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Prato

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Fu abitato dai Liguri e poi dagli etruschi, fu assoggettato a Roma che vi fondò il Pagus Cornius centro politico e commerciale. Nel sec. VI vi si insediarono i Longobardi, che accampati “al prato” fuori dal borgo e dalla pieve di S. Stefano, promossero lo sviluppo della città. L'antico fortilizio divenne residenza della famiglia Alberti che dominò la vasta contea. Fu rasa al suolo da Matilde di Toscana 1107, la città si riprese e si eresse a libero comune guidata nel 1240 dal capitano del popolo. Mentre fiorivano le arti e i commerci si accendevano le lotte tra Guelfi e Ghibellini e le città vicine aprivano le ostilità contro Prato che finiva per darsi a Roberto d'Angiò re di Napoli. Ma nel 1351 la regina Giovanna la vendeva ai fiorentini, ai quali rimase legata nonostante le rivolte per riconquistare l'autonomia. A Prato nacque Filippo Lippi nel 1457.

Monumenti
Duomo: era l'antica pieve di S. Stefano precedente al mille intorno a cui si sviluppò il borgo; ebbe migliorie nel XIII sec. e ampliamenti nel XIV sec. La facciata a strisce bianche e verdi fu addossata a quella antica tra il XIV e XV sec. e conserva una lunetta di Andrea della Robbia; il pulpito a destra fu realizzato da Donatello e Michelozzo. A destra s'innalza il campanile del XIII sec.
L'austero interno romanico tripartito è animato dalla tricromia delle fasce, dalle colonne verdi e dal pulpito di Mino da Fiesole e del Rossellino. A sinistra è la cappella del Sacro Cingolo, delimitata da una splendida cancellata e decorata di affreschi di Agnolo Gaddi; sul ricco altare è la Madonna col Bambino una squisita opera di Giovanni Pisano. Nel presbiterio il coro è affrescato da Filippo Lippi con storie di S. Giovanni Battista e S. Stefano, sull'altare maggiore è il Crocifisso del Tacca.
La prima cappella a sinistra dell'altare è affrescata dagli allievi del Gaddi, mentre la prima a destra conserva affreschi di Paolo Uccello che rappresentano la nascita di Maria, la presentazione al tempio e la disputa di S. Stefano, in basso altre pitture di Andrea di Giusto. A termine del transetto a destra è la morte di S. Girolamo di Filippo Lippi, più avanti è il tabernacolo della Madonna dell'ulivo di Benedetto da Maiano.
Museo dell'opera del Duomo: è ordinato in due sale del palazzo vescovile che conserva il chiostro romanico a fasce bicrome. Oltre a varie tavole del 1300 vi sono esposti codici miniati; la “capsella” bellissimo pezzo di oreficeria che custodiva il Sacro cingolo, un affresco attribuito a Paolo Uccello (Jacopone da Todi); le strutture originali di Donatello per il pulpito del Duomo; arredi liturgici tra cui il parato di S. Stefano XVI sec. Il seicento è rappresentato dall'Angelo custode di Carlo Dolci, dalla comunione di S. Teresa del fiammingo Livio Mehus e da magnifiche argenterie.
Chiesa di S. Domenico: eretta nel XIII sec. in stile gotico e fu completata da Giovanni Pisano; l'esterno è ravvivato da decorazioni marmoree e in pietra; nel lato sinistro si aprono alte bifore e il portale è fiancheggiato da urne sepolcrali. L'interno a forme barocche per un intervento seicentesco, conserva una Croce di Niccolò di Pietro Gerini.
Museo di pittura murale: è ubicato nel chiostro del convento di S. Domenico, espone affreschi e sinopie provenienti dalla zona di Prato. Tra le opere più pregevoli sono il tabernacolo del Ceppo, di Niccolò di Pietro Gerini, la sinopia del tabernacolo di Figline di Agnolo Gaddi, le sinopie del maestro di Prato nel quale alcuni critici hanno identificato Paolo Uccello, tutte opere del sec. XIV. Notevoli anche i graffiti scoperti nel palazzo VaJ XV sec.
