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Collina

Galluzzo

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Fu comune autonomo dal 1881 al 1931, oggi è una frazione del comune di Firenze; la località di Galluzzo fu citata da Dante Alighieri nel XVI canto del Paradiso della Divina Commedia: “Oh quanto fora meglio esser vicine / quelle genti ch'io dico ed al Galluzzo / e da Trespiano aver vostro confine”. Il nome è attribuibile alla nobile famiglia Galluzzo.

Monumenti

Certosa del Galluzzo o di Firenze: si erge sul monte Acuto e circondata da un alta cerchia di mura, fu edificata nel 1341 da Niccolò Acciaiuoli Gran Siniscalco del Regno di Napoli. Il palazzo Acciaiuoli è il primo che s'incontra arrivando al complesso è merlato ed eretto da Jacopo Passavanti e Jacopo Talenti per i soggiorni privati di Niccolò Acciaiuoli. E' composto da quattro sale al piano terra oggi adibite al restauro dei libri del Gabinetto Vieusseux.
- Pinacoteca: sita al primo piano del palazzo, è un vasto salone coperto a capriate e accoglie affreschi con scene della Passione staccati dalle lunette del chiostro grande, che furono realizzate dal Pontormo nel 1523. Nella stessa sala vi sono esposte anche opere del cinquecento da artisti come: Ludovico Cardi detto il Cigoli (Orazione nell'orto); Jacopo Ligozzi (Cristo davanti a Pilato); Giovan Battista Naldini (salita al Calvario); un anonimo pittore nordico (Deposizione); Empoli (Resurrezione); Madonna col Bambino e Santi del Perugino; Incoronazione della Vergine di Mariotto di Nardo; una SS. Trinità di Paolo Schiavo; le tavole con S. Pietro da Verona e S. Giorgio martire di Ridolfo del Ghirlandaio; l'affresco staccato di Gesù che predica agli Apostoli del Empoli. Al centro della sala vi è un grande Crocifisso ligneo del trecento.
La sala adiacente ospita dipinti del sec. XVII: Martirio di S. Andrea di Cosimo Gamberucci; Beato Rasore Cesorio e S. Caterina da Siena sono di Bernardo Mei, mentre le otto grandi pale d'altare sono di Orazio Fidani tra le quali: la Glorificazione di S. Bruno fondatore dell'Ordine certosino.
- Il Monastero: fu completato nel 1395 mentre la foresteria, destinata ad accogliere gli ospiti venne completata nel 1575 ed è composta da tre grandi ambienti detti appartamenti del papa in ricordo di papa Pio VI che vi fu tenuto prigioniero tra il 1798/99 e Pio VII nel 1809; costituita da una grande sala, uno studio, una camera da letto e numerose opere d'arte nonché oggetto che ricordano gli illustri ospiti.
- Chiesa di S. Lorenzo: risale al 1341 e fu trasformata nel sec. XVI con la costruzione della facciata in pietra serena da Giovanni Fancelli 1556, ornata dalle statue di S. Lorenzo e di S. Bruno entro due nicchie. Si presenta a navata unica divisa in due parti: una per i monaci di clausura e l'altra per i fratelli conversi che li assistevano. Il coro è costituito da 18 sedili intagliati con visi d'Angeli; nella parte anteriore si trovano i dipinti di Felice Ficherelli (Vergine che appare a S. Filippo Neri 1657; mentre di Tommaso Garelli è il S. Benedetto tra le spine 1601; di Rutilio Manetti e suoi aiuti è: Santi e Beati certosini. La parte più antica è il presbiterio e il coro che vi si accede tramite un portale in pietra serena cinquecentesco scolpito da Simone Bassi. Divisa in tre campate di volta a crociera su pilastri gotici.
L'altare marmoreo intarsiato risale al 1595 e nelle nicchie le statuette sostituiscono quelle originali del Giambologna, trafugate all'epoca dell'occupazione napoleonica e mai ritrovate. Gli affreschi sono di Bernardino Poccetti 1592 raffigurante le esequie e ascensione al cielo di S. Bruno sulla parete di fondo, mentre sulla volta del presbiterio vi sono Santi e membri illustri dell'ordine certosino.
Le volte delle prime due campate sono decorate da affreschi di Orazio Fidani 1653; straordinari sono gli stalli in noce intagliati del 1570/90 di Angelo Feltrini, con l'aiuto dei figli di Giuliano di Baccio d'Agnolo e Domenico Atticciati, con intagli sui braccioli di grifi, sfingi, putti mentre sotto i sedili vi sono mascheroni mostruosi. Di legno intagliato sono anche le statue dei Santi in cima all'abside dell'altare; il pavimento è in marmi policromi del 1573/94.
