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Camaldoli

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E' nota per il notevole complesso monastico dei Camaldolesi fondato intorno all'anno mille da S. Romualdo. Oggi è un centro di cultura e di convegni. Esso è una frazione del comune di Poppi ubicato all'interno del Parco Nazionale delle foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. Poco lontano dal monastero sorge un laghetto artificiale in origine ma che il tempo ha naturalizzato: il laghetto Traversari.
Intorno al monastero nell'anno 952 fondato dal monaco S. Romualdo con lo scopo di ospitare i monaci provenienti dall'ordine Benedettino, nacque il paese. Secondo una legenda fu Maldolo d'Arezzo (da qui il nome Cà Maldoli) che donò il terreno a S. Romualdo.
Nel monastero si trova la foresteria, la grande sala capitolare, l'antica farmacia o laboratorio galeniso, dove i monaci erano intenti a lavorare le piante medicinali e le spezie; essa risale all'anno 1543 e conserva ancora i suoi pregiati mobili in legno di noce. Nella Chiesa in stile barocco sono custodite opere del Vasari.
Nel Rinascimento divenne un importante centro culturale e dopo l'anno 1520 al suo interno fu attivata anche una tipografia.
Eremo di Camaldoli: ubicato a 1100 metri s.l.m. All'interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi presso il confine amministrativo tra la provincia Toscana con Arezzo e quella Romagnola con Forlì-Cesena. Esso fu fondato da S. Romualdo XI sec. ed è la casa madre della Congregazione Benedettina dei Camaldolesi.
Il Santo fondò molte comunità eremitiche; qui fu incoraggiato dal vescovo ed eresse cinque celle e un piccolo oratorio dedicato a San Salvatore. Dopo l'anno 1027 ne furono aggiunte altre 15. Oggi l'Eremo dei Camaldoli fa parte di uno dei due polmoni della comunità monastica presente. A poca distanza l'uno dall'altro sorgono il monastero e l'Eremo i cui monaci appartengono alla stessa comunità, seguono la stessa regola ma hanno stili di vita diversi; dando maggior spazio alla vita comunitaria presso il monastero e privilegiando il raccoglimento personale presso l'Eremo.
L'Eremo è cinto da un muro di sasso in tutta la sua struttura, da un portone si accede al cortile interno dove si può visitare: la Foresteria (luogo di accoglienza dei pellegrini); la Chiesa con il coro monastico; l'antica cella di S. Romualdo inglobata nell'edificio della biblioteca, la quale mantiene al suo interno la struttura tipica della cella eremitica.
Un corridoio che snodandosi al suo interno costituisce gli spazi di vita del monaco: la stanza da letto, lo studio, la cappella. La struttura a “chiocciola“ simboleggia il percorso interiore del monaco oltre ad offrire riparo alle rigide temperature invernali. La sala dell'antico refettorio o capitolo. Una cancellata separa il cortile dalla zona riservata ai monaci i quali vivono in piccole celle separate.
La cella di S. Romualdo: qui il Santo viveva la sua giornata fatta di studio, lavoro e di preghiera. E' l'unica cella visitabile. Le altre celle sono simile a questa.
La Chiesa: si trova al centro dell'Eremo ed è dedicata a S. Salvatore trasfigurato; è fiancheggiata dalla foresteria che affaccia sul cortile. Essa sorge sullo stesso luogo in cui era eretto il primitivo oratorio fondato da S. Romualdo; la Chiesa venne consacrata il 23 agosto 1220 dal Cardinale Ugolino dei conti di Segni, futuro papa Gregorio IX. Una leggenda racconta che alla consacrazione fosse presente anche S. Francesco d'Assisi.
La facciata attuale risale al 1713 e venne costruita davanti alla precedente la quale è visibile nella parte superiore. La scelta fu fatta per avere più spazio come atrio d'ingresso alla Chiesa. Essa è incorniciata da due tozzi campanili simmetrici, in nicchie di pietra serena sono collocate le statue di Cristo, S. Romualdo e S. Benedetto. Sulla porta di accesso alla Chiesa vi è un bassorilievo di Tommaso Flamberti raffigurante la Madonna col Bambino.