Chiesa di S. Agostino: nel 1271 gli Agostiniani eressero un Oratorio e un piccolo convento; la Chiesa attuale risale al 1440. La facciata ha paramento in ciottoli regolarizzato agli spigoli con mattoni e pietre che si ripete anche nel fianco; dal fondo emerge il robusto campanile con coronamento piramidale.
L'interno a tre navate con campate su colonne in mattoni, con laterizi lasciati a vista. Le colonne hanno capitelli a “foglia d'acqua” del 1410; un “unicum” sono gli archi a pieno centro su colonne che anticipano soluzioni poi diffuse nel rinascimento. La navata centrale più alta e più ampia delle laterali, ha una copertura a capriate. Le tre cappelle absidale risalgono al trecento; notevoli tele sono custodite negli altari a edicola: a sinistra una Madonna della Consolazione di Giovan Battista Naldini, completata nel 1591 dal Curradi e l'intensa elemosina di S. Tommaso del 1660 di Lorenzo Lippi; all'opposto sono un'Immacolata dell'Empoli 1630 e una tela avvicinata al Pignoni.
Nella Chiesa sono inoltre collocati affreschi trecenteschi: il presbiterio ha una sistemazione curata da Jorio Vivarelli del 1984. Dal chiostro si accede all'Oratorio S. Michele del trecento e conserva ampi resti di una teoria di Santi e profeti affrescati nel trecento, anche il contiguo Capitolo ha una struttura trecentesca.
Monastero di S. Vincenzo: il monastero e la Chiesa risalgono al cinquecento. Grande impulso ebbe l'opera di suor Caterina dè Ricci che fu canonizzata il 29 giugno 1746 da papa Benedetto XIV e il suo corpo è sepolto sotto l'altare maggiore in un'urna d'argento e il suo corpo si presenta incorrotto. I miracoli di S. Caterina sono presentati nei rilievi sulle pareti, mentre gli eleganti altari marmorei ospitano il martirio di S. Caterina d'Alessandria di Vincenzo Meucci; una cinquecentesca natività di Michele delle Colombe e tele del Pucci, autore anche degli affreschi sulla volta con la gloria di S. Caterina e Angeli. Notevole in una cappellina il raffinato rilievo marmoreo quattrocentesco con la Madonna e il Bambino di Matteo Civitali. Gli arredi lignei cinquecenteschi del coretto delle monache visibili dalla grata, costituiscono un complesso di altissima qualità. Una targa nella Chiesa ricorda la visita di papa Giovanni Paolo II nel 1986.
Monastero: fu fondato nel 1503; la Santa entrò in convento a tredici anni, ebbe l'estasi della passione per 12 anni poi seguirono eventi straordinari: stimmate, matrimonio mistico, abbraccio del Crocifisso. Dall'atrio si raggiunge l'anti coro e la contigua cappella della Madonna dei Papalini, la cui venerata immagine è un busto in maiolica del cinquecento, davanti al quale i mercenari spagnoli durante il sacco nel 1512 si fermarono risparmiando il monastero.
Sotto la cappellina con volta a rosoni in cartapesta seicentesca e opera di Santi di Tito, ebbe sepoltura fino al 1732 S. Caterina dè Ricci. Vicino è il vasto coro risalente al 1558 progettato da Baccio Bandinelli, con volta lumettata e alti stalli di noce del 1564. Sull'altare un Crocifisso ligneo cinquecentesco è fiancheggiato da due grandi pale di Michele delle Colombe del 1576, con l'Assunta e scene della passione.
Dello stesso artista sono altre tele nel coro con pregevoli dipinti del Pignoni, Lorenzo Lippi, Ridolfo del Ghirlandaio. Contiguo al coro vi è il sacello con l'urna della Santa ornato da tele di Gian Domenico Ferretti. In alcune ricorrenze si possono visitare: la cella del transito con ricordi e reliquie e la cappella dove avvenne l'abbraccio del Crocifisso e la contigua cappella delle reliquie. Parte del monastero è occupato dalla casa di riposo nel cui giardino vi è la cappella della Madonna di Loreto risalente al 1559, che ripete le misure della S. Casa con la tavola di Michele Tosini.