Il rinnovamento barocco ha riguardato varie cappelle: quella delle Reliquie voluta da Niccolò Acciaiuoli; quella di S. Bruno fondatore dell'ordine affrescata da Giovanni Martinelli e quella del Beato Niccolò Albergati, morto nel 1443 e beatificato nel 1744. Nella sacrestia della Chiesa si trovano gli affreschi più antichi sec. XIV: Cristo benedicente; due Santi con cartiglio; un Angelo con la spada e un'Annunciazione su due pannelli. Nella Chiesa è inumata la salma del Cardinale Niccolò Acciaiuoli 1719.
- Oratorio S. Maria Nuova: altro luogo di culto della Certosa e si trova adiacente alla Chiesa di S. Lorenzo risale al 1404 a croce greca. Al suo interno custodisce il coro ligneo trecentesco qui trasferito dalla vicina Chiesa di S. Lorenzo; il martirio di S. Eulalia di Francesco Curradi; S. Francesco che riceve le stimmate del Cigoli; due vetrate policrome e due edicole gotiche affrescate nel sec. XVI.
- Cripta: è composta da varie cappelle: cappella di Tobia conserva la tomba del fondatore Niccolò Acciaiuoli opera dell'Orcagna e affreschi di Bernardino Poccetti; la cappella di S. Andrea a croce greca conserva il sepolcro del Cardinale Angelo Acciaioli 1408, con un bassorilievo di Donatello o di Francesco da Sangallo, che curò la ricostruzione della tomba nel 1550, scolpendo la cornice a festoni e le figure della Carità e Giustizia.
- Corridoio del colloquio (parlatoio): qui una volta la settimana i monaci si radunavano e interrompevano l'obbligo del silenzio, è di piccole dimensioni e risale al 1559; decorato da una terracotta invetriata della bottega d Andrea della Robbia (Cristo che porta la Croce) e da otto vetrate in grisaille del sec. XVI, opere di Paolo di Brondo e Gualtieri di Fiandra con storie dell'ordine certosino; le quadrature alle pareti risalgono al sec. XVII.
- Chiostrino dei monaci: risale al trecento e fu rimaneggiato nel 1558, presenta un loggiato a tutto sesto su due lati e conserva un lavabo del 1560. Esso è il fulcro di tutto il complesso, vi si apre il refettorio, il chiostro grande e la sala capitolare.
- Sala del Capitolo: vi si riunivano i monaci per leggere e discutere i problemi della comunità. La porta lignea originale è opera di un monaco che vi lavorò per circa 20 anni fino al 1501. L'altare sulla parete di fondo è decorato da un affresco con la Crocifissione, opera di Mariotto Albertinelli 1506; al centro del pavimento vi è il monumento funebre di Leonardo Buonafede certosino, vescovo di Cortona e benefattore della Certosa, opera di Francesco da Sangallo 1545; dello stesso artista è il pavimento in marmi policromi terminato nel 1550.
- Refettorio: la porta è decorata da una lunetta con S. Lorenzo tra due Angeli, opera di Benedetto da Maiano 1496 invetriata poi da Andrea della Robbia; l'ampia sala rettangolare risale al sec. XIV e rinnovata nel 1494 da Leonardo Buonafede, in quell'occasione venne aggiunto il pulpito in pietra serena, opera di Giovanni della Bella e Matteo di Cecco detto il Pesca, che serviva per la lettura delle scritture durante i pasti.
- Chiostro grande: costruito tra il 1491 e 1520 con ciascuno dei lati scanditi da leggere arcate a tutto sesto con 76 medaglioni e busti in terracotta invetriata su ogni colonna, opera di Giovanni della Robbia e aiuti 1520; vi sono rappresentati personaggi dell'antico testamento, Apostoli, Evangelisti e fondatori di ordini religiosi, ritenuta la più grande raccolta di opere robbiane nella stessa sede.
Le lunette sopra le porte sono tutte opere di Giovanni di Matteo 1506. Vi si aprono 18 celle di monaci con accanto a ciascuna porta le apertura dove tutti i giorni si introduceva il cibo poiché i monaci maggiormente consumavano il pasto isolati nelle loro celle e ogni cella era articolata su tre livelli che comprendeva: una stanza da pranzo con camino e camera da letto a livello del chiostro, un grande studio al piano superiore e una cantinetta con giardino e pozzo al piano inferiore.
- Chiostrino dei fratelli conversi: la vita ruotava intorno ad esso, di forma allungata su due livelli, circondato da eleganti arcate a tutto sesto, su colonne corinzie al piano terra e ioniche al primo piano; risale al 1484 e vi si affacciano le celle dei conversi, piuttosto piccole poiché servivano solo per andarci a dormire. Il centro del chiostro è decorato dal pozzo di Leonardo Fancelli.
- Fondazione di Ezio Franceschini: si trova presso la Certosa e fu fondata nel 1987 per conservare il patrimonio librario; consta di una sezione musicale e una mariologica, ha in comune con la vicina Società Internazionale per lo studio del medioevo latino una sezione di agiografica (scrittura di cose Sante); ed esegetica (finalizzata alla comprensione del significato della parola); oltre a una ricca biblioteca di cultura medievale.
