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Bardi

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Secondo la leggenda il suo nome deriverebbe da Bardus o Barrio ultimo degli elefanti al seguito di Annibale. Secondo la storia “Bardi“ deriverebbe dall'appellativo della nobiltà Longobarda i cosiddetti “Arimanni“ che vi si stabilirono intorno al 600 d. C.
Fu feudo dei vescovi di Piacenza, dei Bardi, dei Malaspina, dei Landi e dei Farnese. Oggi è un centro di soggiorno dell'Appennino Parmense.

Monumenti
Chiesa di S. Maria Addolorata: sul luogo del tempio prima del 1455 sorgeva l'ospedale di S. Giacomo e sulle cui rovine i padri Serviti vi eressero un convento e una Chiesa. Con la soppressione degli ordini religiosi il convento nel 1845 fu assegnato a una scuola femminile gestita dalle monache benedettine.
Nel 1932 l'edificio fu abbattuto e ricostruito in stile neo-bizantino a tre navate con cappelle laterali. La facciata a salienti è rivestita in laterizio preceduta da un ampio sagrato e circondato da una scalinata in pietra a cinque rampe. Il corpo centrale è affiancato da larghe paraste, il portale d'accesso è sovrastato da una trifora con colonnine e una lunetta in marmo rosso la quale è decorata con un motivo geometrico in marmo verde, al centro il sole raggiante.
Ai lati si eleva un doppio ordine di tre colonnine con basi e capitelli scolpiti e sostengono un arco a tutto sesto in rilievo ornato con bassorilievi, che raffigurano foglie d'acanto, medaglioni e in chiave di volta l'agnello; due monofore ad arco a tutto sesto si aprono a lato della trifora le quali sono chiuse da lastre di pietra bianca traforata.
Cinque monofore ad arco suddivise da colonnine binate sono collocate più in alto; le colonnine più esterne presentano i mosaici raffiguranti la Madonna Addolorata e S. Giovanni Battista. All'interno del timpano triangolare posto in alto si staglia un dipinto a sfondo dorato, il quale rappresenta la Madonna in trono che regge il modello della Chiesa e ai lati la comunità di Bardi.
Gli ingressi secondari sono delimitati da cornice in marmo rosa e sormontati da archi a tutto sesto, i quali contengono lunette decorate con mosaici a sfondo dorato; due trifore chiuse da lastre di pietra traforata e suddivise da colonnine si aprono più in alto.
L'interno la navata centrale è suddivisa in tre campate coperta da volte a crociera e intonacate con costoloni in cotto; tre massicci pilastri ornati con lesene s'innalzano su ogni fianco e sono alternati a coppie di colonne in marmo giallo coronate da capitelli corinzi in pietra e pulvini in marmo giallo, a sostegno di arcate a tutto sesto.
In nove campate sono suddivise le navate laterali, coperte da volte a crociera con costoloni; le cappelle sono chiuse da balaustre e arcate su colonne in marmo giallo. Il presbiterio è preceduto da un'ampia arcata a tutto sesto e retta da pilastri; la copertura è a botte ed è separata dalle due cappelle absidate e poste al termine delle navate laterali, da archi retti da colonne binate in marmo giallo, con capitelli corinzi e pulvini. L'abside con catino è decorato con mosaico raffigurante Cristo Pantocrator ed è illuminata da una serie di monofore ad arco a tutto sesto suddivise da colonnine binate in marmo.
L'altare maggiore è sovrastato da un'edicola che contiene una statua lignea del seicento raffigurante l'Addolorata, mentre l'altare a mensa post-conciliare è sostenuto da colonnine in marmo rosso di Verona con capitelli risalente al 1960/70 assieme all'ambone ornato da un bassorilievo raffigurante l'aquila di S. Giovanni Evangelista e scolpito da Paolo Perotti.
