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Certosa San Lorenzo

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La certosa di Padula o S. Lorenzo, è la prima certosa ad essere sorta in Campania, anticipando quella di S. Martino a Napoli e di S. Giacomo a Capri; occupa una superficie di 51.500 mq., con due Chiostri, un giardino, un cortile e una Chiesa; è uno dei più sontuosi complessi monumentali barocchi del sud Italia e la più grande certosa a livello nazionale, tra le maggiori d'Europa. Dal 1957 ospita il museo archeologico provinciale della Lucania occidentale e nel 1998 dichiarato:” PATRIMONIO DELL'UMANITA' dall'UNESCO” assieme ai siti archeologici di: Velia, Paestum, Vallo di Diano e Parco nazionale del Cilento. Dal 2014 fa parte dei beni gestiti dal Polo museale della Campania.
I lavori della certosa iniziarono nel 1306 su di un preesistente cenobio dedicato a S. Lorenzo. Nel cinquecento divenne meta di pellegrinaggio di personaggi come: Carlo V che nel 1535, vi soggiornò con il suo esercito di ritorno dalla battaglia di Tunisi e secondo la tradizione, in quell'occasione, i monaci prepararono una frittata di mille uova.
Il Chiostro della Foresteria e la facciata principale, nel cortile interno, fu aggiunto alla struttura trecentesca dopo il Concilio di Trento. L'impianto barocco è dovuto ai rimaneggiamenti del settecento, in cui fu ampliato anche il Chiostro grande, il refettorio e lo scalone ellittico del retro; fu questa l'ultima opera architettonica della certosa prima della soppressione dell'ordine per mano dei Francesi.
Nel decennio Murattiano la certosa divenne caserma e ne seguirono furti di opere d'arte, testi storici, ori, statue, argenti e pitture, la Chiesa fu messa a nudo di tutte le tele del seicento, Con il ripristino del Regno Borbonico, i monaci certosini rientrarono nel complesso, per lasciarlo di nuovo nel 1866 dopo l'unità d'Italia che venti anni dopo, fu dichiarato: “MONUMENTO NAZIONALE”.
Durante le due guerre mondiali, essendo il complesso abbandonato, fu usato come campo di concentramento e di prigionia. Dal 1957 alcune sale ospitano il museo archeologico provinciale della Lucania occidentale, con una collezione di reperti provenienti dagli scavi della necropoli di Sala Consilina e di Padula, dalla preistoria all'età ellenistica.
Nel 1981 la certosa fu affidata alla Soprintendenza dei beni architettonici di Salerno.
La pianta: la struttura della certosa richiama l'immagine della graticola sulla quale S. Lorenzo fu bruciato vivo. La biblioteca è arricchita da un pavimento ricoperto da mattonelle in ceramica di Vietri sul mare; la cappella è decorata con preziosi marmi; la grande cucina; le grandi cantine con le enormi botti.
L'ingresso è preceduto da un ampio cortile chiuso a braccia da due corpi di fabbrica, sul cortile affacciano i siti di produzione del complesso: le speziere; le scuderie; le stalle; le lavanderie; i granai; la farmacia e le officine. Lungo la parete destra una fontana del seicento di autore ignoto.
La facciata principale è del cinquecento con rimaneggiamenti in stile barocco nel 1718. Le quattro sculture erano altrettante nicchie eseguite da Antonio Domenico Vaccaro raffigurante: S. Bruno; S. Paolo; S. Pietro; S. Lorenzo; i busti del secondo piano ritraggono i quattro Evangelisti, la Madonna e S. Anna, mentre più in alto è la scultura della Madonna al centro, con ai lati: due putti e i busti della Religione e Perseveranza.
Il Chiostro della Foresteria: risale ai rifacimenti del cinquecento, con la fontana marmorea centrale, il portico e la loggia. Gli ambienti del piano superiore, che servivano ad ospitare le illustre personalità che soggiornavano nella certosa, sono affrescate da ignoto napoletano con scene di paesaggi.