Chiesa di S. Fabiano: era già esistente nel 1082 come Badia; l'ex edificio conventuale conserva l'aspetto del 1726, intorno al chiostro si conservano opere del cinquecento e settecento, tra le quali una tela del Rosi e nel refettorio un dipinto con i Santi Francescani di Michele delle Colombe del 1580. All'interno del seminario si trova una biblioteca arricchita nel tempo da donazioni.
La Chiesa si presenta con la facciata bianca in pietra alberese, ravvivata dalla geometrica bicromia della finestra circolare e del portale, dotata di un interessante torre campanaria del quattrocento in cotto, a pianta poligonale e conclusa da piramide ottagonale del 1510. L'interno a tre navate divisa da arcate su pilastri; custodisce preziosi frammenti di un mosaico pavimentale a tessere in bianco e verdi, databili IX – XII sec.; motivi decorativi richiamano le stoffe orientali con girali su fondo scuro, racchiudendo animali mitologici, pantere, Croci. Davanti al coro settecentesco vi è un Crocifisso ligneo del XVI sec.
Monastero e Chiesa di S. Niccolò: risale al trecento ed è uno dei complessi monastici più suggestivi e meglio conservati della Toscana; la Chiesa conserva un interessante portale trecentesco, ridecorata nel 1720 ha una vasta aula armoniosa del seicento, a tre navate su colonne rivestite in scagliola. L'altare maggiore in marmi colorati risalente al 1647, ospita una vivace Assunta del 1697 di Alessandro Gherardini.
Sotto la cantoria settecentesca vi è un notevole tabernacolo rinascimentale del 1478 di Francesco Ferrucci. Nella Chiesa vi sono inoltre interessanti pale del XVI – XVIII sec. e affreschi del trecento e quattrocento. Testimonia la fase più antica l'affresco staccato della Madonna col Bambino e i Santi Niccolò e Domenico, attribuito ad Antonio Vite nonché un quattrocentesco affresco con storie di S. Nicola di Pietro di Miniato. Nella sacrestia vi è posto un lavabo robbiano risalente al 1520 di Santi Buglioni e un Crocifisso ligneo quattrocentesco.
Monastero: è un imponente struttura di Giuseppe Valentini con originale scalone a pozzo e ampie sale finemente decorate da Luigi Catani. Nella parte antica del monastero con il refettorio grande si conservano Pancali, tavoli cinque-seicenteschi, affreschi di Tommaso di Piero del 1490. Il Capitolo con scene della Passione affrescate nel 1509 da Girolamo Ristori, decorazioni e soffitto ligneo trecentesco.
Conservatorio: la tradizione educativa ebbe inizio nel 1327 come Istituto deputato all'istruzione delle educande. Attualmente vi è un asilo nido, scuola dell'infanzia, primaria, secondaria e liceo.
Chiesa dello Spirito Santo: risale al 1340 e fu ristrutturata nel settecento; la Chiesa conserva una cantoria lignea barocca con organo del 1741, i quattro altari a edicole del seicento separati da confessionali coevi, ospitano una presentazione al tempio risalente al 1468 della bottega di Filippo Lippi e una S. Anna, Madonna col Bambino del 1530 attribuita a Michele Tosini e Ridolfo Ghirlandaio a a Giovanni Sogliani. All'opposto vi sono due tavole cinquecentesche: la visitazione e Madonna col Bambino e i Santi Biagio e Giovanni Battista.
Il presbiterio ridecorato nel 1741 ha un coro in noce del 1598 e sull'altare una pentecoste coeva di Santi di Tito. Di fianco alla parete una tavola con Annunciazione risalente al 1370 opera di Jacopone di Cione e un rilievo col Battista del 1475 di Francesco Ferrucci.
Chiesa di S. Pietro: sita nella frazione di Iolo del Comune di Prato, ristrutturata e ampliata nel sec. XII; la facciata è composta da una parete in alberese e l'altra in mattoncini rossi. L'interno a tre navate con affreschi del quattrocento-cinquecento, ai lati del presbiterio vi sono due tavole: una circoncisione del 1601 di Leonardo Mascagni e un'Assunta di Michele delle Colombe del 1580, mentre il coro trecentesco conserva interessanti resti di affresco opera della bottega di Agnolo Gaddi.