La Chiesa custodisce inoltre opere del XV – XVI e XVII sec. e nella cripta è conservato un Crocifisso ligneo del sec. XV. L'opera di maggior pregio della Chiesa è il quadro rappresentante “lo sposalizio di S. Caterina e i S. Giovanni Evangelista e Giovanni Battista“ meglio nota come “Pala di Bardi“ realizzata dal Parmigianino nel 1521.
Chiesa di S. Giovanni Battista: eretta dai frati serviti nel 1500; la Chiesa è a navata unica e tre cappelle per lato, mentre il campanile s'innalza sul retro del presbiterio absidato. La facciata è scandita verticalmente da un doppio ordine di sei lesene con sottili capitelli dorici. Sulla sommità le lesene sono sormontate da una serie di statue raffigurante i Santi.
Il campanile in pietra è decorato da lesene sugli spigoli, fasce marcapiano e sottili nicchie mentre la cella campanaria ha quattro ampie aperture ad arco a tutto sesto e a coronamento si staglia una lanterna a pianta ottagonale ornata da lesene, cornici e trabeazione.
La navata è coperta da volta a botte lunettata, suddivisa in tre campate da lesene coronate da capitelli corinzi in stucco i quali sostengono monconi di cornicione. Inoltre la Chiesa custodisce opere di pregio tra cui: un baldacchino processionale del sec. XIX; una statua lignea di S. Giovanni Battista; una statua lignea di S. Rocco del seicento; un'ancona in stucco del settecento con la statua policroma in legno di S. Sebastiano; un dipinto raffigurante la Madonna col Bambino e i S. Giuseppe e Bartolomeo e due porta-ceri intagliati stile neo-rococò.
Santuario della Beata Vergine delle Grazie: sul luogo dell'attuale Santuario nel sec. XIII vi era un oratorio. Nel 1883 il tempio fu completamente restaurato con la costruzione dell'attuale facciata neo-barocca. Nella parte inferiore si elevano sei lesene coronate da capitelli corinzi che sostengono la trabeazione modanata.
L'ampio portale d'ingresso è affiancato da due lesene corinzie in pietra su cui s'innalza il frontone spezzato; sulla sommità vi è un fastigio mistilineo con al centro l'epigrafe “AVE MARIA GRATIA PLENA“. All'interno l'ampia aula è coperta da una volta a padiglione decorata ad affresco come il resto dell'edificio con raffigurazioni “trompe-l'oeil”.
All'interno di una cornice in stucco rococò vi è un dipinto raffigurante S. Pasquale Baylon e S. Margherita da Cortona e sulla sinistra S. Antonio da Padova. La volta del presbiterio a padiglione, è decorata con affresco rappresentante una finta architettura, mentre al centro vi è l'altare con ancona del 1774 in stile tardo-barocco. Sul fianco vi è la statua lignea della Madonna del Rosario dello scultore Jan Hermansz Geenaert del settecento.
Chiesa di S. Francesco: risale al 1571 essa è a navata unica con due cappelle laterali, accanto all'abside si erge la torre campanaria e sul retro gli edifici dell'ex monastero oggi sede dell'auditorium comunale gestito dal “Centro Studi della Valle del Ceno”.
L'edificio è rivestito in pietra l'ingresso centrale è delimitato da sottili lesene con capitelli piatti e a coronamento un frontone curvilineo. Il campanile barocco è ornato con lesene e fasce orizzontali, la cella campanaria è dotata da ampie aperture ad arco a tutto sesto. L'interno è privo d'intonaci coperta da volta a botte e suddivisa in cinque campate.
La zona absidale è intonacata, l'arco a tutto sesto del presbiterio è ornato da ricche decorazioni barocche in stucco, le quali proseguono sulla volta a botte lunettata e sul catino; le pareti suddivise verticalmente da una serie di lesene coronate da capitelli ionici che sostengono l'alta trabeazione.
Oratorio di S. Siro: poco fuori l'abitato lungo la via degli Abati; secondo alcune ipotesi poteva essere già nel 744; sorge isolato in posizione panoramica e a navata unica, la facciata a capanna rivestita in pietra e preceduta da un piccolo sagrato con scalinata. Al centro il portale d'ingresso ad arco a tutto sesto delimitato da cornice in pietra; sul fianco si erge il campanile con cella campanaria e aperture ad arco a tutto sesto.
