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Colorno

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Nel medioevo si chiamava “Caput Lurni o Colornium” fu dominio dei vescovi di Parma, dei da Correggio, dei Terzi e dal sec. XV dei Sanseverino per passare infine ai Farnese i quali la elessero a residenza estiva.

Monumenti
Palazzo ducale: noto anche come reggia di Colorno risale al sec. XVIII per volere del duca Francesco Farnese sui resti della rocca di Colorno. Le sale sono più di 400 e la maggior parte sono senza mobilio con pavimenti in marmo rosa e soffitti affrescati; alle sale del piano nobile vi si accede tramite uno scalone d'onore. I giardini sono un misto di giardini all'Italiana e giardini alla francese, tra le attrazioni merita attenzione la grotta incantata dotata di automi che si muovevano rappresentando scene di divinità mitologiche.
Cappella ducale S. Liborio: risale al 1722 come piccolo oratorio, la facciata monumentale è caratterizzata dal doppio ordine di paraste ioniche e dal grande arco centrale a tutto sesto il quale è sostenuto da una coppia di colonne e inquadra l'ingresso maggiore. Cinque nicchie con altrettante statue e al centro del maestoso timpano campeggia un grande ovale di bronzo, con una serie di putti disposti a raggiera e una scritta in lingua ebraica “Geova“; sulla sommità s'innalza una serie di pinnacoli alternati a slanciati vasi.
L'interno a croce latina a tre navate dominato dal colore bianco, le navate sono suddivise da grandi pilastri e dal monumentale colonnato di ordine corinzio, che sostengono anche le cantorie e la tribuna ducale della contro-facciata che furono intagliate dal fiammingo Ignazio Verstrackt nel 1792; un passaggio consente il collegamento diretto tra la tribuna e l'appartamento del Duca all'adiacente reggia. Un cornicione in stucco realizzato da Benigno Bossi nel sec. XVIII corona la trabeazione e incornicia la volta a botte lunettata di copertura.
Le cappelle laterali sono affrescate al soffitto e alle pareti, ornati con preziosissimi marmi. La cupola reca la decorazione con l'affresco dell'Incoronazione della Vergine tra profeti, patriarchi e Santi in gloria opera di Domenico Muzzi del settecento. Ornano la Chiesa i dipinti, le sculture di artisti: Pietro Melchiorre Ferrari – Laurent Pècheux – Giuseppe Baldrighi – Gaetano Callani quest'ultimo realizzò anche il gruppo in cartapesta dell'Assunta e la pala “predicazione di S. Liborio” la quale orna l'altare maggiore in marmi policromi.
Chiesa di S. Stefano: eretta in tempi remoti è caratterizzata da facciata neoclassica sviluppata intorno al corpo centrale più alto con spigoli in finto bugnato e timpano curvilineo di coronamento e al centro campeggia lo stemma Borbonico in terracotta che fu realizzato tra il 1781/82 da Giuseppe Sbravati il quale è anche l'autore del medaglione con testa femminile e ghirlande che sormonta la finestra centrale sottostante.
Aranciaia: del 1710 come ricovero invernale delle piante in vasi; dal 2014 è sede del nuovo Museo dei paesaggi di terra e di fiume (MUPAC). L'interno del piano terra è ricoperto da volte a crociera e illuminato da grandi finestre. Il museo raccoglie oggetti e strumenti che offrono una testimonianza dell'attività contadina, artigianale e fluviale del tempo che fu. Il percorso espositivo tocca i temi della pesca nel Po – della caccia – lavorazione di lana e canapa – processo di produzione del vino – falegnameria – arrotino – calzolaio – cappellaio e norcino, per concludersi con il processo di produzione del Parmigiano Reggiano e attività tipografica del XVIII – XIX – e XX sec. e quella cinematografica.
Torre delle acque: nata nel XV sec. come raccolta e convogliamento delle acque arricchendo il giardino del parco del palazzo ducale con relative fontane. La torre è alta 18 metri e oggi presentandosi in stato di abbandono, degli antichi impianti di sollevamento restano solo le tracce degli incastri nei muri.
Venaria reale: nata nel 1753 su due livelli per ospitare oltre agli inservienti, i cani e le attrezzature per la caccia sua grande passione nascendo sette edifici distinti e disposti simmetricamente e scenograficamente al termine di un viale alberato. Sul retro in asse con viale si estende il giardino e suddiviso in quattro aiuole da due vialetti i quali vanno ad intersecarsi al centro dove è collegata una fontana con statue.
Duomo di S. Margherita: si sviluppa su di una pianta a croce latina a tre navate e dieci cappelle laterali. La facciata in laterizio è suddivisa in tre parti da massicci contrafforti e conserva quasi intatte le forme tardo-gotiche. Al di sopra della fascia marcapiano si staglia un grande rosone incorniciato in cotto; sulla sommità oltre il cornicione un ampio timpano triangolare interessa la porzione centrale del prospetto, mentre ai lati s'innalzano quattro pinnacoli in corrispondenza dei contrafforti.
L'ampia navata centrale è coperta da una serie di volte a crociera costolonate ed è suddivisa dalle laterali da una serie di ampie arcate a tutto sesto, sostenute da massicci pilastri con lesene e capitelli corinzi. Dietro l'altare maggiore in marmo vi è la pala che raffigura il martirio di S. Margherita, il quale fu realizzato nel 1637 da Francesco Cairo ed è inquadrato in una grande cornice lignea intagliata e dorata del 1575.
Una tela raffigurante S. Remigio che battezza Clodoveo risalente al 1720 ad opera di Clemente Ruta è posizionata in contro-facciata; il monumento a Pier Luigi Belloni il quale si adoperò per l'educazione dei giovani, realizzato nel 1840 in stile purista da Tommaso Bandini è collocato nelle vicinanze dal 1889.
Nella navata centrale è presente il grande pulpito ligneo del XVIII sec. opera di Antonio Brianti. La cappella del Sacramento è decorata con stucchi raffigurante Angeli i quali portano i simboli della passione e i quattro Evangelisti, realizzati da Domenico e Leonardo Reti nel XVII sec. Inoltre sopra l'altare marmoreo scolpito da Domenico Della Meschina vi è la pala raffigurante l'ultima cena del 1668 di Giovanni Venanzi.
Nelle altre cappelle vi sono custodite opere di: Giovan Battista Borghesi del 1818; dipinti di Alessandro Mazzola Bedoli del 1568, mentre la canonica conserva la tela che raffigura la strage degli innocenti di Ilario Spolverini del XVIII sec.
Nel palazzo ducale ha la propria sede l'ALMA (Scuola Internazionale di Cucina Italiana). Dal 5 marzo 2008 è attiva la confraternita del “Tortèj Dòls, tortelli” che ha come scopo quello di mantenere la tradizione culturale-gastronomica nelle nuove generazioni, la cui ricetta è stata tramandata fin dai tempi della duchessa Maria Luigia d'Austria.
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