Custodisce le spoglie di S. Pio martire, dove nella parete dietro l'urna è visibile un proiettile della seconda guerra mondiale. Il campanile risale all'ottocento poiché il precedente fu distrutto da un fulmine.
Chiesa di S. Andrea: sita nella frazione di Iolo del Comune di Prato, risale al sec. XI costruita in pietra e ciottoli di fiume, a navata unica decadde assieme al castello e fu ricostruita nel sec. XX; conserva tracce medievali nel portale, presbiterio settecentesco con un Crocifisso ligneo policromo del sec. XVII.
Chiesa di S. Cristina: sita nella frazione Pimonte del Comune di Prato, costruita nel duecento presso un'antica torre di avvistamento (attuale sacrestia). La Chiesa presenta un pavimento in pietra alberese, con abside circolare su cui poggia il campanile a vela con due archetti. Al suo interno in contro facciata, restano affreschi del trecento raffiguranti una Pietà, una Madonna col Bambino e S. Niccolò; nel presbiterio vi è un pregevole ciborio risalente al 1452 della bottega di Bernardo Rossellino.
Il ciborio reca lo stemma degli Inghirami o dei Buonamici, alla sua base la scritta “benedetto” del Maestro Bartolomeo del 1452 e sulla porticina dello stesso, un intarsio in legno raffigurante un calice con l'ostia. Al centro della navata si trova la tomba di Ginevra degli Albizi e altre sepolture nella zona dell'altare e sul piazzale della Chiesa. Dal giardino antistante la Chiesa si può ammirare una meridiana dipinta a parete con stilo polare (orologio solare, lo gnomone che proietta ombra), linee orarie e indicazione degli equinozi, fu realizzata dal Priore Andrea Tofani che ne realizzò tante da diventare celebre per gli orioli.
Santuario di S. Maria del giglio: risale al 1270 e fu trasformato in Santuario a seguito di una serie di miracoli che iniziarono il 26 agosto 1664, con il prodigioso rifiorire di un giglio secco posto davanti a una Madonna col Bambino del quattrocento, dipinta sul pozzo esterno della Chiesa. Il venerato dipinto fu posto sull'altare maggiore in scagliola (gesso usato in edilizia), su disegno di Giovan Battista Balatri, completato da una tela di Pier Dandini con Dio Padre e Santi.
I monocromi di fianco all'altare maggiore e le altre decorazioni sono opera di Rinaldo Botti e collaboratori del 1717; uno degli altari laterali realizzati nel 1670/74 è ornato da una tela di Alessandro Rosi con i Santi Francesco Saverio e Pietro d'Alcantara. Nel 1982 Mons. Renzo Francalanci Archimandrita (superiore in un monastero nelle Chiese Cristiane Orientali) della Chiesa Greco-Melkita Cattolica (Chiesa cattolica di rito bizantino che conta più di 1.700.000 fedeli ed è guidata dal Patriarca di Antiochia dei Melchiti), ha fatto in modo che alla Madonna del giglio, nell'affresco dell'altare maggiore fosse apposta una corona d'oro dando all'immagine la definizione: Maria Incoronata Regina.
Santuario Madonna del Soccorso: esisteva solo un piccolo tabernacolo con una Madonna che allatta il Bambino risalente al quattrocento, opera di Piero o Antonio Miniati poco fuori porta della SS. Trinità; qui avvenne un evento ritenuto miracoloso: il 6 novembre 1570 una pastorella col suo gregge fu sorpresa da un'improvvisa pioggia torrenziale forte e prolungata da far straripare i fossi circostanti, che la bimba impaurita si rifugiò presso il Tabernacolo posto in un luogo rialzato; pregando la Sacra immagine, le acque che circondavano la zona cominciarono a ritirarsi lasciando il passaggio per la bimba e il suo gregge, con altri eventi miracolosi avvenuti poi, la popolazione fece lastricare la strada e costruì un piccolo Oratorio era il 1574.
Il campanile risale al 1826. L'interno della Chiesa è a navata unica con soffitto a capriate, altare cinquecentesco in pietra serena lumeggiata in oro di Piero di Andrea, con paraste scanalate concluse da timpano spezzato accolse il Tabernacolo staccato. Attorno all'immagine Sacra il fiorentino Santi di Tito realizzò una tavola con Dio Padre, lo Spirito Santo e Angeli 1580/84, che corona scenograficamente la Madonna col Bambino.