L'interno intonacato e coperto da volta a botte suddivisa in due campate da lesene, mentre il presbiterio è coperto da volta a botte lunettata e al centro l'altare maggiore in marmo risalente al 1980. In una nicchia vi è la copia del dipinto raffigurante il busto della Vergine del pittore Francesco Nuvolone detto “il Panfilo“ e realizzato nel sec. XVII. (l'originale per motivi di sicurezza è custodito nella Chiesa di S. Maria Addolorata nel centro di Bardi).
Oratorio della SS. Annunziata: a Gaberra di Costageminiana, frazione del comune di Bardi, risale al 1525 per volere della mistica Margherita Antoniazzi sul luogo che le aveva indicato la Vergine durante una visione. L'Oratorio è a navata unica e sul retro vi sorge il pozzo e l'antico monastero; la facciata è a capanna rivestita in pietra e preceduta da una scala a rampe contrapposte che conduce all'ingresso.
Il portale ad arco ogivale è delimitato da cornice in conci di pietra, in alto una nicchia racchiude un affresco raffigurante l'Annunciazione sovrastato da un piccolo rosone incorniciato. Al suo interno la navata è coperta dalle falde a capanna del tetto a vista, scandita in tre campate da due ampie arcate a tutto sesto intonacate e rette da massicci pilastri.
Il presbiterio leggermente rialzato e coperto da volta a botte custodisce la statua lignea di S. Rocco scolpita nel 1524 per volere di Margherita Antoniazzi, della quale si conserva come reliquia il suo teschio nella Chiesa. La canonica si eleva su tre livelli con facciata in pietra, il portale è delimitato da semplice cornice e affiancato da due finestre rettangolari.
Il monastero è costituito da due edifici in pietra un tempo erano monastero e granaio accanto alla cisterna d'acqua. Da molto tempo è in stato di abbandono e versa in profondo stato di degrado.
Chiesa di S. Bartolomeo Apostolo: a Gaberra di Costageminiana, frazione del comune di Bardi, nel 1352 esisteva una cappella dedicata al Santo, nel 1524 la mistica Margherita Antoniazzi assistette con altri fedeli alla lacrimazione dell'immagine della Madonna custodita nel tempio e l'anno successivo su iniziativa della devota iniziarono i lavori di ampliamento. La Chiesa a navata unica e due cappelle laterali; la facciata è preceduta da un protiro coronato da frontone curvilineo, gli spigoli sono decorati da lesene in pietra a vista con capitelli dorici.
Il campanile è a pianta quadrata suddiviso da quattro cornici marcapiano, la cella campanaria ha quattro fronti con aperture ad arco policentrico e lesene doriche sugli spigoli; la lanterna a pianta circolare è coronata da cupolino in rame.
L'interno coperto da volte a botte lunettata è riccamente decorata con stucchi e affreschi centrali; le cappelle ad arco a tutto sesto sono delimitate da alte lesene coronate da capitelli corinzi. Dietro l'altare maggiore si sviluppa il coro ligneo del seicento; due nicchie con statue di Santi, mentre una ricca cornice in stucco inquadra la pala del settecento la quale raffigura la Pentecoste con S. Rocco.
Chiesa di S. Michele Arcangelo: a Monastero di Gravago, frazione del comune di Bardi, sul luogo della Chiesa attuale nel VI sec. fu edificato un monastero di Benedettini. Nel 744 un documento ne attesta l'esistenza. La Chiesa a navata unica e sei cappelle laterali; la facciata interamente intonacata scandita da sei alte lesene coronate da capitelli corinzi i quali sostengono la trabeazione spezzata.
