabei.

IV ITINERARIO
Abbazia di Valserena: risale al 1298 per volere del cardinale Gerardo Bianchi e la sua imponente mole si eleva nelle campagne della bassa parmense; essa è anche conosciuta come “Certosa di Paradigna“ e “Abbazia di S. Martino dei Bocci”, viene comunemente ed erroneamente definita “La Certosa di Parma“ poiché potrebbe avere ispirato Stendhal per il suo omonimo romanzo.
La facciata è frutto di restauro del settecento, si sviluppa su pianta a croce latina con copertura a crociera divisa in tre navate in stile gotico-lombardo e arricchita da tracce di affreschi del cinquecento. Il presbiterio fu decorato da affreschi del Baglione. In seguito alla soppressione napoleonica fu sconsacrata ed oggi appartiene all'Università di Parma, la quale vi ha realizzato il Centro studi e archivio della comunicazione (CSAC).
Certosa di Parma: risale al 1285 e detta anche “La Certosa di S. Girolamo“, per circa cinquecento anni fu sede di un Monastero di Certosini ma delle costruzioni originarie non restano quasi più tracce. Il complesso fin dall'inizio includeva una Chiesa, due chiostri e le celle dei monaci, il tutto cintato da mura perimetrali esterne. I monaci studiavano astronomia, matematica e fisica, per diversi anni ospitarono per diversi anni una delle prime stamperie dell'Italia Settentrionale.
Nel cinquecento parte del complesso venne distrutto e tra il 1673 e il 1722 fu ricostruita in stile barocco su progetto di Francesco Pescaroli. Nel 1769 il Monastero fu soppresso e il complesso fu drasticamente ristrutturato per accogliere una manifattura di tabacchi “Fabbrica Ducale dei Tabacchi di Parma“ una delle più importanti del Nord Italia. Nel 1900 fu trasformato in un Riformatorio (unico in Emilia-Romagna).
Dal dicembre del 1975 all'interno della Certosa vi ha sede la Scuola di Formazione e Aggiornamento della Polizia Penitenziaria. Attualmente comprende anche la Chiesa è dedicata a S. Girolamo, una sacrestia e un chiostro maggiore del XVI sec. e un chiostro minore del XV sec. e custodisce opere di Francesco Pescaroli – Alessandro Baratta – Gian Battista Natali e Ilario Spolverini. Le aree monumentali sono visitabili con ingresso gratuito.
Pieve di S. Pancrazio martire: risale al sec. XI su di una preesistente basilica romana, si sviluppa su pianta a tre navate e campanile del settecento rivestito in mattoni e caratterizzato da cupolino poligonale alla sommità; la facciata è intonacata nel seicento e coronata da un timpano triangolare, l'abside che è posta in corrispondenza della navata centrale risale al sec. XII, è rivestita in laterizio e scandita da una serie di lesene.
L'interno quasi del tutto intonacato è suddiviso in tre navate da una serie di colonne ed archi in laterizio del XII sec. Colonne in mattoni con capitelli a cubo scantonato e innalzate con mattoni d'epoca, si alternano a quelle in pietra con capitelli corinzi i quali furono realizzati recuperando materiali di epoca romana. Ai lati si aprono alcune cappelle con altari che furono realizzate nel XVIII sec.
Pieve di S. Geminiano: del XIII sec. fu più volte restaurata fino all'ultimo del 1927 con aspetto romanico, Al suo interno custodisce capitelli figurati del XII e XIII sec. con un fonte battesimale medievale il quale si presenta ornato con bassorilievi che raffigurano scene religiose legate al pellegrinaggio.
Pieve dei S. Ippolito e Cassiano: l'antico luogo di culto risale al sec. IX sorta sui resti di una villa romana, subì restauri nei secoli fino al 1952 e conserva vari reperti archeologici di rilievo oltre ad affreschi del XVII e XVIII sec.
Molte altre Chiese arricchiscono la già ricca cittadina meritevoli di ammirazione e visita.
Torrione Visconteo: è una torre medievale del sec. XIV che fu costruita da Bernabò Visconti ed oggi si presenta in stato di parziale degrado.
Mura: erano fortificazioni che circondavano l'intero centro storico e realizzate nel IV sec.; nel sec. XX fu deciso l'abbattimento dell'intera cinta muraria conservandone solo poche tracce e due delle cinque porte.
Porta S. Francesco era usata dai pellegrini che lasciavano la città per recarsi a Roma, risale al 1261 ed è caratterizzata dalle eleganti decorazioni rinascimentali della facciata esterna, la quale è coronata da due volute e altrettanti statue allegoriche raffigurante la Legge e la Giustizia.