La porta che conduce alla cappella S. Anna, presenta decorazioni in stucco del settecento di gusto barocco Siciliano. Il piano inferiore del Chiostro, è caratterizzato da sculture in gesso ottocentesche, lungo il porticato raffigurante la Madonna in gloria; S. Giuseppe; S. Bruno; S. Lorenzo; S. Michele Arcangelo, mentre risale al cinquecento, la scultura in pietra della Madonna col Bambino. Si affaccia sul Chiostro la torre dell'orologio. Le altre porte conducono: alla cappella dei morti, le ex celle dei monaci e alla Chiesa.
Chiesa: già la porta monumentale d'ingresso è una delle rare testimonianze trecentesche della certosa; risale al 1374 opera di Antonio Baboccio da Piperno e presenta bassorilievi lignei sulla vita di S. Lorenzo e sull'Annunciazione; la cornice in pietra che la decora risale al cinquecento.
L'interno a navata unica, con archi ogivali e volte a crociera, affrescate da Michele Ragolia nel 1686 con storie del Vecchio Testamento. Le decorazioni interne sono tipiche del barocco napoletano, con stucchi dorati, pavimenti maiolicati e altari marmorei. I dipinti tra cui: Luca Giordano; Giacomo Farelli; Francesco Solimena e Paolo De Matteis, furono portati via durante il decennio Francese e a questo evento, si deve il bianco di gran parte delle mura del luogo.
All'ingresso è il coro dei conversi, con intarsi lignei di Giovanni Gallo del 1507, ritraenti nello schienale, nel sedile e nell'inginocchiatoio: Santi, paesaggi e architetture. Sulla destra si aprono quattro cappelle settecentesche, nella sala del capitolo è esposto il cinquecentesco trono del Priore. Di fronte all'altare maggiore, verso la contro facciata, c'è il coro dei Padri, caratterizzato da intarsi lignei cinquecenteschi con 36 scene del Nuovo Testamento sullo schienale, 36 scene di Santi Eremiti sul sedile e 28 scene di Martiri databili 1503 sull'inginocchiatoio.
All'altare maggiore hanno operato: Bartolomeo Ghetti; Antonio Fontana e Giovan Domenico Vinaccia, si presenta in stucco lucido, incrostato di madreperle. Alle pareti dell'abside i dipinti ottocenteschi di Salvatore Brancaccio che hanno sostituiti quelli trafugati. Alle spalle dell'altare maggiore, l'accesso alla sagrestia, con mobilia del 1686, mentre sull'altare maggiore un ciborio attribuito a Giacomo Del Duca eseguito tra il 1572 e il 1574.
Sala delle campane, del Capitolo e del tesoro: nella sala delle campane sono visibili tre fori nella volta, che un tempo, vi scorrevano le funi delle campane.
La sala del Capitolo era utilizzata dai monaci certosini, per le confessioni e presenta decorazioni in stucco settecentesco, nella volta il seicentesco ciclo di affreschi dei miracoli di Cristo, dietro l'altare la tela del settecento raffigurante: la Madonna con i Santi Lorenzo e Bruno, mentre lungo le pareti, due statue in pietra del settecento attribuite a Domenico Lenmico (allievo di Lorenzo Vaccaro).
La sala del tesoro presenta decorazioni in stucco tipiche barocche, un affresco sulla volta raffigurante la caduta degli Angeli ribelli e mobilia del seicento che un tempo custodiva il tesoro della certosa, oggi disperso.
Chiostro del cimitero antico: il Chiostro del cimitero risale al settecento, opera di Domenico Vaccaro. Le pareti sotto il porticato, sono ricche di targhe, lapidi, sculture , rilievi, iscrizioni ed edicole funerarie. Una porta conduce al sepolcro del fondatore, così chiamata perché custodisce il corpo di Tommaso Sanseverino (fondatore del monastero certosino), opera della cerchia di Diego De Siloe, scultore Catalano del cinquecento.
Refettorio: risale al settecento e caratterizzato: da mobilia lignea dell'epoca; da un affresco raffigurante le nozze di Cana databile 1749 opera di Francesco D'Elia; da un pulpito sorretto da un'aquila, con due bassorilievi raffiguranti il martirio di S. Lorenzo e la morte di S. Bruno; pavimento in marmi policromi; alle pareti laterali: spazi in bianco comprovano l'assenza dei dipinti trafugati durante la soppressione Francese.