Il portale d'ingresso ad arco trilobato è delimitato da un'elaborata cornice modanata in pietra, con piedritti, capitelli a palmetta e bassorilievi a motivi fogliati in chiave di volta; all'interno delle nicchie ad arco a tutto sesto vi sono collocate le statue di Santi. Il campanile rivestito in pietra con torre a pianta quadrata è suddivisa in tre ordini da cornici marcapiano; la cella campanaria è affiancata da piedritti con capitelli dorici, a coronamento la cupola in rame.
L'interno con l'ampia navata è coperta da volta a botte lunettata e decorata con affreschi realizzati dal pittore pontremolese Tiziano Triani; le sei cappelle coperte da volte a botte recano dipinti con cieli stellati. Il presbiterio è decorato con l'affresco raffigurante l'Eucarestia e ai lati sei Angeli. L'altare maggiore è retta da quattro colonnine tortili in marmo rosso di Verona e arricchito da un paliotto in marmo di Carrara e ornato con motivi a foglie dorate.
Chiesa dei Santi Vito, Modesto e Crescenzia: a Pieve di Gravago frazione del comune di Bardi eretta nel 1860 sui resti dell'antica pieve del sec. X; sorge isolata su di un promontorio a navata unica e sei cappelle laterali. La facciata è scandita in tre parti da quattro alte lesene coronate da capitelli dorici.
Il campanile in pietra è su quattro ordini scanditi da marcapiano e gli spigoli decorati con lesene; la cella campanaria ha ampie aperture ad arco a tutto sesto delimitate da piedritti coronati da capitelli dorici, a coronamento la cupola in rame.
All'interno la navata è in tre campate coperta da volta a botte lunettata e decorata con affreschi realizzati dal pittore Tiziano Triani; al centro è raffigurata S. Anna con Maria bambina, mentre tra le lunette vi sono i quattro Evangelisti e gli stemmi del Cardinale Antonio Samorè e del vescovo di Piacenza Antonio Mazza.
I pilastri sono rivestiti in marmo grigio e coronati da capitelli corinzi in stucco. Il presbiterio è sormontato da volta a vela affrescata, i lati e l'abside sono scanditi verticalmente da una serie di lesene coronate da capitelli corinzi. Al centro vi è l'altare maggiore con ancona affiancata da colonne in marmo grigio a sostegno del frontone circolare spezzato; la struttura risale al 1656 e inquadra una lunetta ad arco a tutto sesto contenente una statua della Madonna col Bambino.
Castello di Bardi: detto anche castello dei Landi, l'imponente fortificazione sorge su di uno scoglio di diaspro rosso, interamente costruito in pietra e completamente circondato dalle mura scarpate, dotato di cammino di ronda interamente percorribile. L'interno comprende diversi livelli e vari edifici: la residenza, gli alloggi delle milizie, la cappella, sala della tortura; tutti collegati tra di loro con la corte interna e la piazza d'armi da tortuose e strette scale, le quali come espediente difensivo girano tutte verso destra. Solo la torre rotonda sporge da uno spigolo del palazzo.
All'interno della fortezza vi è il museo della civiltà Valligiana con 5 sale dedicate al capitano Pietro Cella il quale fu la prima medaglia d'oro del Corpo degli Alpini e nativo di Bardi. Il museo della fauna e del bracconaggio. Il museo archeologico della Valle del Ceno.
Castello di Gravago: frazione del comune di Bardi, eretto nell'ottavo sec. dai Longobardi fu abitato fino al 1687 come ultimi proprietari i conti Landi; ormai in degrado fu acquistato dai conti Platoni e con l'abolizione dei diritti feudali del 1805 passò al comune di Bardi completamente in abbandono. Oggi si conservano i resti all'interno di una fitta boscaglia.
Palazzo Maria Luigia: risale al sec. XVI e nel 1831 venne edificato un teatro al suo interno che fu finanziato dalla duchessa di Parma Maria Luigia; fu sede comunale fino al 1870. Fu ristrutturato nel 2003 e trasformato nel centro polivalente del comune di Bardi; l'edificio in stile rinascimentale è caratterizzato dal porticato a tre arcate a tutto sesto, rette da colonne in pietra con capitelli lotiformi.
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