L'altare si trova separato dalla navata da una struttura ad arco su pilastri; nella navata due nicchie accennate accolgono i confessionali e due tele. L'acquasantiera a pila fu donata nel 1578 dalle comunità in pellegrinaggio di S. Lucia e S. Bartolomeo a Coiano.
Chiesa di S. Maria delle Carceri: la Chiesa tardo-quattrocentesca è opera di Giuliano da Sangallo; l'esterno non fu mai terminato, mentre l'interno rinascimentale è scandito da eleganti lesene sormontate da archi a tutto sesto. Le pregevoli decorazioni in terracotta sono di Andrea della Robbia.
Chiesa di S. Francesco: risale al 1200 e al suo interno sono evidenti i passaggi dal romanico al gotico, con interventi rinascimentali. Sulla facciata a fasce bianche e verdi nel sec. XV fu sistemato un frontone triangolare. La navata all'interno termina con tre cappelle: a sinistra è collocato il sepolcro di Gimignano Inghirami del Rossellino; davanti al presbiterio si nota la lastra tombale di Francesco di Marco Datini, opera di Niccolò Lamberti; gli affreschi nel Capitolo del convento sono di Pietro Gerini.
Castello dell'imperatore: o fortezza S. Barbara, fu costruito per Federico Ii di Svevia nel 1200: le alte mura di calcare bianco interrotte da otto torri squadrate e terminanti nella merlatura ghibellina dei camminamenti gli conferiscono una maestosità straordinaria. Nel cortile interno si tengono spettacoli e manifestazioni artistiche.
Palazzo Datini: fu la residenza del ricco Francesco di Marco Datini costruita nel sec. XIV, con la facciata decorata da affreschi quattrocenteschi di Niccolò di Pietro Gerini e altri, autori anche delle pitture interne. Vi ha sede l'archivio di Stato.
Palazzo Comunale: con interessanti opere d'arte al suo interno e il Palazzo Pretorio di cui il lato destro fu costruito nel 1200 in mattoni e il sinistro nel 1300 in pietra, è sede della Galleria Comunale a cui si accede dalla scala esterna. Le opere principali sono del XIV e XV sec.: il Tabernacolo di S. Margherita di Filippino Lippi; la fontana del Bacchino di Ferdinando Tacca del sec. XVII che prima ornava la piazza ed ora è sostituita da una copia.
Il secondo piano apre con il salone dei Polittici: una Vergine in trono e una natività di Filippo Lippi e alcuni dipinti di Filippino Lippi, Bernardo Daddi, Raffaellino del Garbo, terrecotte di Giovanni della Robbia. Inoltre nature morte del seicento napoletano, paesaggi di Kaspar van Wittel e altre opere.
Museo del tessuto: è costituito da una donazione di Loriano Bertini 1975 e comprende oltre 600 pezzi di tessuti dal XV al XIX sec., che consentono uno studio sul gusto, sulla moda, sulle tecniche artigianali, sull'uso del colore: velluto, broccato, seta, lampasso (tessuto in seta per tappezzerie), tessiture con filo d'oro e d'argento.
Altre Chiese, Palazzi, Ville, Monumenti, Fontane arricchiscono la città, nella quale sono stati girati oltre 20 film.

Aree Naturali
Centro Scienze naturali: è costituito da museo con 750 mq., raccoglie: uccelli, mammiferi, pesci, rettili, insetti, conchiglie, minerale, rocce, erbari, reperti archeologici e paletnologici o archeologia preistorica, (è la scienza che studia la cultura delle civiltà umane attraverso l'analisi dei reperti materiali), dotato di un parco con animali in libertà. Il parco è attraversato da una rete di sentieri che permette al visitatore di osservare gli animali in libertà, nei recinti e quelli alle cure nel poliambulatorio.
Cascine di Tavole: è un complesso monumentale paesaggistico, un'area naturale protetta a interesse locale e occupa un'area di 300 ettari.
La Calvana: è una catena montuosa con area naturale protetta di interesse locale e comunitario.
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