Chiesa di S. Lucia: documentata nel sec. XII e ampliata nell'ottocento, conserva due campane del sec. XIV; sopra il portale d'entrata è presente una lunetta con il mosaico raffigurante S. Lucia da Siracusa, il rosone è costituito da una trifora. Oggi è adibita a cappella maggiore del vicino camposanto poiché divenuta insufficiente dell'accresciuta popolazione e fu costruita una nuova Chiesa dedicata a S. Giuseppe e a S. Lucia nel 1962.
Chiesa di S. Giuseppe e di S. Lucia: fu consacrata nel 1930 e officiata come cappella del cimitero, che essendo inadeguata ai tempi, gli architetti Giorgio Ceccherelli e Mario Corsi progettarono la nuova Chiesa che fu consacrata nel 1962. L'interno è arricchito dall'ultima cena del Empoli 1601, qui trasferita dalla Chiesa di S. Lucia e una Madonna Assunta di ambito ghirlandesco. L'affresco con S. Giuseppe è di Pietro Annigoni del 1970, il campanile risale al 1964.
Chiesa d S. Felice a Ema: anteriore all'anno 1000, fu collegiata nel duecento e prepositura nel 1748; sul portale della facciata romanica spicca una lunetta in marmo bianco e verde, sull'architrave lo stemma che il parroco Pietro Della Luna (famiglia facoltosa fiorentina) nominato da papa Leone X, vi collocò nel 1532.
L'interno a tre navate con volta a botte; i restauri del 1966 hanno portato alla luce i capitelli delle colonne romaniche; decorano gli altari i dipinti del seicento – settecento, in canonica è conservata la parte centrale del polittico di Giovanni del Biondo, con la Madonna col Bambino e membri della famiglia Compagni del 1387. Nel retrostante cimitero si trova la tomba di Eugenio Montale (poeta e scrittore Italiano – premio nobel per la letteratura nel 1975).
Compagnia della SS. Annunziata: sita sul fianco della Chiesa e si presenta con la volta affrescata e il riquadro dell'Annunciazione sopra l'altare, alle pareti fanno bella mostra i quadri degli Apostoli.
Ex monastero di S. Michele: delle campore, fondato nel 1357 da Monna Data (nobile fiorentina) la quale si ritirò in clausura con nove monache dell'ordine Agostiniane e furono chiamate “le romite” delle campore o “romituzze” di S. Michele. Il monastero sprovvisto di rendite fu soppresso circa un secolo dopo da papa Eugenio IV nel 1446.
Palazzo del Podestà: risale al 1400 ed è riconoscibile per i numerosi stemmi sulla facciata (in tutto 42), appartenenti ai vari podestà e risalenti al periodo 1472 e il 1765; alcuni sono in cattivo stato di conservazione, ma ne spiccano circa 20 in maiolica colorata del XV – XVI sec. Il più prezioso e meglio conservato è quello di Pagolo di Niccolò Frescobaldi datato 1503, circondato da una pregevole ghirlanda di foglie, fiori e frutta.
Dal 1859 fu sede della Pretura, oggi è proprietà del comune di Firenze e viene usato per varie manifestazioni pubbliche. Davanti al palazzo si trova l'ex palazzo del comune di Galluzzo che dal 1881 al 1931 ospitò il comune di Galluzzo. Oggi è adibito a scuola.
Palagio dei Corbinelli: è un voluminoso edificio del trecento; nell'ottocento fu un Istituto per la rieducazione delle giovinette, poi passò alle monache di S. Silvestro; il complesso è a forma di “U“ le finestre sono profilate da semplici cornici in pietra serena e vi si trova anche un Tabernacolo con una Deposizione dalla Croce affrescata, attribuita da Guido Carocci a Cosimo Rosselli.
Villa la favorita: sita in posizione panoramica circondata da un giardino e un vasto parco; la facciata seicentesca presenta sul portale lo stemma dei Giugni, con i tre zoccoli di cavallo per i quali fu costruita. Il portone ad arco è sormontato da un terrazzino. Per molti anni ha ospitato un Istituto delle Suore Elisabettine le quali davano assistenza agli anziani.
L'interno ospita una sala in stile neogotico, con affreschi che mostrano il paesaggio attorno alla villa, come si presentava nel sec. XIX; al primo piano tre saloni presentano affreschi del XVIII sec., una con finte nicchie e statue, una con paesaggi e una con storie bibliche: Loth e le figlie; Visione di Giacobbe; Giuseppe venduto come schiavo; Lefe che torna vittorioso dalla guerra contro gli ammoniti. Alcuni riquadri a monocromo hanno virtù e altre storie bibliche quali: Il sacrificio di Isacco; Mosè salvato dalla acque; Le figlie di Letro e il roveto ardente.
Teatro Everest: del 1958 presso la parrocchia dei Santi Giuseppe e Lucia, si presenta tecnicamente perfetta per l'acustica e dotata di un palcoscenico con bocca-scena di 12 metri e profondo sette metri.
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