Chiostro del refettorio: è piccolo ma prezioso, rappresenta un ulteriore lascito dell'originario impianto trecentesco del complesso; la pavimentazione in terracotta è caratterizzata da una fetta in maioliche raffigurante la scena mitologica di Esculapio che nutre il serpente.
Cucina: riadattata a tale destinazione nel settecento, salta all'occhio la grande cappa al centro, posta su una grande fornace centrale, decorata alla base con mattonelle maiolicate. Sulla parete di fondo l'affresco: La Deposizione di Cristo del 1650 firmato da: Anellus Maurus, le volte a botte. Le scale conducono alle cantine in cui veniva conservato il vino, mentre all'esterno, è il piccolo Chiostro della cucina, dove una vasca in pietra al centro, era usata per la fermentazione del vino prodotto dai monaci.
Chiostro dei Procuratori: il Chiostro risale al settecento e richiama lo stile di Ferdinando Sanfelice, al centro campeggia una fontana in pietra con delfino e altri animali.
Biblioteca: ad essa si accede percorrendo il corridoio, accedendo da una porta immediatamente dopo l'ingresso all'appartamento del Priore, una scala a chiocciola in pietra del quattrocento, si giunge al portale nel cui timpano la scritta: “ Da sapienti occasionem et addetur ei sapientìa” ( offri al saggio l'occasione e la sua sapienza crescerà). La biblioteca dopo il restauro sotto il Regno Borbonico del 1811, conservava circa 20.000 volumi, oggi solo solo un decimo; alcuni sono conservati nella biblioteca nazionale di Napoli e altri dispersi.
La volta è decorata da una grande tela di Leonardo Olivieri, datata 1763 raffigurante l'Aurora con il suo carro, il Giudizio Universale e l'Allegoria della scienza. Le decorazioni lungo le pareti sono opera di Filippo Pascale 1769, il pavimento maiolicato del settecento, è opera di Donato e Giuseppe Massa, artigiani già attivi al Chiostro maiolicato di S. Chiara in Napoli.
Quarto del Priore: l'appartamento precede di poco l'ingresso della biblioteca; nelle sale sono conservate testimonianze settecentesche della certosa come: la cappella di S. Michele Arcangelo, decorata da stucchi; mobilia e affreschi barocchi settecenteschi; ad Alessio D'Elia sono attribuiti i cicli sulla volta e nelle pareti. Le sale ospitano il Museo archeologico provinciale della Lucania occidentale.
L'appartamento consta anche di un Chiostro del XVIII sec., caratterizzato da una loggia con soffitto cassettato e affreschi alle pareti raffigurante paesaggi, attribuiti a Domenico Gargiulo; in fondo in una nicchia, la scultura in pietra della Madonna col Bambino che sovrasta una fontana, posta di fronte al cancello che da ai giardini. Un'altra fontana settecentesca decora la parete.
Chiostro grande: del cinquecento, misura: 105 x 150, conta due ordini di portici su un totale di 84 pilastri, con volta ad arco a tutto sesto e bassorilievi raffigurante: i Padri fondatori degli ordini religiosi, Santi e Angeli.
Le celle dei monaci certosini sono 26 ognuna costituita da 3 / 4 stanze più una loggia che si apre sul piccolo giardino; tra esse, lungo le pareti del porticato, delle finestrine grazie alle quali, veniva portato il cibo ai monaci di clausura.
Quattro vie tagliano a croce il giardino, nel cui centro campeggia una fontana del 1640.
Il cimitero dei monaci: è recintato da una balaustra sulla quale sono scolpiti teschi e altri simboli di morte, datato 1729 su un progetto anteriore di Cosimo Fanzago. Esso richiama quello della Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri a Roma, di matrice Michelangiolesca.
Il Chiostro è vasto circa 15.000 mq. (5.000 in più di quello romano) tanto da renderlo: il più grande del mondo.
Scalone ellittico: il monumentale scalone è del settecento, chiuso all'esterno da una torre ottagonale, conduce al primo piano del Chiostro grande, utilizzato dai monaci di clausura per la loro passeggiata settimanale. L'opera è frutto di Gaetano Barba, allievo di Luigi Vanvitelli.
