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Melito di Porto Salvo

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Secondo gli storici locali, la cittadina era sicuramente abitata in epoca tardo-romana anche se la conferma è data solo dal ritrovamento (presso la collinetta Calvario) di una Necropoli del V – VI sec. d. C.
Nel XIX sec. Fu ultimato il trasferimento di tutte le istituzioni civili e religiose da Pentadattilo a Melito di Porto Salvo essendo divenuta una frazione. Esso è il comune più a sud della Calabria e dell'Italia continentale fatta esclusione delle isole.
Centro turistico dove i mille provenienti dalla Sicilia, toccarono terra il 19 agosto 1860. Un secondo sbarco dei Garibaldini avvenne il 25 agosto 1862, quando essi giunsero in Calabria per muovere contro Roma, la quale era ancora soggetta al papa; furono meno fortunati poiché il piroscafo a vapore “Torino“ venne affondato dai Borboni durante lo sbarco e oggi giace sul fondale a 12 metri di profondità. Una stele e un mausoleo commemorativo ricordano il secondo sbarco.
La cittadina è dotata delle seguenti architetture Religiose:
Santuario di Maria SS. Di Porto Salvo che custodisce il dipinto della Madonna raffigurata con il Bambino mentre protegge un veliero in balia delle onde; risalente probabilmente al 1600 ad opera dell'artista reggino Antonio Cilea.
Chiesa dell'Immacolata Concezione;
Chiesa di S. Giuseppe;

Dotata anche di Architetture civili e militari:
Torre Saracena risalente al 1550 sita sulla parte più alta del paese;
Torre di Musa coeva della torre saracena.
Casina Ramirez detta dei Mille dove soggiornarono i Garibaldini nel 1861 e le truppe della marina borbonica cannoneggiarono; in alto sulla destra sopra la finestra, è ancora visibile il colpo di cannone della nave borbonica “Fulminante“.
Palazzo Alberti risalente al 1667.

Escursioni
Ad una decina di km, sorge Roghudi un borgo medievale che con Bova a circa 8 km. Da Melito, sono inseriti nei borghi più belli d'Italia.
Roghudi è divisa in due differenti porzioni non confinanti e distanti circa 40 km. Con la parte nuova vicino Melito di Porto Salvo mentre Roghudi vecchio è sito sulle pendici meridionali dell'Aspromonte ed esso venne abitato sin dal 1050; a seguito di due fortissime alluvioni avvenute nell'ottobre del 1971 e gennaio 1973 fu dichiarata inagibile. Il borgo è citato nel libro “La Casta“ di Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo come esempio di abitato veramente montano.
Bova: esso non raggiunge i 500 abitanti ed è considerato capitale culturale della Bovesia quindi della cultura greca di Calabria. Esso ha origini molto antiche come viene testimoniato dal ritrovamento di armi silicee dell'epoca neolitica. In una piazza del borgo vi è collocata una locomotiva a vapore discretamente conservata, essa simboleggia le ferrovie e i bovesi che lavorano come ferrovieri.
Dal 2012 il borgo ospita presso il Palazzo Tuscano “Centro visita delParco Nazionale dell'Aspromonte“ una mostra multimediale che porta il titolo: “Calabria contadina nelle immagini di Gerhard Rohlfs“ a cura di Antonio Panzarella; espone fotografie scattate dal filosofo tedesco, il quale negli anni 20 del novecento si recò più volte sul luogo per effettuare ricerche sul dialetto greco-calabro.
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