Il transetto è a navata trasversale; lavori eseguiti dopo il 1575 fu realizzato il Nartece in legno intagliato e coperto di foglia d'oro. Nel 1659 fu trasformato il soffitto da capriate a botte e poco dopo la volta fu decorata con stucchi allegorici. Sul primo altare sulla destra vi è una tela di Giovan Battista Naldini risalente al 1575 e raffigurante la Vergine col Bambino contornata da S. Romualdo, S. Benedetto, S. Girolamo e S. Lucia.
Sullsa sinistra un'altra tela raffigurante l'Immacolata Concezione risalente al 1856 ad opera di Candido Sorbini di Montepulciano, mentre sulla parete sovrastante la porta d'ingresso vi è posto l'affresco di Giovanni Drago XVII sec. raffigurante la visione di S. Romualdo. Sulle porte agli angoli del transetto vi sono tele raffiguranti i quattro padri della Chiesa: S. Gregorio Magno; S. Ambrogio; S. Gerolamo e S. Agostino ad opera del Passignano. La volta fu decorata nel XVII sec. dai fratelli bolognesi Giuseppe Maria e Antonio Rolli.
L'abside con le dorature risale al sec. XVII ed è incorniciata da lesene e da un arco in pietra serena del XVI sec. Del 1937 sono gli affreschi del catino absidale e raffigurano il Santo Salvatore trasfigurato. La pala di scuola toscana è posta al centro dell'abside e raffigura Cristo Crocifisso adorato da S. Pietro, S. Paolo, S. Romualdo e S. Francesco del 1593.
Ai lati vi sono due tabernacoli in marmo: quello a sinistra è opera di Gino da Settignano del 1531; quello a destra di Tommaso Flamberti del 1525; in origine erano in marmo bianco con i restauri del XVII sec. vennero decorati in oro zecchino. Anche la volta fu affrescata dai fratelli Rolli, mentre gli stucchi e gli sfondi appartengono a Francesco Nasini.
A partire dal presbiterio la prima cornice ovale raffigura l'Annunciazione a Maria; nella seconda cornice: la presentazione di Maria al tempio con ai lati l'Olivo e il Platano. Nella terza cornice è dipinta la nascita della Vergine con ai lati la Palma e la rosa, nella quarta è raffigurata l'Assunzione di Maria con ai lati il Cedro e il cipresso.
Nella cappella di S. Antonio Abate è custodito un altorilievo in ceramica invetriata ad opera di Andrea della Robbia raffigurante la Vergine col Bambino con i Santi e risale al XV sec. Gli affreschi della cappella rappresentano la glorificazione del Crocifisso risalenti al 1932 opera del pittore Adolfo Rollo. Nella cappella di S. Giuseppe vi sono sepolti alcuni monaci più rappresentativi.
L'aula capitolare ci presenta alcuni scanni e il soffitto a cassettoni di stile toscano del XVI sec. I due candelabri e l'altare sono in noce intagliato risalenti al 1850 da Luigi Angiolo Midollini. Sull'altare è posta una tela del XVI sec, raffigurante la Vergine col Bambino circondata da Santi. Nella sacrestia è custodita la cattedra pontificale in noce intagliata del 1669.
Il refettorio risale al 1679 con soffitto a cassettoni costellato da rosoni tutti diversi uno dall'altro. La biblioteca esisteva già XI sec. Nel 1510 raccoglieva migliaia di pergamene e prima della soppressione Napoleonica del 1810 vi erano oltre 7000 libri stampati; 400 codici e oltre 700 incunaboli. L'ambiente che raccoglie la biblioteca venne realizzato nel 1622, è dotato di scaffali lavorati e soffitto decorato da 27 tele che raffigurano gli apostoli Pietro e Paolo, gli Evangelisti, S. Benedetto e S. Romualdo, i padri della Chiesa orientale e occidentale nonché i maggiori pensatori dell'ordine Benedettino.
La cella è dove il monaco vive gran parte della giornata ed è composta da un portico, vestibolo, camera, studio, oratorio, legnaia e bagno esso riceve le vivande attraverso uno sportello che da sull'orto; l'Eremo è costituito da venti celle site oltre il cancello che ne delimita la clausura e sono disposte su cinque file. Tra queste vi è anche la cella che per un periodo imprecisato ha ospitato S. Francesco d'Assisi e quella in cui fu ospite S. Carlo Borromeo nel 1579.
La riserva biogenetica gestita dal Corpo Forestale dello Stato ma alla cura dei monaci, tra la fauna si segnala il cervo, daino, capriolo, cinghiale, lupo, picchio, cince, allocco, poiana ecc.
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