Al centro dello scalone: lo stemma della certosa di S. Lorenzo; mitria vescovile; la corona di marchese; il bastone pastorale vescovile; il simbolo di S. Lorenzo (la graticola); la fiaccola che rivolta verso l'alto avrebbe significato: anni di buon augurio; rivolta verso il basso: anni di miseria. La torre ottagonale dello scalone è caratterizzata da sette finestroni aperti verso il giardino all'Italiana.
Parco e giardini: si sviluppano tutt'attorno al complesso, rientranti nella mura esterne; il giardino all'Italiana è del settecento, arricchito da alcune edicole sacre, fontane e una cappella dedicata a S. Maddalena.
Chiesa dell'Annunziata: nel cuore della cittadina Padula nella cui piazzetta belvedere, un tempo fuori dalle mura, sorge la Chiesa, edificio sacro quattrocentesco, che al suo interno, custodisce il sacrario della spedizione di Carlo Pisacane, in cui sono raccolte e custodite le spoglie di circa 200 dei 300 eroi della spedizione, caduti a Padula l'1 luglio 1857.
nella piazzetta, si erge anche il busto di Joe Petrosino ( Giuseppe Petrosino detto Joe nato a Padula 30 agosto 1860 – morto a Palermo il 12 marzo 1909 – poliziotto Italiano naturalizzato statunitense).

Escursioni
Sala Consilina: abitata già nel IX sec. A. C. come testimonia la vasta necropoli. Di epoca romana le notizie di Consilium, l'odierna Sala Consilina, eretta durante la colonizzazione Longobarda; al periodo normanno, risalgono le Chiese di S. Leone IX; S. Stefano e S. Eustachio. Nel 1246 Federico II la distrusse per vendicare una congiura. Nel 1497 la distrussero gli Aragonesi per lo stesso motivo.
Dal 1806 al 1860 è stato capoluogo dell'omonimo Distretto del Regno delle due Sicilie; dal 1860 al 1927 durante il Regno d'Italia, è stato capoluogo dell'omonimo circondario..

Monumenti
Chiesa S. Stefano: del XII sec., al suo interno dipinti: Madonna della Consolazione con i Santi Agostino, Stefano, Maria Maddalena e Monica; Madonna delle Grazie, S. Onofrio e Carlo Borromeo del pittore seicentesco: Pietrafesa;
Risalgono al seicento la Chiesa di S. Pietro, i palazzi signorili dei Gattà, dei Vairo e dei Bigotti.
Grancia Certosina di S. Lorenzo: di 1500 mq. Eretta tra il XVI e XVII sec., come granaio della certosa di Padula. Sul portale d'ingresso scolpita su pietra, è visibile la graticola con le iniziali dell'ordine Certosino. La loggia interna su quattro archi, sospesa su medaglioni curvi di pietra, addossata a un lato del cortile quadrangolare.
Una piccola cappella dedicata a S. Lorenzo del settecento, un'antica mangiatoia per animali costruita con le pietre originarie, divenuta prima stalla e poi cucina per bambini che studiavano nell'edificio, trasformatisi poi in scuola cattolica.
Un affresco sulla parete mostra le scene rurali, purtroppo compromesso, essendo esposto alle intemperie. Ospita alcuni uffici della provincia di Salerno. Dal 2013 è sede dell'Accademia musicale del Vallo di Diano e dal 2014, è sede del concorso musicale internazionale: Carlo Agresti e del concorso Europeo di clarinetto: Carl Maria Von Weber.
Teggiano: sorge su di una collina a 8 km., alato del Vallo di Diano; si presenta con il tipico aspetto medievale, conservando varie testimonianze del suo passato. La Cattedrale è precedente al XIII sec., ricostruita nel 1800; ha un portale medievale sulla facciata e uno rinascimentale su di un lato. Al suo interno, varie opere plastiche tra cui spiccano: il pulpito e monumenti funerari.
Chiesa di S. Pietro: è aperto un museo in cui sono esposti corredi sepolcrali della necropoli con oggetti dall'età del ferro al V sec., a. C., nonché opere romane, epoca successiva e dipinti. Sulla sommità della cittadina si ergono i resti del castello dei Sanseverino XIII sec.
Atena Lucana: a 11 km., sorge sulle pendici del Vallo di Diano nell'area dell'antica Atina, di cui restano nei d'intorni tratti di mura risalenti al IV sec., a. C.
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