La barriera Bixio è formata da tre cancellate in ferro e rette da quattro massicci pilastri, i quali sono sormontati al centro dalle statue allegoriche delle regione che nel 1860 costituivano il “Regno d'Italia”, esse sono affiancate da sculture di leoni nella posizione inferiore; alle estremità sorgono due palazzine gemelle contrapposte, le quali sono precedute da un imponente porticato dorico.
Porta S Croce del 1212 originariamente eretta in legno accanto alla coeva Chiesa di S. Croce; fu riedificata in mattoni nel 1259 e sostituita nel 1545 da una nuova porta rinascimentale la quale fu innalzata per volere di papa Paolo III. Nel 1585 le sei camere nobili interne furono decorate e affrescate, affiancata da una barriera daziaria nel sec. XIX e abbattuta nel sec. XX insieme alla cinta muraria. La porta è caratterizzata dalle eleganti decorazioni rinascimentali della facciata esterna che si eleva di quattro piani fuori terra.
Le altre porte erano: Porta S. Barbara – Porta S. Michele – Porta Nuova che furono abbattute nel XX sec. assieme alla cinta muraria.
Torre Baganzola: sita nell'omonima frazione del comune di Parma, eretta nel 1314, fu distrutta e ricostruita quella attuale è frutto del 1438; con l'abolizione dei diritti feudali napoleonici del 1805 venne acquistata da privati e trasformata in abitazioni.
Torrione di Beneceto: sorse nel sec. XIV sita nella frazione omonima del comune di Parma, fu completamente ristrutturato nel 1978 dopo anni di abbandono e trasformata in residenza privata.
Torrione di Vicomero: del XVI sec. sorge isolato in località Cornazzano frazione del comune di Parma, nei secoli cambiò molti proprietari fino ad essere adibita ad edificio agricolo con annessa casa colonica.
Torre degli Alberi: risale al 1402; oggi è inglobata dagli edifici adiacenti e se ne conserva una torre adibita a residenza privata.
Castello di Panocchia: è un maniero del XVI sec. sito nella frazione omonima del comune di Parma; l'edificio attuale è frutto di modifiche eseguite nei secoli, si sviluppa su pianta a “L“ con due torrioni del cinquecento a base rettangolare posti sul lato più lungo e una torre più alta al centro dell'ala meridionale. I prospetti sono rivestiti in pietra e laterizio caratterizzati dall'andamento a scarpa della muratura inferiore e dalla presenza di due cornici marcapiano in aggetto nei primi due livelli; alla base delle torri si aprono ampi portali d'ingresso ad arco a tutto sesto, mentre sulla sommità si sviluppano fasce di alti beccatelli.
Arco di S. Lazzaro: è un arco trionfale a tre fornici di gusto barocco risalente al 1628, è stato più volte risistemato fino ad avere l'attuale veste neoclassica.
Cimitero monumentale della Villetta: risale al 1817 a pianta ottagonale in stile neoclassico fu voluto dalla duchessa Maria Luigia; ospita tombe monumentali di personaggi illustri come: Niccolò Paganini – Ildebrando Pizzetti – Carlo Alberto Dalla Chiesa – Padre Lino Maupas – Pietro Barilla.
Cultura: Il primo letterato nativo di Parma che si hanno notizie fu Gaio Cassio Parmense del I sec. a. C. appartenente ad una delle famiglie romane che fondarono la città, fu autore di tragedie ed elegie. Nel corso dei secoli la cittadina si è arricchita di personalità che hanno lasciato un impronta importante nelle tradizioni artistiche e culturali come: Benedetto Antelami – Il Parmigianino – Correggio – Ireneo Affò – Giovanni Battista Bodoni con i fratelli Amoretti – Ferdinando Paer – Macedonio Melloni – Giuseppe Verdi – Arturo Toscanini - Ennemond Alexandre Petitot – Etienne Bonnot de Condillac – Attilio Bertolucci e altri.
Nel XVIII sec. lo sviluppo dell'arte e delle istituzioni cittadine fecero si che Parma venisse definita “Atene d'Italia“.
Cucina: Parma è famosa nel mondo per il formaggio Parmigiano-Reggiano e per il Prosciutto di Parma.

Escursioni
Vicofertile: a sei km. E prima di raggiungere il paese s'incontra la Chiesa di S. Pancrazio del XII sec. e ricostruita nel XVII sec. del primitivo edificio restano alcune testimonianze. Interessante è la Chiesa romanica di tipo rurale di S. Geminiano, la quale mostra esternamente archi intrecciati tipici dell'arte arabo-normanna.
Castello di Torrechiara: a 17 km. È una maestosa architettura con triplice fortificazione muraria, torri angolari e pianta rettangolare eretta da Pier Maria Rossi nel 1400. Al suo interno sono interessanti la “camera d'oro“ con decorazioni del Bembo e la “sala dei giocolieri“ con pitture a fresco ad opera del Baglione.
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