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Pontremoli

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Gli insediamenti nella zona risalgono ad un migliaio di anni a. C. In epoca romana era conosciuto con il nome “Apua” e fu abitata dai Liguri Apuani. Nell'epoca Longobarda fu soggetta all'Abbazia di S. Colombano. Il Comune divenne Repubblica indipendente nel XIII sec.; passò sotto il dominio dei Malaspina nel 1319 e venne saccheggiata dalle truppe di Carlo VIII di Francia nel 1495. Fu conquistata da Carlo V nel 1526 e quindi controllato dalla Spagna; fu acquistata dalla Repubblica di Genova nel 1647 e tre anni dopo passò al granducato di Toscana. Nel 1847 venne annesso al ducato di Parma in attuazione del trattato di Firenze del 28 novembre 1844 dove rimase fino all'unità d'Italia.

Monumenti
Concattedrale: di S. Maria del Popolo, risale al XVII sec. e si presenta con pregevole portale a pannelli bronzei in cui sono raffigurati: i misteri di Maria; a navata unica con cappelle laterali e breve transetto; cupola altissima e luminosa all'incrocio dei bracci. La facciata in stile neo-rinascimentale è di recente costruzione (1926); gli affreschi della volta, della navata e del transetto ad opera di Francesco Natali del seicento furono sostituiti da stucchi nell'ottocento, mentre gli stucchi del presbiterio e del coro risalgono al settecento, con i dipinti di soggetti mariani: la nascita della Vergine opera del Ferretti; la Visitazione del Meucci; lo sposalizio del Peroni e l'Annunciazione di Giuseppe Bottani. Ottocentesca è la cappella del SS Sacramento. L'organo a canne è del 1961 ed è collocato in parte sulla cantoria in contro facciata e in parte nei due coretti contrapposti a metà della navata.
Chiesa della SS. Annunziata: eretta nel quattrocento per volontà di un medico Princivalle Villani, a seguito dell'apparizione della Vergine presso un'edicola entro cui era affrescata un'annunciazione. La facciata risale al 1937, l'interno a navata unica con presbiterio sopra elevato e conserva la Madonna col Bambino e Evangelisti 1470.
Al centro della navata si eleva un tempietto marmoreo ottagonale del 1527, attribuito alla scuola di Andrea Sansovino; l'adorazione dei Magi di Luca Cambioso, la cui lunetta con la creazione è ora sulla porta della sacrestia, elegante ambiente totalmente rivestito da alte armadiature in legno intagliato completato nel 1676 e dipinto nella volta da Francesco Natali. Dal presbiterio si accede a due chiostri quattrocenteschi, appartenenti all'ex convento degli Agostiniani edificato a spese della città nel 1474.
Chiesa di S. Francesco: risale al duecento ed era un luogo privilegiato di sepoltura, come attestano le pietre tombali del periodo XIV – XVI sec., fu ingrandita nel XV sec. e poi nel XVIII quando Giovan Battista Natali vi aggiunse il pronao d'accesso, il figlio Francesco affrescò le cappelle di S. Francesco e di S. Orsola e tutto l'interno fu ridisegnato da ornati stucchi.
Fra gli arredi un quattrocentesco bassorilievo in marmo policromo con un'elegantissima Madonna col Bambino attribuita ad Agostino di Duccio; una Crocifissione e Santi di Guido Reni 1629 e alcuni dipinti entrati con la ristrutturazione settecentesca, con S. Francesco che riceve le stimmate di Giambettino Cignaroli e S. Giuseppe da Copertino del Bottani. Conserva l'originario campanile romanico.
Chiesa di S. Geminiano: sita ai piedi del castello di Piagnaro nella piazza omonima, dove l'imperatore Federico II fece accecare il suo consigliere Pier della Vigna ingiustamente accusato di tradimento. In origine la Chiesa era una cappella privata risalente al sec. XI ristrutturata tra il 1670/87 nelle forme attuali e a navata unica.
All'esterno al sommo del timpano spezzato in una nicchia vi è la statua in cotto dipinto del Santo titolare della Chiesa; raffigurante come un anziano e lunga barba, recante il pastorale nella mano sinistra e la destra benedicente; sul capo la mitria crucesignata e sul camice indossa la dalmatica (paramento liturgico una veste epoca romana consistente in una lunga tunica fino alle ginocchia, è quello che oggi indossano i diaconi nelle celebrazioni solenni); la casula (veste liturgica che oggi indossa il celebrante la Messa) e il pallio (paramento liturgico costituito da una striscia di stoffa di lana bianca avvolta sulle spalle, che è il simbolo del compito pastorale).
La statua poggia su di un basamento quadrangolare ornato di foglie d'acanto agli angoli e da un medaglione circolare al centro. Al suo interno custodisce un tondo in arenaria raffigurante Cristo benedicente del sec. XVII e una statua lignea seicentesca del Cristo che va al Calvario dell'artista piacentino Setti detto “il romano”.
Chiesa di S. Giacomo al campo: o Chiesa della Misericordia, la traccia più antica risale al 1187 e sopra il portale d'ingresso vi è un fregio marmoreo che rappresenta S. Giovanni Battista, mentre al suo interno sono conservati un dipinto con la Madonna di S. Luca e una pala d'altare che ritrae S. Agostino. Dal 1685 la Chiesa è sede della confraternita della Misericordia.
Chiesa di S. Giacomo d'altopascio: ristrutturata nel 1627 annessa ad un convento di monache Agostiniane; i restauri del 1996/98 hanno interessato: i dipinti murali ottocenteschi della volta; gli affreschi di Antonio Contestabili che circondano l'altare maggiore, sul quale è posta l'ascensione di Giuseppe Bottani e gli arredi lignei della cantoria settecentesca, nonché altari laterali seicenteschi corredati di dipinti, uno dei quali incornicia un piccolo affresco quattrocentesco scampato all'incendio del 1495 e al rifacimento del XVII sec.
Chiesa di S. Giorgio: risale al 479 e fu citata la prima volta il 10 marzo 1078 in una bolla pontificia di papa Gregorio VII; dopo il sec. XVI si ridusse a una piccola cappella, oggi ne rimane l'abside che presenta una serie di archetti pensili, sorretti da mensole e semi colonne che decorano anche il resto della Chiesa e una parte del corpo ad essa collegato.
Chiesa di S. Ilario: di dimensioni modeste ma ricca di stucchi e dipinti, situata sulla strada che conduce al castello di Piagnaro. Il tempietto fu realizzato tra il 1880/87 in stile neo classico.
Chiesa di S. Nicolò: fu ristrutturata nel seicento mentre il portale bronzeo risale al 1966, raffigurante episodi della storia cittadina; al suo interno conserva il Cristo nero: un Crocifisso che secondo la tradizione fu donato da un misterioso pellegrino che affrontava la via Francigena. Inoltre vi si conserva una statua lignea della Madonna del Carmine risalente al seicento; tra i dipinti spicca: il transito di S. Francesco Saverio opera di Giuseppe Bottani.
Chiesa di S. Pietro: fu riedificata dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale; al suo interno vi è conservata una lastra in arenaria del sec. XII con la raffigurazione del labirinto, rappresentazione simbolica dell'itinerario dei pellegrini, mentre la superstite architrave con la raffigurazione in basso rilievo di S. Pietro, è ora custodita presso il castello di Piagnaro.
Curiosità: nel 1494 nella Chiesa vennero acquartierati i mille fanti svizzeri al seguito di Carlo VIII di Francia, giunto a Pontremoli mentre era diretto a Sarzana.
Chiesa di S. Cristina: risale al 1670 è affrescata nel presbiterio e nel coro da Antonio Contestabili nel settecento; al suo interno vi si conservano opere di Alessandro Gherardini (il martirio di S. Cristina e la Trasfigurazione) e altri dipinti, già nell'attiguo oratorio di S. Giovanni Decollato (poi S. Lorenzo) soppresso nel 1785.
Chiesa e convento dei cappuccini: risale al 1641, la Chiesa si presenta con facciata moderna e conserva due dipinti seicenteschi la Vergine col Bambino di Jacopo Ligozzi e S. Domenico e S. Felice di Cantalice opera di Domenico Fiasella.
Oratorio di Nostra Donna: anticamente era chiamato oratorio della Madonna del Ponte; la Chiesa è uno dei massimi esempi di architettura rococò con le decorazioni del 1738 ad opera di Giovan Battista Natali e Sebastiano Galeotti; per i dipinti: due pale di Alessandro Gherardini e Giuseppe Galeotti e delle sculture in legno dipinto a finto marmo collocate entro le nicchie, degli arredi lignei (si notino i raffinati confessionali a scomparsa, indistinguibili dalle vere porte di cui fanno pendant).
Castello di Oiagnaro: era una struttura difensiva insieme alle mura e alle torri, eretto nel sec. XI e il nome piagnaro deriva dalle lastre in arenarie (piagne); alla fine dell'ottocento fu adibito ad abitazione di famiglie non abbienti e per questo fu considerato una sorta di ghetto evitato dalla popolazione. Dal 1975 gli ambienti della parte inferiore del castello ospitano il museo.
La parte più antica visibile oggi è il torrione semi circolare del quattrocento posto a nord; la parte mediana è il risultato del rifacimento del seicento e settecento, comprendente anche l'ingresso al castello, sul retro vi è un vasto cortile con antico pozzo; da qui tramite una gradinata si sale sulla terrazza, dominante la vallata e l'abitato di Pontremoli. Un secondo nucleo di età posteriore posto in basso, comprende costruzioni con il tipico aspetto di caserma utilizzato per alloggio delle truppe.
Museo: delle statue stele Lunigianesi ospitato nel castello del Piagnaro che rappresenta il più antico e misterioso patrimonio di questa terra.
Teatro della rosa: del 1767 fu distrutto nella seconda guerra mondiale e ristrutturato fu adibito a sala cinematografica, dal 1998 grazie a una nuova ristrutturazione è ritornato teatro.
Campanone: è una torre medievale e fu realizzata nel 1322 per ordine di Castruccio Castracani allo scopo di tenere separati Guelfi e Ghibellini; la torre è dotata di campana fin dall'origine per avvisare i cittadini di eventuali pericoli.
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